Tanto l'elenco delle tragedie legate al terrorismo o a tensioni sociali e razziali si allunga, tanto si accorciano i tempi per la loro comprensione.
Dall'Isis, alla sparatoria a Batoun Rouge da parte di un ex militare di colore contro i poliziotti.
Le analisi si devono fare in fretta, anche in assenza di tutte le informazioni, spesso bansandosi sulle voci sui social.
O sui luoghi comuni: oggi Gilioli scrive un bel post sul tema noi contro voi, che merita più di un approfondimento. Chi sono loro? Una religione? Una razza? ..
Una cosa in particolare mi ha colpito, sul golpe in Turchia: il sospiro di sollievo tirato da molti governanti, perché i soldati non hanno cacciato un governo eletto.
Viva la democrazia, dunque.
Che però è la democrazia di Erdogan, che pure si sta facendo riconoscere con le purghe contro i militari golpisti, col ventilare un ritorno alla pena di morte, con la messa sotto accusa di migliaia di magistrati.
C'era un golpe così esteso e non se ne era accorto.
Ma la domanda è: possiamo chiamare anche il governo della Turchia come una democrazia?
Basta che ci siano state elezioni libere (più o meno condizionate da eventi terroristici) per parlare di democrazia? Il voto popolare fa la forma ma anche la sostanza di una democrazia (diritti, tutele, rispetto delle minoranza..)?
Forse è arrivato il momento di capire che significato vogliamo metterci dentro questa parola, con cosa lo vogliamo riempire questo sacco, per darne forma e sostanza.
E vale per la Turchia come per gli altri paesi.
Il rispetto dei diritti civili, la libertà di stampa, l'indipendenza della magistratura dall'esecutivo, la libertà di associazione, la libertà di espressione. La rappresentanza maggiore possibile di tutti i partiti e delle minoranza.
Magari la Turchia ci sembra così lontana, però mi tocca sentire sempre pià spesso da politici italiani l'elogio della stabilità.
Governo stabile, maggioranza stabili.
Per dare una risposta ai problemi del paese, dell'Europa.
L'Isis, la crisi economica, gli immigrati.
Un Turchia avremo un governo stabile che è difficile etichettare come una democrazia liberale, per come siamo abituati a considerarle noi occidentali.
In Francia un governo sotto nei sondaggi ma stabile, sta approvando una riforma del lavoro che ha portato in piazza migliaia di manifestanti. E i cui effetti benefici sono da dimostrare (vedi riforma del jobs act in Italia, coi decimali di crescita ..).
Negli Stati Uniti inutile chiederlo a Trump: "make America great again", il suo slogan: più armi, meno immigrati, più guerre contro nemici più o meno reali. E se poi cresceranno le tensioni (sociali, razziali), basterà mettere sul piatto sempre più armi, sempre più militari, sempre più poliziotti.
In Italia la stabilità si paga coi cambi di casacca (per stabilizzare la maggioranza) e, dice il ministro delle riforme, col sì al referendum.
Mia opinione, ma si fa presto a dire democrazia.
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