Che cosa è la mafia? Una associazione criminale come tante altre? Un gruppo di banditi che traffica con stupefacenti, estorsione, appalti? Un qualcosa che c'era una volta ma oggi no c'è più, perchè nessuno viene ucciso, perchè nessun giudice, poliziotto, giornalista viene più ucciso?
Ecco, per scoprire il volto più duro e dunque più vero di Cosa Nostra, è bene leggersi questo libro.
Racconto in prima voce dell'esperienza di unno sbirro antimafia: si chiama Gianni Palagonia, ma non è il suo vero nome. Per quello che ha fatto, per il suo voler combattere, ostinatamente, efficacemente, il potere criminale di Cosa Nostra, ha dovuto cambiare nome e paese.
Chi è Gianni Palagonia? Ci sono persone che da piccoli, quando ancora si gioca a guardie e ladri, sanno istintivamente da che parte stare. Dalla parte dei più deboli. Quelli che vorrebbero “addrizzare le gambe ai cani”, lottare contro i soprusi cui è stato testimone nella sua Catania.
E che città è Catania? Nel lungo racconto si parla del racket delle estorsioni, come avvengono i primi contati, l'amico che ti vuole aiutare e che invece ti mette nelle mani del carnefice.
La dura vita del poliziotto da strada, costretto a usare la violenza per combattere la violenza.
La città etnea di solito sfugge alla cronaca nazionale, per notizie di mafia: eppure in questa città si intrecciano rapporto occulti tra mafia, massoneria, e politica. Rapporti che si saldano nei salotti buoni della città e che si concretizzano poi negli appalti pilotati in cui si sa quale azienda deve vincere e quale no. Rapporti per cui le sale di attesa dei politici si affollano prima delle elezioni, di tanta (brava) gente costretta ad elemosinare un aiuto per un posto di lavoro. Uno qualsiasi. Rapporti che si concretizzano nelle inchieste insabbiate perchè finiscono in mano di un certo magistrato piuttosto che un altro. Oppure che vengono svelate per la solita talpa in Questura o in Procura.
Ecco, questo non è il solito libro sulla mafia, sui poliziotti lontano anni luce dai modelli televisivi. Costretti a sacrifici disumani: lontano dalle famiglie, dalle mogli, dai figli per straordinari; con uno stipendio misero, costretti ad anticipare le spese per le loro inchieste. Non li ringrazieremo mai abbastanza persone così.
Un capitolo è dedicato ai pentiti: siamo negli anni 80, in pieno golpe dei corleonesi, la guerra di mafia che Lucarelli ha raccontato ne “La mattanza”. La guerra tra clan, oltre ai morti sulle strade, aveva portato a molti mafiosi a pentirsi per salvare la pelle. Molti però sfruttarono l'offerta dello Stato e il regime di protezione per fare “la bella vita”, mentre i poliziotti che li proteggevano dovevano fare i conti per arrivare a fine mese. Molti poi, venivano pilotati per mettere nei guai quel politico, quel magistrato scomodo, quel poliziotto ...
Il silenzio è l'esperienza di uno sbirro antimafia, in terra di mafia, una mafia ben poco silenziosa, molto presente sul territorio, che controlla appalti, attività commerciali, la piccola criminalità dei furti, degli scippi, il traffico di droga.
Ne esce un quadro di una mafia tutt'altro che silenziosa: proprio quando non se ne parla più, è sintomo del potere che ha assunto. E dall'altra parte, a contrastarla, gente come i poliziotti del “Comitato”, il gruppo di poliziotti della squadra mobile di Catania.
Poliziotti scomodi: “La mafia può essere il ragazzo che ti pianta la pistola in faccia, ma più spesso è un tizio con la cravatta, e nella giacca solo la penna per firmare assegni e atti notarili. Io su questo avrei una storia da raccontare. Ho quasi quarant'anni, sono un poliziotto, ma questa non è una biografia. Solo un pezzo di Sicilia, e di me, e di tutti noi. Sono un poliziotto. Non proprio uno dei tanti: uno scomodo, così dicono”.
Ecco, per scoprire il volto più duro e dunque più vero di Cosa Nostra, è bene leggersi questo libro.
Racconto in prima voce dell'esperienza di unno sbirro antimafia: si chiama Gianni Palagonia, ma non è il suo vero nome. Per quello che ha fatto, per il suo voler combattere, ostinatamente, efficacemente, il potere criminale di Cosa Nostra, ha dovuto cambiare nome e paese.
Chi è Gianni Palagonia? Ci sono persone che da piccoli, quando ancora si gioca a guardie e ladri, sanno istintivamente da che parte stare. Dalla parte dei più deboli. Quelli che vorrebbero “addrizzare le gambe ai cani”, lottare contro i soprusi cui è stato testimone nella sua Catania.
E che città è Catania? Nel lungo racconto si parla del racket delle estorsioni, come avvengono i primi contati, l'amico che ti vuole aiutare e che invece ti mette nelle mani del carnefice.
La dura vita del poliziotto da strada, costretto a usare la violenza per combattere la violenza.
La città etnea di solito sfugge alla cronaca nazionale, per notizie di mafia: eppure in questa città si intrecciano rapporto occulti tra mafia, massoneria, e politica. Rapporti che si saldano nei salotti buoni della città e che si concretizzano poi negli appalti pilotati in cui si sa quale azienda deve vincere e quale no. Rapporti per cui le sale di attesa dei politici si affollano prima delle elezioni, di tanta (brava) gente costretta ad elemosinare un aiuto per un posto di lavoro. Uno qualsiasi. Rapporti che si concretizzano nelle inchieste insabbiate perchè finiscono in mano di un certo magistrato piuttosto che un altro. Oppure che vengono svelate per la solita talpa in Questura o in Procura.
Ecco, questo non è il solito libro sulla mafia, sui poliziotti lontano anni luce dai modelli televisivi. Costretti a sacrifici disumani: lontano dalle famiglie, dalle mogli, dai figli per straordinari; con uno stipendio misero, costretti ad anticipare le spese per le loro inchieste. Non li ringrazieremo mai abbastanza persone così.
Un capitolo è dedicato ai pentiti: siamo negli anni 80, in pieno golpe dei corleonesi, la guerra di mafia che Lucarelli ha raccontato ne “La mattanza”. La guerra tra clan, oltre ai morti sulle strade, aveva portato a molti mafiosi a pentirsi per salvare la pelle. Molti però sfruttarono l'offerta dello Stato e il regime di protezione per fare “la bella vita”, mentre i poliziotti che li proteggevano dovevano fare i conti per arrivare a fine mese. Molti poi, venivano pilotati per mettere nei guai quel politico, quel magistrato scomodo, quel poliziotto ...
Il silenzio è l'esperienza di uno sbirro antimafia, in terra di mafia, una mafia ben poco silenziosa, molto presente sul territorio, che controlla appalti, attività commerciali, la piccola criminalità dei furti, degli scippi, il traffico di droga.
Ne esce un quadro di una mafia tutt'altro che silenziosa: proprio quando non se ne parla più, è sintomo del potere che ha assunto. E dall'altra parte, a contrastarla, gente come i poliziotti del “Comitato”, il gruppo di poliziotti della squadra mobile di Catania.
Poliziotti scomodi: “La mafia può essere il ragazzo che ti pianta la pistola in faccia, ma più spesso è un tizio con la cravatta, e nella giacca solo la penna per firmare assegni e atti notarili. Io su questo avrei una storia da raccontare. Ho quasi quarant'anni, sono un poliziotto, ma questa non è una biografia. Solo un pezzo di Sicilia, e di me, e di tutti noi. Sono un poliziotto. Non proprio uno dei tanti: uno scomodo, così dicono”.
Le prime pagine del libro.
I soldi sono la forza della mafia.
Il secondo libro di Palagonia "Nelle mani di nessuno".
Il link per ordinare il libro su internetbookshop.
Technorati: Gianni Palagonia
1 commento:
ho letto entrambi i libri di Palagonia e li ho trovati fantastici. Ogni tanto li riprendo e li sfoglio rendendomi conto che sono ricchi di aneddoti e sensazioni meravigliose. E' gente come lui che mi aiuta a non scappare dall'italia per andare altrove. La pag. 47 dedicata ai politici è qualcosa di subliminale. Io la penso come lui ma anche i miei amici con cui mi trovo in questo momento a commentare per l'ennesima volta la meraviglia dei due libri che un eroe vero e puro ci ha regalato. Grazie Gianni Palagonia, tu rappresenti tutti gli onesti
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