La stazione sperimentale di Chiara
De Luca
Perché gli imprenditori del settore
agricolo devono versare un contributo ad una fondazione privata, poco
trasparente, chiamata Stazione Sperimentale delle conservealimentari?
La stazione svolge una funzione di
ricerca, analisi e formazione, ma nessuno lo sa, perché molte delle
imprese pagano il contributo annuo e basta, come fosse una tassa.
La stazione sperimentale era stata
abolita, poi è diventata una fondazione e non deve rendere conto a
nessuno della ricerca che fa, a Parma.
Ci sono aziende che si sono rivolte
alla “stazione” per un parere, non ricevuto, dopo di cui hanno
ricevuto il bollettino da pagare.
Come viene calcolato il contributo?
Perché la sede è a Parma?
Ad essere penalizzate sono le aziende
con tanti dipendenti in regola, cioè le cooperative con molti soci
rispetto ad una azienda fortemente capitalizzata e con molti
macchinari.
Come spendono i soldi alla stazione
sperimentale?
L'ente è stato commissariato dal
prefetto, perché incapace di spendere e gestire i fondi, un problema
di gestione che ha causato un buco dentro cui si è infiltrata anche
la criminalità organizzata.
C'è una sovrapposizione di competenze
tra camera di commercio e fondazione anche questo è un qualcosa da
sanare: presidente e membri sono scelti dalla camera di commercio,
che non ha scelto bene, perché, come si è detto, nelle maglie del
controllo molto larghe, sono stati elargiti contributi ad aziende in
mano alla criminalità.
La foglia di fico dell'OMS di Giulio
Valesini
Come ha fatto l'OMS a trasformarsi a
foglia di fico del governo italiano?
A questa domanda Ranieri Guerra,
direttore aggiunto all'OMS non ha risposto: si tratta della censura
del rapporto dei ricercatori veneziani diretti da Francesco Zambon,
poi ritirato dopo solo un giorno.
Dietro il ritiro del rapporto, critico
contro il governo, si è mosso Ranieri Guerra, della censura sapeva
il direttore Brusaferro e, racconta Report, anche il ministro
Speranza sapeva.
Speranza sapeva dunque e ora si trova
in una situazione delicata, in mezzo tra i vertici dell'Oms, i
cittadini italiani che vorrebbero sapere, come anche la procura di
Bergamo, se si poteva fare qualcosa per prevenire l'ondata di
pandemia dello scorso marzo.
Lo scorso maggio Ranieri Guerra prende
contatto con Speranza e il suo portavoce, Zaccardi, per far morire il
rapporto, in accordo col direttore Tedros.
Perché Speranza ha preferito la strada
dell'adulazione rispetto alla scelta di sfruttare quel rapporto,
scritto in modo libero e onesto, per affrontare meglio il Covid?
Anche perché ora, nonostante la
censura, nonostante gli sforzi di Ranieri Guerra, la verità è
venuta a galla.
La vaccinazione in Lombardia –
aria fritta di Claudia Di Pasquale
La vaccinazione è uno strumento
importante per un ritorno alla normalità, anche in Lombardia. Per
questo in regione sono cambiati due portali per la prenotazione, un
assessore, è arrivato un consulente come Bertolaso.
All'inaugurazione dell'hub di Malpensa
lo scorso 31 marzo erano presenti il commissario Figliuolo, il capo
della protezione civile Curcio accompagnati dal consulente della
regione Lombardia Bertolaso.
Nella conferenza stampa il
generale-commissario racconta ai giornalisti che, sì, le cose non
vanno tutte bene, ma, come rimarcato dall'assessore Moratti, “siamo
sulla strada giusta”, sono stati fatti degli errori ma li stiamo
rimediando.
E le polemiche sono “stucchevoli”,
tiene a precisare il presidente frontman Fontana, “polemiche che
non sono degne di un paese come il nostro”.
LE polemiche sono quelle sul portale
realizzato da Aria, per le prenotazioni delle vaccinazioni: i
problemi sono stati notati da tutti quando dovevano arrivare i
messaggi di avviso.
Claudia Di Pasquale è andata ad
incontrare Mario Tacca, registrato a metà febbraio sulla piattaforma
di Aria, dopo un mese ha ricevuto un messaggio con la data e il luogo
della vaccinazione. A Casalmaggiore: “sono rimasto allibito, ho
l'ospedale qui a due passi, è una cosa da manicomio.” Da Crema,
dove abita il signor Mario, a Casalmaggiore sono circa 90km.
A Malnate, Varese, abita il signor
Vasini si è registrato a febbraio e il messaggio è arrivato un mese
dopo, per Cremona. Dopo che la notizia è arrivata ai giornali, il
signor Vasini è riuscito a vaccinarsi a Varese.
Il sistema di vaccinazione ha
sparpagliato gli anziani in giro per la regione. A Codogno, dove è
partita la pandemia, abita il signor Giuseppe Cigolini, di 83 anni:
abita a due passi dal centro vaccinale, ma è stato mandato dalla
regione a Soresina, col suo carrozzino, piano piano.
Il sindaco di San Bassano è andato a
prendere gli anziani direttamente a casa pur di farli vaccinare, col
furgoncino dei servizi sociali: anziani di oltre 90 anni a cui non è
mai arrivata la risposta dalla regione dopo la prenotazione.
Un centinaio di insegnanti di Mantova sono stati mandati a Crema: questi insegnanti hanno poi rinunciato,
così in quel giorno a Crema hanno fatto zero vaccini.
Altri episodi simili sono capitati a
Como, Monza, Varese e Cremona: hub che rimangono deserti, con i
volontari che si accorgono che nessuno arriva. Perché Aria non ha
avvisato che i cittadini dovevano presentarsi in quel posto a
quell'ora.
Così l'ATS ha chiesto aiuto ai
sindaci: il sindaco di San Bassano è andato a prendere gli anziani
direttamente a casa pur di farli vaccinare, col furgoncino dei
servizi sociali: anziani di oltre 90 anni a cui non è mai arrivata
la risposta dalla regione dopo la prenotazione.
Anche le ASL hanno preferito bypassare
il sistema di prenotazione, chiamando direttamente i cittadini con un
call center di volontari.
A Milano invece è accaduto il
contrario, sono stati chiamati per errore un numero elevato di anziani per le
vaccinazioni che sono rimasti in coda all'aperto per ore in attesa: sono partite così le polemiche contro ARIA e contro il
suo CDA, costretto alle dimissioni da Fontana.
Il referente tecnico, Lorenzo Gubian,
ex dirigente veneto ora è amministratore unico di Aria: è lui che aveva
garantito l'ex CDA che non c'erano problemi sulla piattaforma.
Cosa è successo veramente in Lombardia? E' solo colpa dei tecnici di Aria? A
gennaio Poste propone alla regione tre piattaforme per la
prenotazione, dove il cittadino poteva scegliere luogo e data, mentre
il comitato di crisi (quello di Bertolaso) preferiva un portale di
adesione.
Poste non era pronta a modificare i
suoi portali, così a dieci giorni dall'inizio della campagna di
vaccinazione, Bertolaso molla la patata bollente ad Aria.
Mettere in piedi un portale per
l'adesione, un call center per rispondere agli utenti. E alla fine si
prende tutte le responsabilità e gli strali di Bertolaso, Moratti e
Fontana.
Bertolaso è stato uno dei primi a
criticarne la scelta, racconta oggi. Di fronte alla giornalista si
lascia però andare: “quando leggo che è stato Bertolaso che ha
voluto Aria, che ha insistito per Aria .. io fino ai primi giorni di
questo febbraio conoscevo l'Aria che respiriamo, l'aria che tira come
trasmissione, conoscevo l'aria fritta, come modo di dire romano...”
Ma nel documento redatto dal direttore
di Aria Spa Gubian c'è scritto che il 7 di febbraio Bertolaso, dopo
aver visto il sistema di Poste, decise di affidare ad Aria il
servizio di prenotazione (costato 18 ml di euro, soldi nostri).
“Chi ha deciso di affidare le
prenotazioni ad Aria se non è stato lei?” - è la domanda
fatta a Bertolaso.
“Sentiamo l'audio della famosa
riunione del 7 di febbraio, ascoltate quell'audio, così verba
volant, parola invece si capisce.. ”
E chi ha deciso di anticipare la
campagna vaccinale dal 1 marzo al 18 febbraio?
Bertolaso non risponde. Fontana non
risponde: “le interviste si chiedono e si concedono” la blocca
una persona dello staff del presidente. Peccato che poi le interviste
non vengono concesse.
In dieci giorni non si poteva mettere
in piedi un portale come voleva la regione, spiega l'ex consigliere
Mazzoleni. Aria SPA è subentrata a Poste, grazie ad una delibera di
giunta firmata da Fontana e dalla Moratti ai primi giorni di
febbraio: quando le polemiche sono esplose, la regione ha poi
cestinato Aria (e i suoi 18 ml in parte saranno pagati dai lombardi)
per tornare ad Aria.
Chi risponderà dei disguidi, delle
persone che si sono prenotate e non sono state contattate, di persone
che sono state vaccinate senza averne veramente diritto (come i
professori universitari, che non facevano lezione in presenza, ma
anche dottorandi).
La regione ha stanziato 48ml di euro
per coinvolgere le strutture private, come CDI, Humanitas. Poi c'è
stato il via libera alla vaccinazione, anche senza prenotazione,
possibilità poi smentita da Bertolaso.
Tutto per poter fare l'annuncio
“abbiamo vaccinato tutti quelli che si sono prenotati su Aria”,
ma al costo di far fare code infinite a persone anziane, anche sotto
la pioggia.
Ma non è vero: non tutti gli
ottantenni sono stati vaccinati in regione, pur essendo registrati al
portale di Aria.
In regione abbiamo superato i 32mila
morti, alcuni di questi potevano essere salvati se solo la campagna
vaccinale fosse stata fatta cercando di proteggere gli anziani.
“Abbiamo lasciato indietro una parte
della popolazione fragile, avvantaggiando una parte di categorie che
non ne avevano bisogno”, racconta il figlio di una di queste
vittime.
C'è poi la questione dei disabili
gravi: ci sono persone con disabilità riconosciute che non sono
riuscite a prenotarsi, perché al portale non sono arrivati i dati
dalle ATS.
Persone sconosciute al portale, per un
problema di informatizzazione degli elenchi di persone che avevano
una invalidità vecchia.
Di chi è la colpa?
Per aiutare la vaccinazione delle
persone con disabilità la Moratti ha istituito la figura del vax
manager, uno per ogni ATS.
Ma cosa fa un vax manager? Le persone
si trovano di fronte a numeri a cui nessuno risponde, medici di base
che non sanno, portali che non funzionano.
Certo, come dice l'assessore Locatelli,
è una situazione di emergenza. Ma è passato un anno, ci si poteva
preparare meglio.
Di certo la Corte dei Conti ha
bacchettato la regione Lombardia, per la gestione allegra dei conti,
per le tante consulenze. Ma Fontana ha deciso di non rispondere alle
domande di Report, perché c'è un contenzione civile con la
trasmissione.
La situazione in Brasile –
varianti pericolose – di Manuele Bonaccorsi
Fermare il virus coi vaccini è
importante, perché ci si rischia di arrivare a nuove mutazioni
resistenti a questi. In Brasile ci sono 3000 morti al
giorno, ci sono sepolture senza nome, con solo la croce.
A Manaus ci sono stati 6000 morti in
questa seconda ondata, hanno dovuto disboscare una foresta per creare
spazio per i morti: questa città sta al centro dell'Amazzonia, la
seconda ondata ha piegato il sistema sanitorario, gli ospedali sono
rimasti senza ossigeno e i malati di covid sono stati lasciati
morire, senza cure.
La famiglia Lavareda è una delle tante
colpite dal virus: cinque morti in pochi giorni. A gennaio pensavano
di aver visto il peggio e che fosse alle spalle. Pensavano di essere
arrivati all'immunità di gregge, ma poi si scoprì che il virus era
mutato, dopo il sequenziamento di due malati di Manaus che erano
arrivati in Giappone.
Così chi si era già ammalato poteva
ammalarsi nuovamente perché il virus mutato era più aggressivo: l'assenza di un vero
piano di sequenziamento ha impedito in Brasile di riconoscere la
variante, a questo si è aggiunto il fatto che nel paese non ci sono
divieti di spostamento.
A San Paolo, la città più grande del
Brasile, al centro di primo soccorso non si riesce ad intubare tutti
i malati quando peggiorano, e così devono essere trasferiti negli
ospedali, ma mancano posti liberi per la terapia intensiva. Così i
malati con crisi respiratorie rimangono in un'area di internamento
anche per 72 ore.
Il governo di Bolsonaro aveva detto che
il vaccino non serviva, che la mascherina non serviva, che il
lockdown non serviva, e così la situazione è peggiorata, racconta
un medico di questo primo soccorso a San Paolo.
Bolsonaro ha dato priorità
all'economia rispetto alla salute, senza preoccuparsi delle vittime–
racconta l'ex ministro della salute a Report – cavalcando tesi
antiscientifiche.
L'ex ministro Mandetta aveva proposto
misure di lockdown, senza le quali in Brasile ci sarebbero state
180mila morti in un anno, ma Bolsonaro lo ha sostituito mettendo al
suo posto un altro medico che dopo venti giorni si è dimesso pure
lui, alla fine hanno messo come ministro un militare, senza
competenze.
Così oggi a San Paolo nei grandi
ospedali non hanno un posto libero, solo se qualcuno muore si libera,
ma dietro ci sono cento, duecento persone in lista.
Persone giovani, senza malattie
pregresse: è questa la nuova variante brasiliana che colpisce anche
persone sotto i nove anni e oggi le terapie intensive sono piene in
maggior parte da persone sotto 40 anni.
Nessun distanziamento, nessun lockdown,
pochi vaccini, questo ha consentito al virus di circolare liberamente
e di mutare. Diventando resistente agli anticorpi sviluppati nella
prima fase e anche ai vaccini.
La variante brasiliana sta mutando
anche adesso in una forma simile a quella sudafricana: quest'ultima
sarebbe resistente anche al vaccino di Pfizer.
In Brasile usano il vaccino cinese
Coronavac, prodotto in Brasile a San Paolo dopo un accordo con la
Cina: solo i cinesi hanno voluto trasferire la tecnologia in Brasile,
peccato però che questo vaccino sia poco efficace con le varianti.
Dovremmo svincolarsi dal principio di
brevetto, per consentire a quanta più gente possibile di vaccinarsi,
non ci salveremo solo noi occidentali se non fermiamo la pandemia
anche in Amazzonia, in Africa, nei luoghi lontani da noi.
E poi serve il sequenziamento dell'RNA
del virus, cosa che noi in Italia non facciamo a sufficienza.
Perché è un attimo importare il virus
dal Brasile, basta fare scalo a Parigi, così in Italia non serve
nessuna quarantena. Basta avere un passaporto europeo, una
auto-dichiarazione e via. Nessun controllo all'aeroporto di
Parigi e nessun controllo a Fiumicino.
Questo fino a marzo, oggi la Francia ha
chiuso i voli dal Brasile e in Italia il ministro Speranza ha imposto
una quarantena a chi arriva dal Brasile.
Ma è stato troppo tardi, la variante era già arrivata in Italia.
A Magione in Umbria si sono trovati
duecento casi di malati a gennaio: non avevano capito come aveva
fatto arrivare fin lì la variante brasiliana. In questo paese
persone già ammalate dal coronavirus hanno preso poi la variante
brasiliana e sono finite in terapia intensiva.
In Umbria ci sono stati casi di persone
contagiate sebbene già vaccinate, così in Umbria salta il
tracciamento e non si riesce a fare il sequenziamento del virus.
A febbraio viene fatto il
sequenziamento dei tamponi scoprendo così l'arrivo della variante
brasiliana in Umbria: si poteva fare prima l'analisi del campione?
Il ministero aveva invitato a fare
subito sequenziamenti per i casi di re infezione, ma all'istituto
superiore di sanità non hanno seguito questo invito, così si è
perso tempo per scoprire la variante e la regione Umbria è diventata
zona rossa.
Ora tutta l'attenzione mediatica si è
concentrata sui vaccini, ma per scoprire e fermare le varianti del
virus e per tracciare gli infetti servono i tamponi, ma anche questi
non bastano, serve fare il sequenziamento del virus.
Ma l'Italia su questo è indietro, solo
pochissimo tamponi vengono sequenziati: Report è entrata nel
laboratorio dell'ospedale Sacco di Milano, dove c'è tutta
l'apparecchiatura per estrarre l'RNA del virus.
Sono macchinari che costano 100mila
euro, al Sacco ne hanno tre e ciascuno carica da 48 a 60 tamponi:
volendo potrebbero sequenziare almeno 100 tamponi al giorno, ma ne
fanno molti meno perché mancano i fondi per fare questo, racconta la
ricercatrice Alessia Lai al giornalista.
E' un procedimento costo, si parla di
100 euro a genoma e nonostante la pandemia, le morti e le infezioni,
non c'è stato lo sforzo per investire su questo: ci sono state
parecchie donazioni più che sovvenzioni statali.
In Inghilterra per fare i
sequenziamenti hanno istituito un consorzio, con fondi pubblici, dove
hanno scoperto proprio la variante inglese: il consorzio è l'unione
di istituzioni pubbliche e private, che riesce ad analizzate almeno
il 10% dei tamponi fatti.
Il governo inglese ha investito 20ml di
sterline: in Italia si è fatto un consorzio, dove però dentro
troviamo persone che non hanno mai fatto tamponi, dall'annuncio di
Brusaferro a gennaio sono passati mesi e le varianti galoppano.
Stiamo correndo un rischio – spiega
Crisanti – se non fai sequenziamento non sai se stai vaccinando
persone con varianti.
In Inghilterra hanno sequenziato
196mila tamponi, noi solo 14 mila. Anche questo spiega la differenza
tra noi e loro.
La strage del Moby Prince di Adele
Grossi
La procura di Livorno ha riaperto il
processo sulla strage del Moby Prince, dove sono morte 140 persone.
Nessuna nebbia, nessun errore del comandante, nessuna distrazione.
Invece un mozzo difettoso, un ente
certificatore distratto (il Rina) e che ha consentito diversi rinvii
per l'applicazione delle prescrizioni, una assicurazione che liquida
subito e a processo in corso l'armatore di Navarma a costo di polizza
e non di perizia.
Navarma sapeva che la petroliera della
Snam (società partecipata) era ormeggiata dove non doveva, poteva
fare un processo contro la Snam.
Invece la storia è andata in modo
diverso: lo stato ha stretto un rapporto con Navarma,
dell'imprenditore Onorato a pochi mesi dalla strage.
Il governo italiano già nel 1994 firma
un accordo con Navarma per il G7 a Napoli.
Onorato incassa contributi dallo stato
senza pagare i soldi della concessione.
Come mai? Come mai la convezione con lo stato è
scaduta, per i viaggi per la Sardegna, e Moby continua a lavorare?
Come mai i vari governi si sono dimenticati di mettere a gara la
concessione?
Forse per le donazioni generose ai
partiti?