26 luglio 2016

Le due anime della politica italiana (e i venti di guerra della primavera '80)

Nella seconda parte del saggio “I segreti di Bologna”, Rosario Priore e Valerio Cutonilli si concentrano sui mesi che precedono la strage di Bologna (2 agosto '80) inquadrandoli nel contesto politico internazionale.
Sono i mesi dove si decide l'installazione degli euromissili in Europa (e in particolare in Italia) in risposta agli SS 20 dei russi, puntati sui paesi della Nato.
Sono i mesi del golpe contro Gheddafi (in cui erano coinvolti anche italiani) e la repressione del rais in Europa (e in Italia, con l'aiuto del Sismi, scrivono Priore e Cutonilli nel libro “I segreti di Bologna”).
Gheddafi che si deve guardare dagli oppositori interni ma anche dalla Francia e dall'America di Cater, che in vista delle rielezioni, decide di puntare tutto sulla politica estera e sulle azioni di forza.
Azioni di forza come quelle dei russi, con l'invasione dell'Afghanistan e degli studenti di Komeini, che hanno assaltato l'ambasciata americana a Teheran.
Sono i mesi in cui si passa dal governo di solidarietà nazionale di Andreotti e la sua politica filoaraba (col rispetto del loro Moro) al governo di Cossiga, che quel lodo lo ha messo in discussione.
E che non ha fatto nulla per “proteggere” il militante del gruppo FPLP Abu Saleh dalla condanna dei magistrati di Chieti (è la vicenda dei missili di Tortona):
Per capire cosa è accaduto nelle stanze del potere, occorre fare un passo indietro. Nel febbraio del 1980 il governo sembra arrancare. Cossiga è sostenuto da una maggioranza esigua ed eterogenea che si divide sulle questioni interne e fatica a difendere le scelte di politica internazionale. Non c'è solo l'opposizione, infatti, a contestare l'approvazione degli euromissili o il deterioramento nei rapporti con la Libia.Anche una parte della Dc teme che il nuovo corso stia nuocendo agli interessi italiani nel Mediterraneo. Nei palazzi del potere serpeggia il timore di un arruolamento dell'Italia nella crociata contro Gheddafi che francesi e americani stanno per intraprendere. Attorno alla questione libica è riesploso il tradizionale conflitto tra le due anime della politica italiana. La prima tesa a ribadire l'ineludibilità del vincolo atlantico e di tutti gli impegni che potrebbero derivarne.La seconda volta a tutelare i rapporti economici con il regime di Tripoli. Rapporti ritenuti imprescindibili per via della dipendenza energetica, compensata peraltro dall'ampio volume di esportazioni e di commesse in nostro favore. Lo scontro sulle questioni internazionali sembra riflettersi, in modo simmetrico, sugli affari interni. Sia la sinistra democristiana che la corrente guidata da Andreotti contestano la linea di cossiga, tesa a costituire un asse con il Psi «anticomunista» di Craxi”.

Mettiamo da parte la teoria dell'ex giudice Rosario Priore e del giornalista Valerio Cutonilli, sulla pista palestinese per la bomba di Bologna.
Concentriamoci sull'attentato, sull'abbattimento dell'aereo dell'Itavia sui cieli del Tirreno (Ustica), sulle tensioni internazionali, sulla nostra ambiguità nella politica internazionale.
La moglie americana e l'amante libica.

Ma nel 1980 siamo veramente arrivati ad un passo dal far scoppiare una guerra?

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