L'incipit
«United united united we stand, united we never shall fall!»Aprì gli occhi e si tisò su di scatto. «Ma che ..? ».
Lupa allarmata dai movimenti del padrone aveva alzato le orecchie. La misica veniva dall'appartamento accanto.
«United united united we stand, united we stand one and all!».Ritmo tribale, schitarrate catarrose e distorte, un coro scimmiesco con uno slogan da celebrolesi. Quel genere di musica, l'heavy metal, era per Rocco Schiavone al settimo posto nella graduatoria delle rotture di coglioni.Se suonato alle tre e quarantacinque di notte, saliva di diritto al nono.
7 luglio 2007. La data che ha cambiato
la vita per sempre al vicequestore della Polizia Rocco Schiavone,
trasferito per punizione dal commissariato Colombo di Roma ad Aosta.
In questo romanzo scopriremo tutti i
perché rimasti in sospeso, emersi nei precedenti romanzi con
protagonista questo poliziotto molto anomalo.
Con una sua classifica personale delle
rotture (..), che comincia con l'heavy metal la mattina e che prosegue
coni casi di omicidio, le feste di Natale ..
Uno sbirro con un senso della giustizia
leggermente personalizzato, della serie rubare ai ladri ricchi per
donare a .. se stesso e ai suoi amici di una vita.
Nei casi aostani ne abbiamo apprezzato
anche le doti investigative, la capacità di cogliere le dissonanze
in una ricostruzione, in una testimonianza, vedere il dettaglio che
manca in una scena del delitto.
Abbiamo incontrato anche Marina o,
meglio, il fantasma della moglie che l'ha seguito fin su là.
Ma come è morta Marina, la donna della
sua vita con cui sognava di andare a vivere gli ultimi anni in
Provenza?
Un'altra domanda nasceva in noi
lettori, dopo “Era
di maggio”: come mai il pregiudicato Enzo Baiocchi è
fuggito dal carcere con l'unico scopo di uccidere Rocco Schiavone (e
invece ammazzare Adele, la ragazza di Sebastiano, uno dei suoi amici
storici)?
Tutte domande che avranno una
spiegazione in questo racconto, 7-7-2007, che è allo stesso tempo il
racconto noir di un'indagine di traffico di droga e di ragazzi finiti
in un gioco pericoloso, più grande di loro.
Ma anche il racconto molto personale,
del Rocco Schiavone, il poliziotto cattivo ma anche uomo innamorato
e, a modo suo, pure fedele.
Ma andiamo con ordine: dopo l'omicidio
di Adele, chiamato dai giornali l'omicidio
di Rue Ville,
la stampa e, in particolare, la giornalista Sandra Bucellato, gli
stanno col fiato sul collo, insinuando diversi dubbi sul vicequestore
e sulle sue ombre.
Dubbi e insinuazioni che costringono
questore e procuratore della Repubblica, che sanno tante cose del
passato di Rocco, a vuotare il sacco, senza nascondere niente.
Chi è che ha cercato di ucciderlo e
per quale ragione?
«Allora facciamo come quando si legge un libro. Io racconto il 70 per cento, il resto lo mettete voi con un po' di fantasia. Ne avete da vendere, no?»Baldi e Costa non risposero e Rocco cominciò.
Roma, l'estate tropicale del
2007.
Il racconto parte con Marina che ha
abbandonato Rocco dopo aver scoperto che buona parte dei suoi
guadagni (e del loro tenore di vita) sono legati alle attività extra
lavorative assieme ai suoi amici.
Niente giustifica le tue azioni.Questo Rocco lo sapeva. Il padre era stato povero per tutta la vita, e mai le sue mani s'erano sporcate, se non di inchiostro. Lui invece le aveva lorde. Aveva cominciato presto. Il padre era morto e lui lavorava dove poteva per aiutare in casa. E i cravattari chiedevano sempre più soldi alla madre. «Lo capisci Marina? Ogni giorno che aveva fatto Iddio andavano da mamma a chiedere i soldi, soldi che lei aveva già restituito!» e Rocco una mattina insieme a Sebastiano e Furio era andato a fare una visitina a casa degli strozzini. «Eravamo andati in tre. E non mi pento, Marina, non mi pento. Li abbiamo pestati, li abbiamo minacciati, e sono tornato a casa con un pacco di lire alto così! E a mamma dissi che avevo vinto alla lotteria. Lei finse di credermi. Perché non fingi di credermi anche tu?»
Dura
svegliarsi solo la mattina, dopo una notte insonne e un veloce caffè
davanti la donna delle pulizie che non si vuole fare i fatti suoi.
Il
caso che toglie Rocco dai suoi cattivi pensieri è l'omicidio di un
ragazzo, trovato morto in una cava: si chiamava Giovanni Ferri,
figlio di un giornalista e con la passione del giornalismo pure lui.
A terra su una lastra di pietra c'era un uomo. Il rosso del sangue sembrava ancora più acceso sul bianco del marmo sotto il sole di fine giugno. Gli arti erano scomposti. La gamba destra piegata all'indietro, il braccio sinistro avvolto come una sciarpa intorno alla schiena.«O cazzo …» fece il capocantiere. «Come ...».«Ce l'hanno buttato!» fece Ernesto chiudendo gli occhi come per cancellare quell'immagine che si sarebbe portato dentro per il resto dei suoi giorni.
Un
bravo ragazzo, studioso, che però è finito ucciso in quel modo.
Brutto. Pestato e gettato dentro la cava. Come per una punizione.
Al
primo morto, ne segue un secondo, Matteo Livolsi, amico di Giovanni,
anche lui benestante e, scoprirà Rocco in seguito, ex allievi dello
stesso liceo.
Ucciso
anche lui con una coltellata alla base del collo: in che brutto giro
erano finiti?
Cosa
significano quegli appunti lasciati dal padre di Giovanni, quelle
iniziali S.S. E L.B., quelle frasi sibilline trovate nella chat usata
dai due ragazzi?
“A chi avevano preso la coca i ragazzi? Chi usava i nigeriani per lo spaccio in strada? Ed erano proprio nigeriani gli assassini di Matteo e Giovanni? L'anello di congiunzione sarebbe stato Davide, Skin, ammesso che fosse ancora vivo. Oppure anche lui era finito con un punteruolo alla base del cranio in qualche fosso fuori dal raccordo anulare?Riprese in mano il pezzo di carta, l'appunto del giornalista. Queste due iniziali, S.S. E L.B. Doveva darli un nome al più presto. Dettaglio significativo che avrebbe fatto invertire la rotta a quella storia di merda, una volta per tutte. E quella sigla sul retro: SLR U 971197-8. Che cosa significava?”
Il
fiuto di Rocco lo porta sulla pista giusta, ma per stanare la sua
preda deve farsi aiutare dagli amici, Sebastiano, Brizio e Furio,
usando metodi e modi poco rispettosi del codice di procedura penale.
“Quei tre ceffi spaparanzati sulle sue sedie, sui suoi lettini prendisole, erano i suoi amici. Da sempre. Da bambini, quando giovavano a calcio in piazza San Cosimato, a Trastevere, e si facevano le seghe spiando nel buco delle donne del ristorante dalla finestra del vicolo del Cinque. Avevano diviso tutto. La povertà, il lutto e la gioia, le sigarette e le canne, le ragazze e il matrimonio. Sebastiano era l'orso, lento e rabbioso, rancoroso e peloso. Furio era il Ghepardo, rapido, all'era, vigile, generoso. Brizio era il levriero afgano, bello, con tutti i capelli al posto giusto, leale, fedele e stronzo come pochi. Erano un pezzo della sua famiglia, che Marina aveva accettato col collo torto”.
Ma
Rocco non sa che questa volta, da predatore diventerà preda, perché
qualcuno ha deciso di vendicarsi contro di lui, proprio in quel 7
luglio maledetto. Il suo appuntamento col destino.
Marina
non era più Marina, ma un corpo freddo.
Aosta,
estate 2013
“Fuori la porta trovò il cartello, quello che Italo Pierron, per scherzare, aveva appeso tempo prima e che riguardava la graduatoria delle rotture in maniera che tutti fossero a conoscenza di ciò che disturbava il capo. Rocco prese una penna. Si avvicinò e al nono livello scrisse: i ricordi”.
Fa male rivivere in poche ore tutti i
brutti ricordi del passato.
Sentirsi “come una zattera senza
timone e senza vela che vaga nell'oceano con poche speranze di
attracco”, sentire la presenza di Marina in ogni oggetto vissuto.
Vivere il resto della vita senza illusioni, speranze, sogni.
Ma c'è da chiudere i conti col
passato, questa volta per sempre. E anche adesso sono gli amici di
sempre, con cui sei cresciuto, che gli staranno a fianco per portare
a termine il caso.
Ma la vita va avanti, per Rocco come
per tutti, anche ad Aosta dove si consumano un paio di Clark al mese
o quasi. Dove fa freddo e la gente la sera sta a casa.
Bisogna avere la forza di vivere per
lasciare qualcosa dopo di noi.
Come spiega in modo amaro lo stesso
Rocco:
“Sono forti i fiori. Ogni anno risbucano come se niente fosse, come se non avessero presi schiaffi e gelo per mesi e mesi. No, li ritrovi lì, esattamente come l'anno prima e li ritroverai l'anno dopo. E quando se ne vanno lasciano per terra i petali colorati. Noi invece? Lo sai Lupa? Lo sai cosa lasciamo noi? Una matassa ingarbugliata di capelli bianchi da spazzare via da un appartamento vuoto. Questo lasciamo”.
Con 7-7-2007 Manzini si conferma un narratore capace di raccontare i mali della società di oggi, visti attraverso gli occhi che non sempre riescono ad essere distanti e distaccati di Rocco Schiavone, vice questore di polizia maleducato, duro, uno che si fuma le canne in ufficio, poco gentile con le donne. Con le sue regole, la sua classifica di rotture, il suo senso della giustizia.
La scheda del libro sul sito di
Sellerio.
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