Incipit
Lottava, cercando di respingere qualcuno che lo aveva agguantato per la spalla a tradimento. Tentò anche di sferrare un pugno, con la sensazione umiliante che il braccio si rifiutasse di obbedire e rimanesse moscio, come anchilosato.«Chi è?» urlò, ed ebbe la vaga impressione che la domanda non fosse del tutto appropriata.Ma riuscì davvero a emettere un suono?«Jules! .. Il telefono ..»
Maigret
viene risvegliato, nel mentre di un incubo, da una telefonata del
dottor Pardon da cui si è appena congedato dopo la consueta cena
mensile.
Nella
richiesta di raggiungerlo nuovamente nel suo studio, Maigret avverte
un tono di paura: per questo abbandona il letto in una fredda notte e
affronta le strade ghiacciate di Parigi.
In
rue Voltaire, il medico gli racconta della vista di due persone, un
uomo e una donna: lei con una ferita da arma da fuoco, lui che gli ha
raccontato una storia poco credibile sull'incidente.
Entrambi
ben vestiti, con un cappotto lungo lui e una pelliccia di lontra lei:
ma appena il medico li ha lasciati soli, dopo l'intervento di primo
soccorso sulla ferita, se ne sono andati via dallo studio senza dare
il nome.
“Come Pardon, era convinto che l'uomo e la donna si conoscessero. Il fatto che si fossero dileguati senza dire una parola, come due complici, approfittando dei pochi minuti trascorsi dal dottore nello stanzino delle visite, non ne era forse la prova?”.
Perché
allora questa coppia ha raccontato tutte queste bugie al dottor
Pardon: la macchina che si avvicina alla donna e un uomo che si
sporge e spara, il fatto di non conoscersi? Perché poi avrebbero
dovuto lasciare lo studio alla chetichella se non avessero qualcosa
da nascondere?
“Ci sono casi che si presentano fin dall'inizio sotto una luce tragica, e che conquistano immediatamente i titoloni in prima pagina. Altri, in apparenza banali, ottengono al massimo tre o quattro righe in sesta pagina, finché non ci si accorge che un semplice fatto di cronaca nascondeva in realtà un dramma avvolto nel mistero”.
Maigret
si getta dentro il caso e inizia a mobilitare la sua rete di
contatti, nei commissariati di zona, negli aeroporti, per capire dove
siano andati questi due personaggi: lui elegante e con connotati da
persona straniera, lei ferita alla spalla, con lineamenti nordici.
«Si sforzava, suo malgrado, di immaginare quella coppia di stranieri eleganti, sbucata Dio solo sa da dove nello studio di un modesto medico di quartiere. Pardon aveva capito subito che quei due non appartenevano al suo mondo, né a quello di Maigret o della gente che, come loro, abitava attorno a rue Picpus.
«Capitava spesso, al commissario, di imbattersi in personaggi di quel tipo, che a Londra, New York o Roma si sentono come a casa propria, prendono l’aereo come gli altri prendono il métro, scendono in alberghi di lusso e, a qualunque latitudine, ritrovano le loro abitudini e i loro amici.
«È una sorta di massoneria internazionale, e non solo del denaro, bensì di un certo stile di vita, di certi atteggiamenti, e anche di una certa morale, diversa da quella del comune mortale.
«Con loro Maigret non si sentiva mai del tutto a proprio agio, e a stento reprimeva un’irritazione che si sarebbe potuto scambiare per invidia».
La
stessa notte, il signor Nahour viene trovato morto nel suo studio: un
colpo alla gola, sparato da una pistola di grosso calibro. Era un
signore di origine libanese la cui professione non era chiara:
nessuna delle persone presenti in casa ha sentito nulla. Nulla dalla
cameriera olandese, che pure fatica a comprendere il francese, niente
dalla donna di servizio (che pure si dimostra quasi ostile alle
domande) e niente nemmeno dal segretario Fouad Ouéni, libanese pure
lui, che seguiva Felix Nahour da anni:
Il volto dell'uomo era impassibile. Raramente a Maigret era capitato di ottenere così poca collaborazione come da quando aveva messo piede in quella casa. La donna delle pulizie rispondeva in modo evasivo, ostile. La cameriera olandese parlava a monosillabi. E ora Fouad Ouéni, impeccabile nel suo completo nero con camicia bianca e cravatta grigio scuro, ascoltava il commissario guardandolo con la più assoluta indifferenza, se non addirittura con disprezzo.
Maigret
intuisce, dalle risposte ricevute (e grazie al suo intuito) che i due
casi sono incrociati: la moglie del morto è una ex modella olandese
e corrisponde proprio alla donna che l'amico Pardon ha curato.
Si
erano sposati anni prima e ora vivevano ciascuno seguendo la sua
vita, dormendo in camere separate e separati pure dai figli, in Costa
Azzurra affidati alla tata.
Chi
era e che lavoro faceva Felix Nehour, per vivere? Perché la signora
è uscita proprio quella sera, per tornare ad Amsterdam? Qualche
risposta gli arriva dal fratello di Felix, Pierre, banchiere:
«Da alcune scoperte che ho fatto in questa stanza, deduco che suo fratello è diventato giocatore di professione ..»«Se la si può chiamare una professione. Un bel giorno abbiamo scoperto che aveva abbandonato gli studi di legge per frequentare dei corsi di matematica alla Sorbona .. Per diversi anni lui e mio padre non si sono parlati..».
Ma
per il resto è tutto un girare a vuoto: tutti i personaggi che
Maigret incrocia nell'inchiesta gli raccontano solo bugie, anche
puerili, con un atteggiamento quasi infantile o superficiale.
“Maigret non riuscì a trattenere un sorriso. Ce ne fosse stato uno che non mentiva, in quell'inchiesta! Tutto era cominciato la notte prima dai Pardon con quella storia campata per aria del colpo sparato da un'auto e dall'anziana signora che aveva indicato la casa del medico”.
Il
commissario si trova catapultato in un mondo di menzogne, di mentitori
professionisti, quasi irreale e lontano dalla realtà che Maigret è
abituato a conoscere: d'altronde anche il morto era un giocatore
d'azzardo, sebbene con un suo metodo scientifico. Da dove partire
allora, per smontare gli alibi di queste persone? La moglie di
Nahour, il segretario e la cameriera?
“Dove aveva letto quell'adagio: cerca sempre l'anello debole?Gli era venuto in mente durante il tragitto in taxi. Quattro persone sapevano la verità – o quanto meno una parte della verità – sul caso Nahour. Le aveva interrogate tutte e quattro, e alcune due volte. Tutte avevano mentito almeno in un'occasione, e certe in più d'una.Quale di loro rappresentava l'anello debole?”
La
scheda del libro sul sito di Adelphi
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