06 marzo 2022

La guerra di propaganda

Il generale Fabio Mini, che non penso possa essere accusato di sentimento anti americano o filo putiniano, nell'intervista a Il Fatto Quotidiano parla di guerra di propaganda.

Ci sono le bombe, ci sono i carri armati, ma non siamo ancora ad una guerra vera e propria (e questo non sminuisce lo sgomento per le vittime civili e la condanna contro Putin e la sua guerra). Ma lancia un messaggio: attenzione a non iniziare a credere alla nostra stessa propaganda. Forse non c'è stato nessun bombardamento russo alla centrale nucleare di Zaporizzja, forse l'invio delle armi tramite contractor servirà a poco, solo a “dare fastidio, complicare la situazione sul terreno e nulla più”. 

Fino a quando invieremo armi? Così facendo non rischiamo di non poterci più sedere (come Europa) ad un tavolo per i negoziati? E se le armi finiscono nelle mani sbagliate o ai russi?

Sono tante domande a cui oggi è difficile dare risposta a meno di non voler staccare il cervello e sposare la nostra propaganda per cui ogni altra parola al di fuori di guerra è considerato un atteggiamento filo Putin.

Staccare il cervello e dimenticarsi di come in tanti, qui in Italia e non i pacifisti, abbiamo creato quella rete di rapporti commerciali e politici con Putin.

Cominciando dall'Eni di Scaroni ai tempi del governo Berlusconi: c'è un bell'articolo dei giornalisti de l'Espresso Carlo Tecce e Vittorio Malagutti che andrebbe letto, prima di commentare su quanto sta accadendo.

Manager di Stato, imprenditori, diplomatici hanno spianato la strada a Putin in Italia. Ecco i loro nomi

Gli affari dell’Eni ai tempi di Scaroni hanno consolidato la nostra dipendenza energetica dalla Russia. Mentre grandi banche come Intesa e Unicredit incassavano profitti enormi grazie ai rapporti con le aziende controllate dal Cremlino. Che ha arruolato anche ex ambasciatori a Mosca e finanziato associazioni e lobby.


Di fatto l'informazione italiana (una sua parte con poche eccezioni) ci sta conducendo per mano verso l'accettazione della guerra, della necessità di aumentare le spese militari, di bypassare leggi (come la 185/1990 sulle armi ai paesi in guerra). 

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Ma quale crisi sanitaria, quale carenza dei medici, quale problema delle morti sul lavoro, dei salari da fame. Abbiamo trovato un'altra emergenza di cui preoccuparci. 

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