Ad ogni inchieste che lambisce, tocca, presume colpevolezze su un potente, ci si trincera dietro l'azione della magistratura (aspettiamo le sentenze) e la presunzione di innocenza.
Ovvero si mettono assieme, in un gioco di prestigio, gli aspetti penali, dalle questioni più attinenti la politica e il caro e vecchio buon senso.
Penalmente non c'è nulla di importante dietro la presunta assunzione in Poste del fratello del ministro Alfano.
Come dietro gli 80 cv (anche loro presunti) presentati dal padre del ministro, amici della famiglia, da assumere nei call center di uno degli imprenditori della cricca.
E forse nemmeno dietro le pressioni perché nelle procure venisse usato il TIAP, il sw già in uso a Roma (a parte una questione di conti pubblici) e su altri appalti pubblici.
Ma dal punto di vista politico il discoroso è diverso: o sono solo e veramente millanterie, le frasi sentite nelle intercettazioni, oppure si deve fare un discorso di (in)opportunità.
Può rimanere al suo posto di ministro, Alfano?
Ieri sera a Fuori onda a confrontarsi sull'inchiesta di Roma (e anche sulla riforma costituzionale) erano ospiti il direttore del FQ Travaglio e il deputato PD Fiano.
Se i magistrati hanno ritenuto quelle carte ininfluenti ..
Nessun attacco dei magistrati al governo ..
Ci sono stati politici massacrati dalla giustizia .. (il deputato ha citato il caso Errani)
Rispetti ai tempi di B. cambiano i toni, meno bellicosi, ma la sostanza delle cose non è molto distante.
Lupi si è dimesso per il rolex è vero, ma Castiglione è rimasto al suo posto. Altrimenti cade il governo.
E lo stesso si sente oggi, su Alfano e sulla spaccatura in quella parte di centrodestra al governo e che ora se ne vorrebbe uscire.
E il buon senso ci spinge a chiederci se un governo, sottoposto a questi ricatti, con questi ministri, può continuare ad operare (e riformare la Costituzione).
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