Nessuno io mi chiamo; nessuno è il nome che mi danno il padre e la madre e inoltre tutti gli amici
25 luglio 2016
Profezie che si avverano
Il titolo di domenica di Libero mi ha colpito: più immigrati = più attentati.
Vedendo quello che sta succedendo in Germania in questi giorni sembrerebbe di sì.
A Monaco il ragazzo che ha sparato era di origini iraniane.
Era afgano il ragazzo salito sul treno che ha colpito i passeggeri con l'accetta.
L'uomo che ha ucciso una donna nel Baden-Wurttemberg a colpi di machete era un rifugiato siriano.
Il ragazzo che si è fatto esplodere ad Ansbach era anche lui un profugo, che si era visto respingere la domanda di asilo.
Tutti stranieri o figli di immigrati.
Prima che iniziasse la psicosi contro gli immigrati (dai paesi arabi) e il collegamento col terrorismo islamico avremmo approfondito l'aspetto del disagio.
Perché è assolutamente vero che l'immigrazione, da paesi così lontani, di persone che hanno già alle spalle problemi gravi e che in Germania non sono riusciti ad integrarsi (o non hanno voluto integrarsi) causa dei problemi sociali e non solo nella pur attrezzata Germania.
Detto ciò, non si deve fare né il solito allarmismo inutile ma nemmeno ignorare il problema, per cercare di dare una risposta alle tante domande: tutti questi attentati hanno un legame tra di loro? Sono legati all'Isis?
E, infine, la domanda rivolta a quelli del "mandiamoli a casa": una volta che chiudiamo le porte a siriani, afgani, iracheni, cosa pensiamo che succederà?
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