Prologo
Milano, Bastioni di porta Venezia, giovedì 16 marzo 1978, ore 3.00
I Bastioni di Porta Venezia dormono con un occhio solo. Con l'altro osservano sospettosi una Bmw color vinaccia parcheggiata da poco in viale Vittorio Veneto, proprio all'angolo con corso Buenos Aires.A Milano, di questi tempi e soprattutto a quest'ora di notte, quando tutto è più scuro e silenzioso, anche il minimo movimento, il più insignificante rumore, può apparire, al contempo, sospetto e inquietante.Due colpi secchi rimbombano nella notte, la violentano, e destano di soprassalto tutto il circondario. Immediatamente si levano al cielo le grida disumane delle scimmie dello Zoo che s'affollano, idrofobe, contro le sbarre del gabbione. Gli fanno eco, come un coro da tragedia greca, i richiami e i frullli d'ala degli uccelli tropicali, insieme alle prime voci degli uomini che s'affacciano alle finestre delle camere da letto.Nel mezzo di tutto questo frastuono, nessuno avverte il tonfo del corpo che stramazza a terra.
16 marzo 1978.
Il giorno dell'agguato in via Fani,
del rapimento del presidente della DC Aldo Moro da parte delle
Brigate Rosse, della strage della sua scorta.
Un giorno importante della Storia
del nostro paese, la storia con la S maiuscola.
Nello stesso giorno, anzi nella
stessa notte, avviene però un episodio criminale di quella storia
minore, diciamo quella con s minuscola: qualcuno è entrato dentro lo
zoo di Milano (eh, sì, Milano una volta aveva anche uno zoo, poca
roba certo e non è che gli animali fossero tenuti bene), ha rubato
Bombay, l'elefantessa che era la passione di tutti i bambini
milanesi.
Ma quel qualcuno ha anche ucciso una
guardia dello zoo e pure una scimmia.
Mentre il paese assiste angosciato alle
notizie che arrivano dalla televisione, dai servizi del TG ancora in
bianco e nero, quel duplice omicidio (perché anche se non interessa
a nessuno, anche la scimmia è stata uccisa) è affidato al capo
della sezione omicidi della Mobile di Milano il commissario Benito
Malaspina, assieme al suo assistente, l'agente scelto Venditti.
Non è un momento semplice, per
Malaspina, diventato padre da poco e dunque alle prese con notti in
bianco, pianti e pappine: non è semplice nemmeno perché il capo, il
commissario Puglisi, li considera quasi come due appestati, loro due
che si devono occupare di una guardia dello zoo mentre tutta la
polizia è sulle tracce delle Brigate Rosse.
Ma un delitto è un delitto e ogni
morto merita giustizia: anche Pietro Dosio, così si chiamava
la guardia. Sposato con due figli, trasferito da un anno da Torino
dove lavorava alla Fiat.
Malaspina parte da qui: dall'abbandono
del posto fisso nella grande fabbrica torinese che, scoprirà poi, è
stato un abbandono quasi provocato. Dosio era stato accusato di
piccoli furti in fabbrica e con le sue dimissioni si era messo a
tacere il caso.
La guardia è stata uccisa per caso,
durante il rapimento di Bombay, oppure c'è altro dietro?
La moglie del morto sembra nascondere
altro: per esempio quello zio che l'aveva chiamato a Milano e che
Pietro chiamava lo zio d'America e che viveva ai margini della
legalità.
Un giro di scommesse illegali, in cui
compariva anche uno strano soggetto, muto e dunque chiamato
nell'ambiente “parola”.
A volte ridere è una favola.Una favola che ci si racconta volentieri, per non pensare che dietro una risata si possono nascondere un sacco di cose che è meglio seppellire.Dino Lazzati, detto Fernet, giornalista di nera,non ha mai raccontato una favola in vita sua. Ha sempre e solo raccontato di Milano e dei milanesi, in particolare di quelli la cui vita era legata ai fatti di cronaca nera.
Un aiuto all'indagine arriva anche da
Fernet, ovvero il giornalista de La notte Dino Lazzati che qui
troviamo sempre alle prese con una nuova esperienza da radio
giornalista per una delle tante radio libere nate nel corso dell'anno
precedente.
Una radio che trasmette da un palazzo
in via Rembrandt e che si chiama Radio Focolare (omaggio a Radio
Popolare di Milano) e da cui conduce una sua trasmissione di cronaca
dadaista (prendersi in giro e prendere in giro la realtà, così si
usava allora): in un tam tam tra le altre radio di Milano, gli arriva
voce che implicati nel furto del pachiderma ci sarebbe un gruppo di
“indiani metropolitani” accampati nella zona di via Ripamonti. Il
furto di Bombay sarebbe da interpretare come un gesto di rivolta
contro il sistema, liberare l'animale dalle catene dello zoo. Per
tenerlo chiuso da altre catene in una delle tante cascine semi
abbandonate che si trovano tra Milano e Lodi.
Cascine non ancora stritolate dalla
morsa del cemento che, pezzo dopo pezzo, si è preso una buona parte
della Milano non ancora da bere.
Ne sa qualcosa l'Osvaldo, padrone della
bocciofila del capolinea, che abbiamo già conosciuto nei precedenti
romanzi della serie con Malaspina e Fernet.
E un ruolo nella storia, non secondario
lo avrà anche lui, l'Osvaldo, l'omone buono che anni prima aveva
pensato di dare una svolta alla sua vita rubando la Madonnina,
pensate voi..
Un ruolo lo avrà anche il suo figliolo
Giovanni, che da anni frequenta quella strana gente e che aveva pure
rischiato una sbandata.
In quest'ultimo giallo del trio delle
meraviglie, Besola Ferrari e Gallone, respiriamo a pieni polmoni
l'aria del poliziottesco anni settanta: la polizia che si muove sulle
Alfa verdi, i giovani che protestano nelle strade dove ci si scontra
e dove ci si spara anche.
E dove si viene uccisi per la strada a
diciannove anni, come successo a Fausto e Iaio
“Radio Popolare, sono le ventuno e diciassette, interrompiamo le trasmissioni per una notizia che ci è appena arrivata: Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, due giovani di diciannove anni, sono stati uccisi questa sera in via Mancinelli, dietro al Centro Sociale Leoncavallo dove doveva tenersi un concerto di blues... I loro corpi sono ancora a terra”.
Se l'omicidio di Fausto e Iaio è
rimasto senza colpevole, quello della guardia verrà invece risolto
da Mala, il commissario Malaspina, aiutato da “Er Mangusta”
Venditti, il poliziotto romano de Roma che, piano piano, si sta quasi
innamorando di questa città, Milano, che fa sì la difficile,
ma alla fine un sorriso lo regala a tutti.
Milano incubatorio di quello che poi
l'Italia dovrà passare, oggi come nel passato, visto che da qui sono
partiti fascismo e le prime mosse della Resistenza: perché
a Milano si mescola tutto “piombo e sangue, ma anche di
arte, musica e fantasia”.
Venditi incurva la bocca in una smorfia, ma non insiste. In fondo, un giorno alla volta, sta scoprendo che questa ragazza pallida che è Milano, che non è procace come la sua Roma, che porta i capelli raccolti e comodi per lavorare e non sciolti e voluttuosi, che abbottona la camicetta fino all'ultima asola e non la lascia morbida sul decolleté, che non ride apertamente ma sorride timida, lo sta conquistando. Certo, non cucina come Mamma Roma, ma non ti lascia comunque a digiuno.
Anche Venditti avrà
la sua possibilità alla radio, dove dovrà destreggiarsi col
dialetto milanese (“Cent cu cent crap, cent cuu dusent ciapp!”)
e potrà spiegare anche la differenza nell'uso di Me cojoni e
sticazzi (omaggio degli autori a Rocco Schiavone?).
C'è il delitto,
c'è l'inchiesta che porterà a scoprire una storia di sfruttamento e
di disperazione. Il frutto avvelenato da cui nasce il desiderio di
vendetta.
Ma, attenzione, non
dimentichiamoci che c'è ancora una elefantessa da liberare,
elefantessa che gli autori ci fanno conoscere attraverso i suoi
pensieri, di animale dietro le sbarre.
Ma siamo sicuri che
ad essere dietro le sbarre, incatenata, sia solo lei?
Casa mia è questa, dove ho trascorso tutta la mia vita. Casa mia è un quadrato di terra da cui non esco mai. Casa mia è una gabbia. Bentornata a casa, Bombay.Ma tutte le loro vite, in fondo, le trascorrono in una gabbia. Pure loro. Io li vedo. Venire allo zoo è l'ora d'aria per le loro famiglie, un intermezzo nella prigionia del quotidiano.Ma non sono un filosofo. Bombay sa solo barrire, salutare, e mettere gli occhiali. Tutti questi pensieri, non li conoscerà mai nessuno. E, in fondo, non importa.Sai che c'è?Buonanotte.
In questo video del 1948 potete conoscere la vera Bombay (perché l'elefantessa non è mica inventata), arrivata in Italia nel 1932 e morta nel 1987
I predenti romanzi della serie con Malaspina e Fernet
- Operazione madonnina, di Riccardo Besola, Andrea Ferrari e Francesco Gallone
- Operazione rischiatutto – di R. Besola, A. Ferrari, F Gallone
- Il colosso di CorsoLodi, di R. Besola, A. Ferrari e F. Gallone
- Milano, fa paura la 90, il delitto di via Botticelli di R. Besola, A. Ferrari e F. Gallone
La scheda del libro sul sito dell'editore Frilli
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