Il crollo del ponte Morandi, di chi
sono le responsabilità? Un perito di Autostrade darà la sua
versione sul crollo.
Perché chiudono le edicole in Italia?
Queste le due inchieste di Report di
questa sera, ma prima l'anteprima di Alessandra Borella sul verde
pubblico.
Una legge del 1992 dice che per ogni
nuovo nato si deve piantare un albero: un principio generale buono,
ma chi controlla la sua applicazione?
Ora, con l'emergenza maltempo, abbiamo
visto alberi crollare al nord e al sud e non solo per il troppo
vento: spesso le piante, la nostra riserva di verde, di aria pulita,
sono in cattiva salute, le radici non reggono il peso.
Compito del controllo, anche per il
certificato per il nuovo alberello (per i comuni sopra i 15mila
abitanti), è del comune: quali sono quelli più virtuosi?
Alcuni dicono che non hanno risorse o
spazio per gli alberi.
Altri dicono che senza sanzione, non
serve rispettare la legge. Bell'esempio di amministrazione..
E poi ci sono modelli virtuosi come
Pisa: hanno usato fondi europei che erano indirizzati per i beni
culturali, un escamotage per prendersi 24ml di euro.
Ad Alghero si sono inventati il baratto
amministrativo tra comune e cittadini:tasse in cambio della gestione
del verde.
Roma è invece un esempio di
amministrazione carente: cattiva manutenzione sia per la potatura che
per la cura delle radici, coperte dal cemento o dall'asfalto.
Così ogni evento eccezionale (cioè
eventi ogni anno naturali) porta al crollo di altre centinaia di
alberi.
Il maltempo fa acuire un male endemico
delle nostre città: l'incuria del parchi, oggi occupati perfino da
una persona che si è costruita la casa su un cedro.
Abusivo.
La nota positiva è l'attività dei
detenuti di Rebibbia per la cura del verde: lavorano e si occupano
del bene pubblico, anche se il comune non ha dato loro l'attrezzatura
necessaria.
A Roma sono operativi 84 persone per il
verde: erano 1200 qualche anno fa. Poi è arrivata mafia capitale.
Però ci sono le petunie sugli alberi,
architettura verticale si chiama l'esperimento …
Ma per gestire il verde pubblico serve
proprio la mafia?
Sotto il ponte, di Giovanna Boursier
Non crollano solo le piante in Italia,
purtroppo: anche cavalcavia e ponti.
Alla commemorazione per le vittime del
crollo, il Presidente del Consiglio non ha trovato di meglio che
celebrare la bozza del decreto.
Sul crollo del ponte hanno fatto
campagna elettorale in troppi. Maggioranza e opposizione.
Parole gettate al vento per strappare
applausi o like: ma niente di utile per i genovesi.
Che hanno iniziato a protestare contro
i provvedimenti che mancano: gli aiuti agli sfollati, alle imprese
ferme.
Così protesta dopo protesta, è stato
rivisto il decreto (quello già pronto): il
ministro Toninelli ha spiegato poi il contenuto del decreto per
Genova: 72,3 ml per gli sfollati, 35ml per le imprese danneggiate e
30 ml per la cassa integrazione in deroga (per le 1700 persone tra
privato e pubblico colpite dal crollo).
Ma nel decreto ci sono anche i condoni per Ischia e
l'innalzamento della quota per i fanghi industriali.
Condono su cui si è lanciata anche l'opposizione, che qualche
condono sulla coscienza lo ha anche lei (e la norma sui fanghi era
del ministro Galletti che l'aveva tenuta in un cassetto).
No, non è un condono, la risposta di Toninelli: il condono
c'era già, il governo ha chiesto solo di dare una risposta alle
famiglie che hanno chiesto di poter condonare degli abusi.
Alla Camera, il decreto che doveva evitare future morti, per far
ripartire l'economia a Genova, è finita in bagarre.
Il governo riuscirà a togliere la concessione ad Autostrade?
Chi ricostruirà il ponte?
L'inchiesta di Boursier cercherà di dare risposte a queste domande
facendo sorgere il dubbio che in molti hanno vigilato male e
sottovalutato il rischio.
La colpa è del gestore – spiega l'AD di Anas Armani: colpa di
Castellucci, dunque, di cui la procura di Avellino ha chiesto il
rinvio giudizio per l'incidente del bus caduto, per colpa del
guardrail difettoso.
Castelluci è al vertice dal 2006, tra stipendi e bonus ha preso 40ml
di euro: dovrebbe essere lui che spiega alla regione Liguria perché
è crollato il ponte invece si ostina a proporre nuovi progetti.
Il governo continua a ripetere che sul nuovo ponte ASPI non deve
mettere becco: paga Autostrade ma realizza qualcun altro.
Fincantieri non è in regola con le norme per la costruzione.
Secondo il ministro Toninelli comunque non deve essere ASPI, che non
ha rispettato la concessione: un'associazione temporanea di impresa,
viene ipotizzato, che deve terminare i lavori entro Natale 2019.
Al momento i costi sono a carico nostro, messi da parte dentro la
Finanziaria: il governo ha iniziato un lavoro di revisione delle
concessioni, con l'idea di toglierle di mezzo.
ASPI ha realizzato utili per 4,2 miliardi: il ministro ha pubblicato
anche i guadagni, fino a ieri tenuti segreti (suscitando altre
tensioni in aula).
Nessun atto, che testimonierebbe pressioni contro la pubblicazione, è
arrivato in procura: in realtà le pressioni sarebbero arrivare
dall'associazione dei concessionari, AISCAT.
E anche da parte di ASPI: la pubblicazione degli atti avrebbe reso
note ai concorrenti le tariffe.
Peccato che stiamo parlando monopoli di beni pubblici: i pedaggi
garantiscono un guadagno del 6% netto.
Secondo queste concessioni, Autostrade dovrebbe essere risarcita
dallo Stato per la revoca della concessione per i futuri profitti.
Anche se c'è una inadempienza grave.
Ma sopra le convenzioni tra pubblico e privato ci sono le leggi,
secondo cui un contratto ouò essere rescisso, senza penali.
Quella convenzione approvata con legge dello Stato era da cambiare
(lo diceva la ragioneria dello Stato): uno Stato che pensa più al
privato che al pubblico.
Ministri Di Pietro e Padoa Schioppa.
Sarà difficile revocare il contratto con Autostrade: troppi politici
amici, cominciando da Toti, presidente della regione, che è molto
critico col nuovo ministro Toninelli meno coi Benetton.
Ma anche Toti ha delle responsabilità: i suoi assessori nemmeno
hanno controllato lo stato del ponte e continua ad invitare i
Benetton ad ogni presentazione di modelli del ponte.
Tutti sorridono da Vespa, davanti alle telecamere.
Anche Toninelli, che spesso scivola in gaffes e “cattiva
comunicazione”, come l'uscita di un ponte come luogo di ritrovo.
Molti sfollati, infatti, si ritrovano a mangiare sotto il ponte
ferroviario che dormono ora nelle case del comune.
Per poter entrare nelle case e recuperare i loro beni nelle case,
sono stati messi dei sensori per monitorare i movimenti.
La versione del
perito di Autostrade.
Il ponte è crollato per una serie di cause che si sono verificate in
condizioni eccezionali, che i progettisti non potevano prevenire.
Secondo il perito è più pericoloso salire su un ponte che non
entrare in una centrale nucleare.
Il ponte era stato realizzato in 4 anni, dal 1963 al 1967, su un
modello “a cavalletti” portante della struttura: lungo 1.2km
sospeso sopra il torrente Polcevera, tenuto assieme da tiranti in
acciaio.
Il costruttore Morando era ossessionato dal ponte, negli ultimi anni:
era preoccupato della sua tenuta, ma IRI non gli dava ascolto.
Ma dentro Autostrade non c'erano ingegneri che tenevano sotto
controllo il ponte?
Perché era stato riparato solo un pilone, nel 1993, quando c'era
ancora il pubblico.
Durante questi lavori scoprano dei problemi sulla struttura portante:
affiancano agli stralli a tiranti in acciaio.
Passano altri 25 anni prima che Autostrade decida di rinforzare gli
altri piloni: mentre il concessionario non monitora, chiede degli
studi di verifica al Politecnico di Milano.
ASPI era cosciente che il malato aveva bisogno di cure: nessuno
pensava che potesse cadere in modo così immediato, ma tutti sapevano
che servivano dei lavori.
Piazzare dei sensori per monitoraggio, come chiesto dal Politecnico
(nell'ottobre 2017), fare altri approfondimenti.
Ma il perito di Autostrade pensa che anche coi sensori non sarebbe
cambiato niente: bisognerebbe avvisare gli sfollati, che ora possono
entrare nelle case dopo che sono stati piazzati proprio questi
sensori.
Chi ha ragione, chi ha torto?
Il problema è un evento accidentale intervenuto in una condizione
eccezionale, questa la tesi difensiva di Autostrade.
Eppure il 23 ottobre 2017 in consiglio regionale l'assessore alla
protezione civile risponde all'aula (ad una interrogazione del PD)
che non c'erano problemi, su documenti di Autostrade.
Siamo stati passacarte – ammette Toti.
Eppure dal presidente della regione ci si aspetterebbe di più.
Ci sono due periti, pagati da Autostrade, uno del politecnico e un altro che
risponde oggi alla Boursier e che dicono due cose diverse: i sensori servono, no non servono i
sensori.
Il crollo del ponte è per un evento imprevedibile o forse no.
Per snellire il traffico sul ponte, il progetto alternativo è quello
della Gronda: i cantieri sono rimasti fermi con Delrio e ora con
Toninelli.
C'è il sospetto che Autostrade per partire coi cantieri abbia atteso
il prolungamento della concessione dal ministero, con cui rientrare
per le spese della Gronda.
Esiste un video, dell'anno scorso, in cui parlava di questo progetto,
la Gronda, per mettere in sicurezza il transito verso Genova: avevano
previsto, ad ASPI, anche un ponte nuovo per poter poi demolire il
vecchio ponte Morandi.
“Si deve fare un ponte alternativo perché il Morandi è troppo
carico”: fa venire i brividi il video, racconta la giornalista al
perito.
Il ponte, come manutenzione, era messo bene fino a prima del crollo,
insiste il perito: così sicuro che fino ad un mese prima Autostrade
parlava con la popolazione parlando dei lavori necessari da fare.
Di cui si parlava dal 2007.
Possiamo ancora fidarci di Autostrade?
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