Fiumi di petrolio arrivano dai
territorio dell'Isis e dalla Libia, per la più grande evasione della
nostra storia, 6 miliardi di euro di tasse inevase.
Poi i comuni indebitati che avrebbero
bisogno di una boccata di ossigeno, Torino, Catania, Casinò: non
bastano i corni sul tavolo di De Magistris.
Ma prima una bella bevanda energetica.
Energy
boom, di Alessandra Borella
Analcoliche, zuccherate, premettono
prestazioni esagerate: gli energy drink dalle farmacie sono passati
agli scaffali dei supermercati, sono bevute anche dai ragazzini
(anche 4 litri al mese, di una bevanda ex farmaco) e questo preoccupa
le organizzazioni mediche.
Dentro queste sostanze c'è carnitina,
taurina, ginseng e altre erbe stimolanti, caffeina: un mix del genere
bevuto da un adolescente che effetto fa?
Il professor Zuccotti ha fatto una
relazione per il ministero della salute: non c'è motivo per cui un
bambino debba prendere questa bevanda energetica, c'è il rischio di
disturbi di ansia, emicrania, insonnia.
Disturbi già registrati
dall'università canadese di Victoria: vengono prese per non sentire
la stanchezza della nottata, per rendere meglio nello sport e nello
studio.
Ma molti di questi poi finiscono al
Pronto Soccorso, perché vengono presi assieme all'alcool, ti fanno
ubriacare e non te ne accorgi.
L'università di Messina ha fatto studi
in tal senso che non sono stati sufficientemente presi in
considerazione dal ministero: servirebbe lanciare messaggi chiari ai
ragazzi, spiegandone i rischi e proibendo le pubblicità ingannevole.
In Lituania è vietata la vendita degli
energy drink ai minorenni, qui il ministero della Difesa fa
sponsorizzare da una di queste bevande, Forza Blu, presente sul sito
della Marina.
Assobibe è l'associazione dei
produttori: non sono preoccupati dall'incremento del consumo, meno
degli effetti di queste con l'alcool.
Vedremo cosa faranno.
Nero
come il petrolio di Giorgio Mottola
Un'inchiesta delicata, ma anche un
consiglio ai ministri Tria, Di Maio e Salvini per recuperare quei 6
miliardi evasi, per il petrolio di contrabbando.
Una norma del governo Monti ha fatto
proliferare nel paese le pompe bianche: nessuno controlla l'origine
del petrolio e così, si è scoperto poi, che il 30% di quello che
troviamo alle pompe, è frutto di contrabbando.
Petrolio che è arrivato anche alla
nostra Marina militare, a Q8, Total, Eni.
Facendo il pieno, c'è il 30% di
possibilità di finanziare le mafie, il terrorismo, di milizie.
In Siria, mentre infuriava la guerra,
si aggirava un broker che cercava del petrolio da vendere alle
società di intermediazione di materie prime: il petrolio estratto da
Raqqa trova il canale giusto, con un prezzo interessante per arrivare
qui da noi.
Il broker, intervistato dal
giornalista, racconta che ha comprato il petrolio in Turchia, per
aggirare le regole: petrolio pagato in armi e in medicinali, oltre
che in denaro.
Grazie all'occupazione dell'isis, le
compagnie europee hanno comprato petrolio a prezzi vantaggiosi, anche
società italiane: petrolio che le immagini dei satelliti russi hanno
mostrato, nelle lunghe code di camion.
Il giornalista di Al Araby intervistato
tira in ballo la Saras de Moratti, ma fino ad oggi nessuna inchiesta
ha dimostrato questa vendita, ma ci sono state delle operazioni di
Saras, passate da UBI, estero su estero. I PM di Brescia che stanno
indagando su UNI e Saras hanno aperto delle rogatorie in Turchia per
vederci chiaro.
Saras ha confermato di aver acquistato
petrolio dal Curdistan e dalla Turchia, ma non ha spiegato perché i
soldi sono transitati attraverso dei paradisi fiscali, in operazioni
condotte da una banca il cui consiglio di Gestione era presieduto da
Letizia Moratti.
In leggero conflitto di interesse.
La certificazione dell'origine del
petrolio fa acqua da tutte le parti: Mottola ha raccontato la storia
di due broker maltesi, Debono, che si sono avvalsi della consulenza
di un boss mafioso legato al clan Santapaola.
Un giro che parte dalla Libia, passa
per Malta ed è arrivato passando per Augusta, alla Maxcom Bunker per
finire alla marina militare.
Dal 2015 al 2017 nel deposito di
Augusta sono arrivate tonnellate di petrolio di contrabbando, poi
finite nelle pompe nel nostro territorio ma anche in Germania.
La Finanza ha aperto una indagine, che
ha fatto emergere tutta la rete del contrabbando: da Marco Porta,
manager della Maxcom.
Poi Ignazio Romeo, referente del clan
Santapaola, particolare che Marco Porta conosceva, per via della sua
segretaria Rosanna La Duca: “questa è la mala che non si può
toccare, la mala giusta”.
Romeo presenta il manager della Maxcom
ai broker maltesi Debono, che trovano subito un accordo: nelle
intercettazioni si parla di Malem, Fahmi Mousa Saleem Ben Khalifa:
Steve Spittaels, coordinatore del dossier Onu del 2017, spiega chi
sia questo “Malem”: si tratta di un capo di una delle milizie
(simile ad un clan mafioso), uno dei più grandi contrabbandieri
libici su cui l'ONU ha indagato di più.
Il suo ruolo era quello di far uscire
il petrolio fuori da Zawiya, un importante hub petrolifero.
I Debono caricavano il petrolio
dall'Hub in Libia e con le loro navi lo portavano nelle acque di
Malta: qui il petrolio era portato da una nave ad un'altra, veniva
cambiata l'origine del petrolio falsificando i certificati di
origine.
Tutto questo grazie al fatto che Malta
ha una legislazione permissiva, troppo permissiva per poter
contrastare il contrabbando.
Un rapporto dell'Onu del 2016 indicava
Darren Debono come uno dei trafficanti più importanti: il suo nome è
scomparso dai rapporti però, per i suoi rapporti coi servizi segreti
spagnoli.
Del ruolo di Malta nel contrabbando di
petrolio nel Mediterraneo ne aveva parlato già Daphne Caruana, prima
di essere uccisa: oggi Debono si difende dicendo di essere solo uno
che vende pesce.
Mottola ha cercato un'intervista anche
con Ignazio Romeo, ora ai domiciliari.
Ci sono altri cartelli che operano nel
Mediterraneo: il 30% del carburante prodotto in Libia e molto di
questo contrabbando passa per le milizie, che però non si occupano
solo di petrolio ma anche di traffico di esseri umani e poi ci sono
molti politici connessi ai contrabbandieri – sono le parole del
presidente del NOC Mustafa Sanalla.
Che, continua nell'intervista, l'Unione
Europea non si è mai occupata seriamente di questi traffici, perché
per i paesi europei (Italia in primis) l'unico problema è quello del
traffico degli esseri umani, ignorano o fingono di non vedere il
traffico di petrolio, che però è uno degli elementi che minano di
più la stabilità del paese libico.
Eppure il mar Mediterraneo è il più
militarizzato: aerei elicotteri navi eppure le navi dei fratelli
Debono portano il petrolio qui da noi, tutto questo non ha una
logica.
Questo petrolio alimenta i terroristi,
le milizie che destabilizzano la Libia, favoriscono le migrazioni dei
disgraziati.
Eppure la commissione europea e il
governo italiano non hanno in agenda il contrasto a questo traffico:
il petrolio sporco di sangue è entrato qui in Italia.
Petrolio acquistato da Tamoil, Q8, fino
a quando non è scattata l'inchiesta della Finanza.
Gordon Debono è a capo di una holding,
legata a società italiane: la KB Petrols era una società maltese
che avrebbe avuto tra i soci Danilo Angarella. Al giornalista ha raccontato come, dopo il
crollo del prezzo del petrolio del 2015, molte aziende hanno
preferito acquistare piccole quantità di petrolio e non passare più
dalle grandi petroliere.
Debono era già accreditato presso le
grandi società: riforniva la Q8, la Tamoil e l'API che hanno smesso
di rifornirsi da questo broker solo dopo l'inchiesta della Finanza.
Debono vendeva il petrolio a prezzi
bassi, molto vantaggiosi: il tutto perché c'era un'evasione dell'IVA
per una somma pari a 6 miliardi di euro.
Non pagando l'iva le società del
mercato parallelo stanno mettendo fuori mercato le pompe dei
distributori ufficiali.
Di chi sono le società del mercato
parallelo: una di queste è di un imprenditore romano, Giovanni
Temibile. Sempre a Roma altre due società, la Finsel e la Car fuel,
che in due anni non hanno versato un euro di tasse. Il proprietario è
stato arrestato a seguito di una inchiesta sui clan di Ostia.
Dalle società del mercato parallelo
del Veneto sono partiti bonifici verso la Cina ma anche verso una
società nel napoletano, che facevano da prestanome per delle fatture
false.
Soldi ritirati cash dalla banca, senza
che nessuno dicesse niente.
Chi erano i registi di questa
operazione, di broker, mafiosi, società cartiere, prestanome,
società di distribuzione parallelo con prezzi bassi?
Forse la puzza di petrolio non ha fatto
sentire la puzza di contrabbando.
In questa rete si trova dentro anche
Loris Rossato, ex consigliere di Forza Italia, e Bellan, primo
proprietario di una pompa bianca, con delle società che fanno numeri
strani, come fatturazione.
C'è un nome che rincorre, Maloa, in
questo sistema di frode sui carburanti: diverse procure stanno
indagando su Maola e anche dalla Banca d'Italia
Il meccanismo della fattura elettronica
e della fattura solidale è un tentativo del governo per cercare di
tappare il buco della frode dell'Iva, ma senza successo.
Ancora oggi ci sono società che
offrono a prezzi bassi, troppo bassi, del petrolio, come quella del
bridisino Russi, che riesce a piazzare carburante ad un valore
inferiore al suo costo di produzione.
Basta essere solo un committente e non
l'acquirente: Russi tira in ballo la Max Petroli, società romana.
Come fa la Max Petroli, i cui camion arrivano dalla Slovenia e dalla
Croazia, a fare dei prezzi così competitivi?
Ci sono tanti camion che arrivano dalla
Slovenia all'Italia: un flusso enorme che è aumentato in questi
anni. Ma il carburante non è conveniente, se si rispetta la legge.
Se si rispetta la legge si è fuori dal
mercato: come possiamo definirci un paese civile?
Chi non partecipa alle spese di un
paese, lo rapina del suo futuro.
Di questa rapina sono complici quei
governi che non si sono accorti di questa situazione, che oggi poi
con la “pace fiscale” rischia di finire anche depenalizzata.
Nessun commento:
Posta un commento