Un altro pezzo, del libro "Il silenzio" di Gianni Palagonia: il dialogo tra lo sbirro Gianni Palagonia, uno di quelli che si ostinano a non voler guardare dall'altra parte, ostinati a combattere la mafia nonostante tutto. E il mafioso, Cavallaro, amico di infanzia, uno che la vita, la rassegnazione dello stato nella lotta alla mafia, la miseria hanno portato dall'altra parte.
Il poliziotto chiede quale è il livello di penetrazione nei salotti del potere della mafia.
Il poliziotto chiede quale è il livello di penetrazione nei salotti del potere della mafia.
".. Dimmi, è vero quello che si dice in giro, che questi frequentano i pezzi grossi e i salotti buoni, e che hanno corrotto un sacco di gente a tutti i livelli per garantirsi la latitanza?"
"U putere e u saciuri de soddi, il profumo dei soldi, è chissu ca futti tutti l'omini do munnu. Accade lo stesso ad alto livello, anche lì senza soldi non sei nessuno non sei nessuno e non puoi sedere ai posti di potere. Prendi un politico, di cosa ha bisogno per comandare? Di voti. Moi garantiamo i voti, però lui deve ricambiare il favore.
Questo ci porta a conoscere altri politici, e i burocrati che stanno negli uffici giusti. Contatti che ci permettono di controllare la vita economica di questa città, il piano regolatore: sapere in anticipo quali terreni agricoli diventeranno edificabili, e se qualcuno non li vuole vendere passiamo alle minacce. Poi ci sono le gare d'appalto per le costruzioni, se non le vinciamo noi, perchè c'è stato qualche problema, cerchiamo di entrare in subappalto. Se anche questo è impossibile costringiamo le imprese a comprare tutti i materiali dalle aziende dei nostri affiliati. In un mondo o nell'altro mettiamo le mani su tutto."
"Ma non vi preoccupate che qualcuno di questi vi possa denunciare?"
"Nessuno ci denuncia, e sai perchè? Perchè con noi si sentono protetti. Sanno che possono lavorare tranquilli e che altre bande non verranno a disturbarli. "
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