Siamo il numero uno per l'uso di
integratori, fanno bene o male?
La rete di Antonello Montante, che era
una centrale di spionaggio.
Infine come faremo a conservare i
nostri dati a lungo?
269 miliardi di mail, produciamo ogni
giorno miliardi di miliardi di dati: si parla di zettabyte l'anno: ci
sarà spazio per salvarli tutti?
Di questo si parla nell'anteprima
della puntata, col servizio di Cecilia Bacci: conservare date
significa consumare energia e anche acqua.
Chi deciderà cosa buttare e cosa
tenere nei grandi data center che spesso sono dislocati lontano dai
paesi che producono dati.
Per Vinton Cerf l'unica possibilità è
stampare su carta, l'unico modo per salvare per sempre
l'informazione: i dati salvati sui supporti non sono eterni e si
deteriorano dopo un certo numero di anni.
Dove sono salvati i nostri dati? Nei
Data center che sono grandi strutture che consumano energia, hanno
cioè un impatto ambientale (circa il 7% dell'energia mondiale, un
dato che potrebbe arrivare al 20%).
Un'ora di film significa consumare 3 GB
di film, con conseguente consumo energetico: tutte le più grandi
piattaforme sono state bocciate (Netflix, Amazon) per trasparenza
energetica.
Quello di Aruba sulle rive del Brembo
consuma come un paese da 500mila abitanti: hanno puntato tutto sui
pannelli fotovoltaici e su una centrale idroelettrica, tutte fonti
rinnovabili.
Al centro di ricerca CNRS di Strasburgo
stanno studiando su come ridurre gli spazi di archiviazione sui
supporti: qui si lavora sullo studio delle molecole.
Nella biblioteca del Congresso hanno
deciso di non conservare tutti i tweet, ma solo quelli con valore
pubblico: hanno deciso di non registrare tutto.
Ma chi deciderà cosa conservare o
meno?
Saranno i privati o sarà un ente
pubblico?
Ma i governi sono attrezzati per
affrontare questo argomento: un giorno potremmo arrivare ad una
situazione da dittatura digitale, dove si cancellano parti della
storia e si usano delle informazioni per ricattare..
L'apostolo dell'antimafia – di
Paolo Mondani
Antonello Montante era considerato
l'apostolo dell'antimafia: imprenditore nel ramo delle bici, ne ha
regalate tante nella sua ascesa verso la cima di Confindustria.
Fino all'accusa della procura di
Caltanissetta: avrebbe spiato magistrati, giornalisti (Bolzoni) per
ricatti, condizionare le indagini, danneggiare altri imprenditori.
Ha recitato il mantra della legalità,
imbrigliando nella sua rete anche i giornalisti: ma dietro questa
rete c'è l'ombra della mafia.
Il 14 maggio scorso è stato arrestato
per spionaggio ad un sistema informatico: chi ha creato questo eroe?
Montante ha regalato bici a tante
personaggi illustri, da Camilleri ai presidenti del Senato e della
Repubblica (Marini e Napolitano).
Ma a Serradifalco non c'è mai stata
una fabbrica di bici: il nonno di Antonello aveva un negozio di
riparazione bici, sulla storia raccontata dal maestro c'è tanta
invenzione.
Invenzione anche la laurea alla
Sapienza, ricevuta da Ciampi.
LA rete di spie sarebbe stata costruita
per difendersi dai suoi nemici, giornalisti imprenditori e politici.
In questa rete sono presenti spie, ex governatori (Crocetta),
senatore Schifani e anche un boss mafioso, Vincenzo Arnone.
La ditta di autotrasporto di Arnone
lavora per Montante e nonostante gli arresti, lavora per
Confindustria Caltanissetta.
Dopo l'ennesimo arresto di Arnone,
Montante scrive al colonnello dei carabinieri che aveva condotto
l'operazione dicendogli di stare attento, che gli avrebbe rotto i
denti.
Uno dei nemici di Montante si chiama De
Vincenzo: nel 1996 i suoi cantieri subiscono degli attentati, e
Montante si presenta assieme al compare Arnone, per difendersi dagli
attentati.
Michele Tornatore, ristoratore,
racconta della valigia piena di soldi che Montante doveva dare a
Paola Patti, figlia del proprietario dei villaggi Valtour,
considerato prestanome della mafia di Matteo Messina Denaro.
Ma come ha fatto la scalata a
Confindustria, Montante?
Con delle lettere di minacce che,
racconta il giornalista, sarebbero da ricondurre a Montante stesso. E
gli imprenditori che rompono con Montante e con Confindustria si
ritrovano la Finanza a fargli delle ispezioni.
“In Sicilia o scegli la legalità o
l'illegalità”: la sua figura da martire dell'antimafia è stata
costruita con arte e invenzione, false le minacce, falsa l'industria,
falsa la laurea.
Avrebbe usato le forze dell'ordine per
mettere in riga gli imprenditori e selezionare una classe dirigente
non limpida, ha portato il boss Arnone dentro Confindustria.
Questa almeno la versione
dell'imprenditore De Vincenzo, il suo accusatore.
Montante aveva capito che si poteva
fare business con l'antimafia: Ivan Lo Bello e Montante erano, ad
inizio del duemila dovevano cacciare i mafiosi dalle imprese
siciliane.
In realtà gli imprenditori cacciati
erano quelli che non pagavano il dovuto a Confindustria.
Eppure in Sicilia si continuava a
pagare la mafia: anche al petrolchimico dell'Eni, anche a Termini
Imerese. Eni smentisce e Fiat non risponde.
Giovanni Crescente ex DG di
Confindustria racconta di regali a ufficiali della Finanza, dei
carabinieri e di assunzioni di parenti di magistrati.
Totò Moncada è un imprenditore nel
settore dell'eolico: lasciò la Sicilia quando Montante gli disse
“lavori solo con il nostro permesso”.
Il permessi significava prendersi un
pezzetto dell'affare: così, per non aver a che fare con la mafia dei
colletti bianchi, Moncata se ne è andato.
Catanzaro è il re delle discariche ed
è oggi imputato nello stesso processo di Montante: si sono scontrati
con Nino Grippaldi, che parla della legalità di facciata usata per
coprire i loro affari sporchi.
Nelle piane di Enna, dove si produce il
grano per il pane DOP, Catanzaro voleva realizzare la discarica.
Una nuova discarica dopo quella di
Siculiana, cresciuta senza alcuna gara pubblica, senza controlli.
Quello di Montante era un sistema da
cui non si poteva uscire: così raccontano Marco Venturi (ex
assessore alle attività produttive), oggi accusatore di Montante
assieme ad Alfonso Cicero.
Alfonso Cicero fa un repulisti
nell'Irsap, cacciando gli imprenditori collusi che venivano
denunciati all'antimafia, revocando lotti e appalti a seguito delle
interdittive antimafia.
Se Montante è riuscito ad arrivare in
cima a Confindustria è per il silenzio degli imprenditori, per il
silenzio di molti giornalisti che hanno abdicato al loro dovere.
Confindustria nazionale non ha voluto o
potuto vedere: “noi non siamo giustizialisti” la risposta del
presidente Boccia, noi non potevamo accorgercene, non se ne era
accorto nessuno.
Non se ne era accorto Alfano (che lo
nomina all'agenzia dei beni confiscati), non se ne era accorta la
Cancellieri.
Non se ne erano accorti nemmeno
giornalisti: Attilio Bolzoni racconta dei tanti amici giornalisti di
Montante, come Garullo del Sole 24 ore, come Filippo Astone, Giuseppe
Sottile (una volta era vicino ai Salvo), Mulè di Panorama.
“Sono colleghi che hanno dimostrato
una promiscuità ambigua” - conclude Bolzoni.
Vincenzo Morgante, ex direttore TGR si
era raccomandato proprio con Montante: la raccomandazione fu fatta
dopo la sua accusa per mafia, perché “lui continuava a tenere le
sue cariche..”.
Anche Libera è stata tradita da questa
antimafia: “l'antimafia è un fiume impetuoso che nel corso
raccoglie anche i detriti” la spiegazione che non spiega di
Caselli.
Un fiume che voleva prendersi la AST,
l'azienda siciliana dei trasporti: chi si opponeva a questa
privatizzazione veniva accusato con del fango, come successo a
Cusumano ex vicepresidente.
Il plico inviato al presidente Lombardo
era stato inviato da Montante, racconta Cusumano.
I bilanci dell'azienda che produceva
ammortizzatori erano manipolati – lo racconta l'ex procuratore di
Asti, inchiesta poi mandata ad Agrigento e poi archiviata dal giudice
Di Natale.
Le sue aziende fanno utili per pochi
milioni: anni fa voleva investire in Macedonia, sfruttando la
tassazione favorevole e mostrando dei dati sui suoi conti un po'
strani.
Che soldi sono arrivati in Macedonia da
Montante? Soldi puliti o con l'odore di riciclaggio?
Nicolò Marino considera Crocetta un
pupo nelle mani di Montante che avrebbe finanziato la sua campagna
elettorale: “ma io ho ricevuto solo una scatola di torrone” è la
difesa dell'ex governatore.
Marco Venturi racconta che Lumia
avrebbe chiesto finanziamenti in nero per Crocetta: tutto falso, dice
il senatore, che non si era accorto di chi fosse Montante.
“Era una persona double face”..
Una persona che usava la banca dati del
Viminale per danneggiare gli avversari, potendo vantare delle
amicizie nei vertici dei servizi.
E infatti Crocetta, a Mondani dice
“pensavo fosse dei servizi”.
Chi ha costruito questo personaggio? Le
parole di Crocetta fanno pensare male.
Tra gli amici di Montante, politici
trasversali, da Lumia a Schifani.
Cosa li lega assieme?
Una banca piena di personaggi
particolari, con la sede in una via esclusiva che aveva dentro una
vecchia conoscenza della nostra storia recente.
Gianni Zonin fonda nel 2002 Banca Nuova
in Sicilia, la banca che ospita i conti dei servizi segreti e di
Montante.
Qui si nasconderebbe la genesi di
questa storia: lo racconta una fonte anonima a Mondani.
La banca è stata creata da Pollari
(Sismi) e Piccirillo (Aisi) e dal generale Esposito.
Una banca di sistema, anzi, noi eravamo
il sistema, noi creavamo la classe dirigente: un potere che collegava
Cuffaro, Letta e i servizi.
Dentro la banca arrivano i parenti dei
magistrati e poi anche i parenti dei politici.
A Roma in via Nazionale 230 Pollari
aveva piazzato Pio Pompa a costruire dossier contro i politici: qui
aveva sede la banca.
Montante era un investimento per i
servizi, aveva usato questa struttura e le informazioni per i suoi
affari.
Pollari smentisce i rapporti, ma al
giornalista risultano dei rapporti tra l'ex spione e l'imprenditore.
Rapporti tra Montante e l'ex magistrato
Saguto, altra icona dell'antimafia che si occupava di misure di
prevenzione.
Saguto racconta di parenti di
magistrati assunti nella struttura che amministra i beni giudiziari:
persone assunte per amicizia.
Una storia di spie, dossier, ricatti,
dossieraggi (contro i nemici del governo Berlusconi), una banca di
sistema.
Allora Montante sarebbe l'erede di Pio
Pompa?
Un'ipotesi tutta da dimostrare, certo.
La lotta alla mafia che fine ha fatto
oggi? E in cosa si è trasformata la mafia? Chi sono i mafiosi oggi?
Persone con la coppola storta oppure imprenditori coi soldi che si
muovono sicuri tra le istituzioni, le imprese, le associazioni di
categoria?
E cosa fa lo Stato contro la mafia?
Col decreto sicurezza si dà la
possibilità ai mafiosi di ricomprarsi i suoi beni.
Non una bella cosa...
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