Del Noto Servizio, o Anello, avevo letto per la prima volta nel libro di Rita di Giovacchino "Il libro nero della prima Repubblica": nel capitolo sugli anni di piombo, le stragi e i depistaggi dei servizi, era venuta fuori questa struttura parallela ai servizi, nascosta ai cittadini e ai servizi dell'esecutivo.
"L'Anello della Repubblica" di Stefania Limiti (editore Chiarelettere) con prefazione di Giuseppe De Lutiis affronta uno dei misteri italiani si cui si dovrebbe fare una volta per tutte luce.
Come diceva Carlo Lucarelli in Blu Notte, nella puntata dedicata "OSS, CIA, Gladio, i rapporti segreti tra America", questa è una storia che non esiste. Almeno ufficialmente.
"La storia di un servizio segreto di cui per più di mezzo secolo non è emersa pubblicamente nessuna informazione"
Giuseppe De Lutiis
“Il Noto servizio o Anello ha svolto un ruolo che non avrebbe mai potuto garantire alla luce del sole: indirizzare scandali, campagne di stampa, corruzione, sparizione di documenti, ricatti, arruolamenti di delinquenti.”
Dalla postfazione di Paolo Cucchiarelli.
Una scoperta per caso.
Un servizio segreto di cui nessuno ha mai saputo nulla venuto fuori dagli archivi del Viminale. Una storia tutta italiana, quasi incredibile. Il “noto servizio” o “Anello” è una struttura occulta che ha avuto un ruolo decisivo nella storia della Repubblica. Compito principale: ostacolare le sinistre e condizionare il sistema politico con mezzi illegali, senza sovvertirlo. Non è stata una meteora: ha operato dal 1945 fino agli inizi degli anni Ottanta, alle “informali” dipendenze del capo del governo.
Creato per volontà dell’ex capo dei servizi segreti fascisti(!), il generale Mario Roatta, e poi gestito da Adalberto Titta, un ex repubblichino, fu promosso dalla Cia e costituito da ex ufficiali badogliani, imprenditori, faccendieri, giornalisti. Tutto in collaborazione con la malavita e la mafia.
Seguendo le tracce del “noto servizio”, il libro rivela il coinvolgimento di questa struttura in tre episodi fondamentali: la fuga del nazista Kappler dal Celio, frutto di un accordo tra governo italiano e tedesco; la trattativa del Vaticano con le Brigate Rosse per la liberazione di Aldo Moro; l’accordo con la camorra per la liberazione dell’assessore democristiano, Ciro Cirillo.
Testimoni e preziosi riscontri sui documenti che Aldo Giannuli ha scoperto nel 1996 indagando sullo stragismo nero confermano quello che fino a ieri era solo un’ipotesi: la “sicurezza” della nostra Repubblica nasce in continuità con il fascismo, è controllata dagli americani, e affidata a personaggi senza scrupolo e spesso coinvolti con la criminalità.
Complice la Democrazia cristiana. Andreotti sapeva, ma anche Moro e Craxi. Noi no. Ecco le prove.
"L'Anello della Repubblica" di Stefania Limiti (editore Chiarelettere) con prefazione di Giuseppe De Lutiis affronta uno dei misteri italiani si cui si dovrebbe fare una volta per tutte luce.
Come diceva Carlo Lucarelli in Blu Notte, nella puntata dedicata "OSS, CIA, Gladio, i rapporti segreti tra America", questa è una storia che non esiste. Almeno ufficialmente.
"La storia di un servizio segreto di cui per più di mezzo secolo non è emersa pubblicamente nessuna informazione"
Giuseppe De Lutiis
“Il Noto servizio o Anello ha svolto un ruolo che non avrebbe mai potuto garantire alla luce del sole: indirizzare scandali, campagne di stampa, corruzione, sparizione di documenti, ricatti, arruolamenti di delinquenti.”
Dalla postfazione di Paolo Cucchiarelli.
Una scoperta per caso.
Un servizio segreto di cui nessuno ha mai saputo nulla venuto fuori dagli archivi del Viminale. Una storia tutta italiana, quasi incredibile. Il “noto servizio” o “Anello” è una struttura occulta che ha avuto un ruolo decisivo nella storia della Repubblica. Compito principale: ostacolare le sinistre e condizionare il sistema politico con mezzi illegali, senza sovvertirlo. Non è stata una meteora: ha operato dal 1945 fino agli inizi degli anni Ottanta, alle “informali” dipendenze del capo del governo.
Creato per volontà dell’ex capo dei servizi segreti fascisti(!), il generale Mario Roatta, e poi gestito da Adalberto Titta, un ex repubblichino, fu promosso dalla Cia e costituito da ex ufficiali badogliani, imprenditori, faccendieri, giornalisti. Tutto in collaborazione con la malavita e la mafia.
Seguendo le tracce del “noto servizio”, il libro rivela il coinvolgimento di questa struttura in tre episodi fondamentali: la fuga del nazista Kappler dal Celio, frutto di un accordo tra governo italiano e tedesco; la trattativa del Vaticano con le Brigate Rosse per la liberazione di Aldo Moro; l’accordo con la camorra per la liberazione dell’assessore democristiano, Ciro Cirillo.
Testimoni e preziosi riscontri sui documenti che Aldo Giannuli ha scoperto nel 1996 indagando sullo stragismo nero confermano quello che fino a ieri era solo un’ipotesi: la “sicurezza” della nostra Repubblica nasce in continuità con il fascismo, è controllata dagli americani, e affidata a personaggi senza scrupolo e spesso coinvolti con la criminalità.
Complice la Democrazia cristiana. Andreotti sapeva, ma anche Moro e Craxi. Noi no. Ecco le prove.
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