Report
tornerà ad occuparsi della salute degli italiani e dei tanti, troppi
conflitti di interesse che ci stanno attorno. Conta più la nostra
salute o gli interessi delle case farmaceutiche?
Poi
un servizio sul mondo magico di Oscar Farinetti.
Reportlab
– la smart city sostenibile
La
capitale dell’Indonesia, Giacarta, sta sprofondando sotto il
livello del mare, così il governo ha deciso di costruire una nuova
capitale, Nusantara, all’interno di una zona forestale. Sarà una capitale
green, assicurano, ma per realizzarla entro il 2045, servono ingenti
capitali privati, che si cerca di attirare usando il meccanismo delle
concessioni su beni del paese.
Nell’anticipazione
della puntata,
Reportlab racconterà di cosa sta succedendo a Nusantara, la
nuova capitale dell’Indonesia.
La
scheda del servizio - LAB REPORT: MARE
CHE AVANZA
di
Paolo Palermo
Si
chiamerà Nusantara la nuova capitale dell'Indonesia. Iniziata nel
2022, la sua costruzione dovrebbe essere completata nel 2045 e
dovrebbe essere una smart city sostenibile. Il progetto è stato
pensato anche perché l'attuale capitale, Giacarta, sta sprofondando
sotto il suo stesso peso e, secondo le previsioni, nel 2050 gran
parte della città potrebbe finire sotto il livello del mare. E se
Giacarta è la prima città al mondo ad affrontare l'aumento del
livello del mare, in futuro anche Venezia dovrà preoccuparsene. Il
Mose permette alla Serenissima di pensare "a piedi asciutti",
ma il cambiamento climatico è già la sfida del futuro.
Il
nido di Danisinni
Ogni
tanto serve anche una buona notizia, una boccata d’aria in mezzo a
tante storie: è la storia dell’asilo
nido di Danisinni, a Palermo, riaperto il 9 settembre scorso.
Per
salvare il nido si sono mosse le famiglie, la parrocchia, che si
erano opposti all’abbattimento dell’infrastruttura, che era
rimasta abbandonata a sé stessa per quasi 20 anni.
La
scheda del servizio: DANISINNI
RINASCE
di
Alessandro Spinnato e Dario D’India
Collaborazione
Tiziana Battisti
Il
Nido di Danisinni oggi rappresenta il segno che il cambiamento è
possibile anche nelle periferie più nascoste del nostro Paese.
L'Amministrazione comunale di Palermo ha accolto la sfida lanciata,
cinque anni fa, dalla Parrocchia Sant’Agnese insieme alla Comunità
Educante territoriale. Vi avevamo raccontato la resistenza di un
territorio che opponendosi all’abbattimento chiedeva la
ristrutturazione del Presidio scolastico chiuso da vent’anni. A
ottobre grazie alla sinergia tra Pubblica Amministrazione e
Territorio il Nido di Danisinni ha riaperto le porte ai primi 20
bambini e a breve diventeranno 60. Grazie all’impegno di fra’
Mauro Billetta.
Come
vengono prese le decisioni sui dispositivi medici
Chi
decide sulla nostra salute? Viene prima l’interesse dei cittadini
oppure a volte chi deve prendere le decisioni sul sistema sanitario
(e su dove investire le risorse) prevalgono altri interessi?
Per
scoprirlo Report è andata a Londra al congresso della società
europea di cardiologia dove era ospiti 30mila medici da tutto il
mondo.
È
il più importante congresso al mondo su questo argomento: qui si
trovano anche gli stand delle più grandi multinazionali dei
dispositivi medici, poi ci sono le stanze riservate dove i medici e
le aziende si danno appuntamento lontano dagli occhi indiscreti. Gli
organizzatori del congresso dettano ai giornalisti, non solo Report,
delle regole rigide, come il divieto di filmare gli stand delle
aziende. Come la Edwards,
il colosso americano con un giro d’affari da 3 miliardi di euro
l’anno, specializzato in valvole cardiache: una rappresentante ha
invitato il giornalista di Report a partecipare ad un evento
scientifico che loro sponsorizzano sulle TAVI (un impianto per
sostituire la valvola aortica), la “gallina dalle uova d’oro”,
visto che il giro d’affari per questo dispositivo è destinato ad
aumentare.
“Stiamo
dimostrando che queste valvole che stiamo testando durano molto
tempo” racconta la rappresentante dell’azienda al giornalista,
“quindi possiamo darle anche ad un sessantacinquenne”.
La
concorrente di Edwards su questo settore si chiama Medtronic: la
competizione si gioca sulle pazienti donne, tanto che quest’ultima
azienda ha lanciato un evento scientifico per supportare le TAVI
nella popolazione femminile anziana e poco dopo, fa la stessa cosa la
concorrente, la Edwards.
Al congresso di Londra era presente
anche la cardiologa Sonia Petronio, relatrice all’evento Edwards:
l’azienda si sta aprendo a questa fetta di mercato, usando questi
eventi?
No,
spiega la dottoressa, la fetta di mercato l’avevano già aperta
costruendo le valvole, il trial poi – aggiunge alla domanda di
Report – era finanziato dalla multinazionale, di cui Petronio è
anche consulente.
E’ convinta delle potenzialità della TAVI,
la cardiologa: “il paziente non ritorna in ospedale nei mesi
successivi”.
Nonostante
Petronio sia una delle più stimate cardiologhe in Italia la regione
Toscana non l’ha inclusa nella commissione che valuta i dispositivi
medici tra cui le TAVI, proprio per i suoi legami con le aziende,
essendo consulente sia di Edwards che di Medtronic.
“Questo
è un grosso baco” spiega a Report “perché gli esperti non ci
sono più per giudicare una gara: se io metto tutto alla luce del
sole e dichiaro che sono consulente di Edwards e Medtronic, se tu mi
chiedi un parere io te lo do, sapendo che io sono consulente e come
tale.. ”
Ma per avere un parere meno “legato” a
queste aziende, Giulio Valesini ha sentito un altro esperto di
cardiochirurgia: dal suo studio emergerebbe che ai pazienti a cui è
impiantato una TAVI sopravviva mediamente quattro anni di meno
rispetto a chi fa invece un intervento chirurgico di sostituzione
della valvola aortica. “Il 12% dei pazienti sottoposti a TAVI può
aver bisogno di un pacemaker, mentre per i pazienti che fanno la
chirurgia è solo il 4%, ma poi ci sono altri problemi importanti,
l’emodinamica del paziente viene compromessa, il nostro sistema
immunitario tende a far degenerare la bio protesi.”
Chi
decide quale intervento fare ai pazienti? Come racconterà Report
stasera, è il chirurgo che decide in sala operatoria quale
dispositivi usare e i direttori delle aziende, per preparare i
capitolati delle gare di appalto si affidano ai primari.
Un
funzionario di una multinazionale del settore biomedicale racconta a Report di
come avvengono queste scelte: “ho incontrato importanti primari di
ospedali pubblici, cosiddetti opinion leader, sonoa ndato a casa loro
per non essere visto, i medici mi hanno lasciato la pennetta col
capitolato di gara, con i dispositivi che vendo, così io ho potuto
inserire la caratteristiche tecniche dei prodotti della mia azienda,
per i vari lotti di gara. In questo modo le caratteristiche dei
dispositivi indicati dal medico nel capitolato, calzano su misura su
quelli che noi vendiamo. Il medico fa girare la pennetta con le ditte
con cui ha più rapporti, per non scontentare nessuno.”
Prosegue
il funzionario: “facendo in questo modo la chiavetta ha i prodotti
di tutti, ci sono stati casi in cui le aziende si sono fatte lo
sgambetto, cancellandosi i prodotti a vicenda..”
E il medico
in cambio cosa ottiene?
“Io
al medico garantisco sponsorizzazioni e spese per i convegni
scientifici..”
Il metodo delle gare funziona così: il
dirigente della ASL non si prende responsabilità e si affida al
primario, di solito un medico di grido, la base di partenza è la
vecchia gara che viene trasferita su chiavetta. A quel punto il
medico anziché compilare la gara incontra i vari rappresentanti
delle multinazionali e gli passa la pennetta. Le aziende possono
così scrivere i loro prodotti, la pennetta passa di mano in mano e
arriva alla gara. Il medico in cambio dalle aziende avrà favori,
finanziamenti per i congressi, viaggi, borse di studio.
Report
ha raccolto il commento del direttore generale del policlinico di
Catania, Gaetano Sirna: “non ci posso pensare.. che molte volte mi
arrivano le caratteristiche tecniche, ma quelle cose poi le
cestino”.
A prendere decisioni così importanti devono essere
professionisti con una solida esperienza, ma ben lontani dai
condizionamenti delle multinazionali: condizionamenti che vengono
confermati a Report da una seconda fonte, anonima, di un ex dirigente
di una seconda multinazionale dei dispositivi medici.
A
Report racconta di come si avvicinino i medici “se è un medico di
grido viene avvicinato dalle aziende, se invece è un medico rampante
è lui che cerca l’azienda..”
Questa fonte aggiunge di aver
fatto diventare diversi medici degli “opinion leaders”, medici in
grado di orientare le decisioni dei direttori generali: “lo
specializzando ha uno stipendio ridicolo, l’azienda decide di
affidargli lo studio clinico di un prodotto X e gli paga una borsa di
studio per tirar fuori dei dati, nel frattempo lui viene conosciuto
all’interno del reparto dove sta facendo la specializzazione, e
così cresce.”
Quando invece ci si trova davanti ad un
luminare, sono le aziende a cercare di tirarlo nella rete: “chiediamo
cosa possiamo fare per aiutarli nel loro lavoro .. e la risposta è,
ad esempio, io quest’anno vorrei fare cinque congressi, oppure ci
sono stati dei casi in cui sono state date delle stock options,
diventando azionisti della multinazionale.”
Sull’utilità
scientifica dei congressi la fonte di Report ha molti dubbi: “sei
ammesso nei migliori alberghi sul mare, io il congresso non lo vedevo
mai, ma nemmeno i medici lo vedevano”, si passavano tre o quattro
giorni mangiando del buon cibo, in cambio l’azienda si aspetta poi
che il medico impianti il loro di dispositivo e non quello della
concorrenza, magari migliore. “E’ un do ut des, però è
permesso”.
L’Optune
è un dispositivo medico prodotto dalla Novocure
che dovrebbe combattere il tumore celebrale: il noleggio costa 21
mila euro al mese e poiché molte ASL non sono disposte a rimborsarlo
l’azienda ha lavorato su un livello più alto, quello delle regioni
che possono approvare il PDTA
per un Piano Terapeutico ad hoc, scritto dai medici delle reti
oncologiche regionali, come Vincenzo Adamo, nominato nel 2019 dalla
regione Sicilia.
“Il nostro programma è finalizzato a dare un
miglioramento al percorso diagnostico terapeutico dei pazienti
oncologici” racconta a Report Adamo che è anche presidente della
fondazione siciliana per l’oncologia che lo scorso anno ha
organizzato un convegno sulle nuove cure dei tumori celebrali. Tra
gli sponsor c’era proprio la Novocure: in cambio del finanziamento
al congresso mediato dalla società Provider Collage, c’era un
accordo per far approvare nel piano terapeutico regionale e sdoganare
l’uso dell’Optune.
“La fondazione ha promosso questa idea”
conferma Adamo a Report “elabora il documento ma poi lo manda alla
rete oncologica siciliana”, che però è sempre Adamo,
“casualmente”.
La
fondazione non ha preso finanziamenti dall’azienda che produce i
dispositivi, ma c’è però il contratto tra la fondazione e la
Collage, dove si cita un compenso lordo, “ma è un accordo che il
provider può fare con i professionisti” si è giustificato il
medico che ha aggiunto di non avere rapporti con la Novocure.
Ma
Report è venuta in possesso di una bozza di un PDTA della regione
Sicilia dove si prevede l’adozione del dispositivo TTFields:
questa bozza è stata mandata alla Novocure, come fondazione privata,
ma poi questo documento sarebbe stato mandato anche alla regione.
Chi
ha un incarico pubblico perché riceve dei finanziamenti da una
azienda che produce dispositivi che poi il pubblico paga?
“Per
quale motivo deve fare uscire certe cose” è stata la risposta del
medico: perché c’è un interesse pubblico, perché si parla di
salute.
La scheda del servizio: LA
POSTA DEL CUORE
di
Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella
Consulenza
Antonio Condorelli
Collaborazione
Norma Ferrara, Evanthia Georganopoulou
L'innovazione
in medicina ha prodotto dispositivi medici sempre più efficaci,
capaci di salvare vite umane e farci vivere meglio. Questi apparecchi
sono però anche molto costosi e incidono sul bilancio del Servizio
sanitario nazionale. Per questo il loro uso deve essere appropriato e
determinato solo da ragioni scientifiche. Cosa succede se gli
interessi commerciali indirizzano la pratica medica? Ad esempio, le
valvole percutanee per la cura della stenosi aortica, le TAVI, stanno
soppiantando la cardiochirurgia. Hanno molti vantaggi sul breve
termine ma delle serie controindicazioni sul lungo termine. Eppure, i
cardiologi europei intendono abbassare a 70 anni la soglia di
impianto consigliata dalle linee guida, laddove oggi è 75 anni. Le
TAVI costano circa 17mila euro contro i 3mila delle valvole per
chirurgia. Alcuni ricercatori ritengono che le multinazionali del
dispositivo abbiano rapporti troppo stretti con i medici e stiano
indirizzando questa svolta. Il viaggio di Report comincia a Londra,
al più importante congresso di cardiologia del mondo, dove scienza e
business si incontrano, e prosegue nelle sale operatorie italiane,
passando per primari che chiedono sponsorizzazioni per i loro
congressi alle aziende e multinazionali che pagano le tasse
all'estero ma chiedono esosi rimborsi alle Regioni italiane.
Il
felice mondo di Oscar Farinetti
Prima
di lanciarsi nel mondo della ristorazione e del cibo made in Italy,
Farinetti si era affidato a Slow Food: il rapporto tra Carlo Petrini
e Oscar Farinetti si è poi interrotto dopo al vendita
dell’acqua minerale Lurisia a Coca Cola.
Come mai questa
decisione? “Dal momento in cui Lurisia non è più proprietà di un
imprenditore locale ma diventa proprietà di una multinazionale,
conosciuta in tutto il mondo, specialmente in America Latina, dove fa
man bassa delle proprietà delle acque, ci sono interi paesi che sono
sotto schiaffo per la Coca Cola, io non posso non vedere quello che
fanno le multinazionali nel resto del mondo” la risposta di
Petrini.
“Io
sono molto contento di quella vendita” la risposta invece di
Farinetti, “dei soldi non me ne frega niente, valeva immensamente
di più, è stato un ottimo affare per la Coca Cola.”
A Report
racconta di essere sempre stato, da uomo di sinistra, contro il
sistema delle multinazionali, ma negli anni ha maturato la volontà
di incidere, di lavorare, perché le multinazionali diventino buone,
“io oggi metto la Coca Cola tra le multinazionali più etiche che
ci sono.”
Il successo imprenditoriale di Oscar Farinetti
si consolida con Expo 2025, quando si aggiudica 20 ristoranti dentro
il padiglione Italia. Secondo Eataly è perché le gare furono
deserte: ma in realtà per Expo non è stata fatta nessuna gara.
È
stato fatto un esposto all’autorità anti corruzione da parte di
Piero Sassone, presidente dell’istituto italiano di cucina
gastronomica, “ritengo che questa [Expo 2015] dovesse essere una
opportunità che doveva essere data a tanti imprenditori simili a
noi, a tante realtà come le nostre. Alla fine le aziende ci sono
state ad Expo, ma in subappalto, chiamate da Farinetti”.
Sassone
aggiunge che dopo aver preso atto che non c’era l’opportunità di
partecipare a delle gare per il nostro paese, si sono presentati alle
gare per il padiglione del Bahrein, dell’Angola, dell’Argentina,
della Colombia, di Israele, del Messico..
Ci sono state delle
conseguenze per aver fatto quell’esposto?
“A pochi alla fine
dell’Expo ci siamo trovati una verifica fiscale a tappeto, con la
Guardia di Finanza arrivata in tutte le nostre sedi, una indagine e
una verifica fiscale che è durata due anni, col risultato che il
verbale dell’indagine si concludeva con ‘attività
soggettivamente inesistente’ come se noi fossimo stato una grande
cartiera. La procura di Asti ha emesso un provvedimento di sequestro
preventivo di tutti i nostri beni.. ”
Dopo diversi tentativi,
il presidente Sassone riesce a parlare coi magistrati, il magistrato
ordina una contro indagine che porta ad altri risultati, tutto era
regolare e le attività esistevano.
La scheda del
servizio: IL
PARTIGIANO OSCAR
di
Walter Molino e Andrea Tornago
Dagli
elettrodomestici al cibo, da Slow Food ai grandi marchi delle
bevande, dalle campagne di Alba alla periferia di Bologna, dal padre
partigiano ai riflettori della Leopolda, qual è il filo rosso che
tiene insieme il magico mondo di Oscar Farinetti?
La
battaglia legale sull’eredità degli Agnelli
La
Dicembre è la cassaforte degli Elkann: tramite questa società gli
Elkann controllano l’impero familiare, dalla Expor in giù, dentro
cui la Juventus, Gedi, Stellantis e altri miliardi di euro in
investimenti finanziari dalle materie prime alle cliniche private.
Dicembre
è una società “semplice”, con una struttura agile: non si deve
presentare un bilancio, l’esclusione dal regime IVA e soprattutto
la possibilità che la quota, in caso di morte di uno dei soci,
andasse agli altri in proporzione, saltando gli eredi.
Dopo
la morte di Giovanni Agnelli la quota di maggioranza di Novembre
passa alla moglie Marella Caracciolo che ne dona una parte a John
Elkann, poi nel 2004 vende ai nipoti John, Lapo e Ginevra la nuda
proprietà della sua quota restante. Prezzo della cessione, dai
documenti che Report ha visionato, 80 ml di euro.
“Marella
Caracciolo non aveva bisogno dei soldi dei nipoti per vivere”
spiega a Report il consulente Gian Gaetano Bellavia “questa
operazione è stata fatta per evitare che questa quota di maggioranza
andasse a finire in una causa e quindi venisse bloccata.”
A
dar valore all’atto dovrebbero essere le distinte di pagamento
delle quote, ma Report non ne ha trovato traccia: “entrambe le
parti hanno un conto presso la fiduciaria e la fiduciaria ha conti
presso banca Pictet [gruppo bancario svizzero] .. i movimenti
finanziari non si vedono dal documento, perché fatti dietro le
società fiduciarie..”
Nel documento mancano documenti
contabili su queste transazioni o altri che testimoni l’evidenza
dell’avvenuta movimentazione del denaro – spiega ancora Bellavia:
secondo le carte che ha in mano Report, questo pagamento non è mai
avvenuto.
Report
mostrerà un documento inedito da cui si evince che la posizione
nella fiduciaria dei fratelli Elkann era stata chiusa il 17 maggio
2004, due giorni prima del presunto pagamento, datato 19 maggio, il
conto da cui sarebbe dovuto partire il saldo era stato chiuso prima.
Non
solo: i pm torinesi hanno trovato prova di un passaggio di denaro
opposto, dalla nonna ai nipoti, 100 milioni di euro versati estero
su estero, in pratica è il venditore che versa denaro a chi compra.
Sulla base di questo i pm ritengono dunque che la compravendita sia
fittizia e “artatamente costruita”.
E
cosa accadrà qualora questo atto di compravendita della Dicembre
dovesse essere annullato?
Il 40% della nonna, che aveva venduto
ai nipoti, torna nel patrimonio della nonna, Marella Caracciolo: la
nonna deve lasciare metà del suo patrimonio alla figlia, dovranno
poi arrivare ad un accordo dove l’uno compra e l’altro vende –
questa l’opinione del notaio Federico Solimena che, aggiunge, “non
riesco ad immaginare se non una liquidazione giudiziale, ovvero dove
si chiede al tribunale che si nomini in liquidatore o un
amministratore estraneo.”
Di fatto il presidente del gruppo
industriale Stellantis potrebbe non avere più nel futuro il
controllo del pacchetto azionario, “potrebbe non essere rinnovato
il suo ruolo dal socio di controllo di queste partecipate che è
Dicembre”.
Il futuro societario degli Elkann è appeso ad una
decisione dei giudici di Torino: Manuele Bonaccorsi ha provato a
sentire l’avvocato della famiglia, il dottor Barcellona, che ha
preferito non entrare in troppi dettagli, il rischio di vedere la
Dicembre tornare dentro l’asse ereditario dell’avvocato Agnelli
non esiste, “il giudica dirà quello che è giusto che
dica”.
L’avvocato di Margherita Agnelli, la figlia, chiede
addirittura che sia il 53% della Dicembre a finire nelle
disponibilità della sua assistita: per John Elkann questo
significherebbe una perdita economica importante. Secondo una perizia
del Tribunale Civile di Torino la Dicembre valeva 4,6 mld di euro,
per liberarsi dell’ingombrante presenza della madre, Elkann
dovrebbe sborsare tra i 2 e i 3 miliardi di euro.
“Questa
vicenda non salva né l’auto italiana né i 12mila dipendenti” è
la conclusione del notaio Solimena “chiunque sia il vincitore, chi
è che rifà le auto italiane?”
Sul
Fatto Quotidiano potete trovare una anticipazione del
servizio:
Mandato revocato e firma. Altri dubbi su
“Dicembre”
“Report”
- Il 41,29% della società da Marella ai nipoti ceduto tramite una
Fiduciaria che non poteva più operare (e il sospetto di un falso)
Di
Ettore Boffano 29
Dicembre 2024
Una
firma, quella di Marella Caracciolo vedova di Gianni Agnelli, che
secondo il perito della Procura di Torino, Silvia Benini, “potrebbe
essere stata falsificata”, sia pure con “un grado solo
possibilistico” (legato ad aver potuto esaminare solo fotocopie,
ndr). Poi tre numeri, 421, 422 e 423, che indicano altrettante
posizioni presso la Gabriel Fiduciaria intestate a John, Lapo e
Ginevra Elkann: aperte il 3 maggio 2004 e cessate il 17 maggio
successivo. Sono questi i documenti, scoperti tra quelli sequestrati
dalla Guardia di Finanza il 7 febbraio, adesso al vaglio dei pm di
Torino Marco Gianoglio, Mario Bendoni e Giulia Marchetti che indagano
sull’eredità di Marella e su quella del “Signor Fiat”.
Carte
che riguardano il “cuore” dell’inchiesta, le sorti della
società semplice Dicembre, la cassaforte di famiglia che assicura ai
fratelli Elkann il controllo dell’impero Exor: John con il 60%,
Lapo e Ginevra con il 20% a testa. I pm, che indagano per frode
fiscale e truffa ai danni dello Stato vogliono accertare se
all’eredità rivendicata dalla madre Margherita siano state
sottratte anche le quote della Dicembre. Non per stabilire a chi
appartengano, ma per contestare ulteriori evasioni.
La
scheda del servizio: JOHN
TRAVOLTO
di
Manuele Bonaccorsi
Collaborazione
Madi Ferrucci
Ottanta
milioni di euro è il prezzo con cui il 19 maggio 2004 Marella
Caracciolo ha venduto ai nipoti John, Lapo e Ginevra Elkann le sue
quote della Dicembre, la società cassaforte dell’impero che fu di
Gianni Agnelli. Ma manca l’originale dell’atto di compravendita,
e il conto della Gabriel Fiduciaria da cui sarebbe dovuto partire il
pagamento era stato chiuso due giorni prima, il 17 maggio, come
dimostrerebbe il documento inedito, di cui Report è entrata in
possesso, che rischia di pesare come un macigno sul processo civile
che oppone gli Elkann alla loro madre, Margherita, la figlia di
Gianni Agnelli, in merito all’eredità di Marella Caracciolo, la
consorte dell’avvocato, deceduta nel 2019. Il documento è stato
rintracciato dalle fiamme gialle torinesi all’interno delle
indagini penali che vedono i tre Elkann indagati per truffa ai danni
dello Stato. Non solo, i magistrati hanno trovato traccia di un
pagamento opposto: 100 milioni di euro sarebbero passati dai conti
della presunta venditrice (Marella) a quelli degli acquirenti (John,
Lapo e Ginevra). Secondo i magistrati torinesi la compravendita
potrebbe essere “fittizia e artatamente costruita”. La
conseguenza? Se le prove trovate dai pm fossero prese per buone dai
giudici civili, tra il 40 e il 50% della Dicembre finirebbe nelle
mani di Margherita Agnelli. Potrebbero cioè cambiare gli assetti
manageriali di tutte le società controllate tramite la holding Exor.
Le
anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate
sulla pagina FB o
sull'account Twitter
della trasmissione.