Da oggi chi vuole chiedere il superbonus, non può più farlo: chi ci ha guadagnato fino ad oggi?
La storia del
Petrolchimico di Priolo che rischia di lasciare per strada migliaia
di lavoratori e creare problemi di approvvigionamento energetico al
paese.
Il primo servizio è invece dedicato alla nuova primavera
del carbone.
RITORNO
AL CARBONE di Luca
Chianca
Il
servizio sul carbone è partito dal villaggio di Lutzerath, vicino
alla più grande miniera di carbone in Europa che ha quasi
inghiottito il paese confinante, dove vive ancora per poco l’ultimo
agricoltore. Poco lontano la miniera di Embach che ha inghiottito 50
villaggi. Il
governo federale e la RWE hanno deciso di allargare queste miniere di
carbone, la risorsa fossile più inquinante al mondo che si stima sia
responsabile di 7200 morti premature.
Ma non è solo la Germania ad aver puntato al carbone, anche l’Italia in questo periodo di emergenza che non durerà poco, ha puntato al carbone: ma dietro questa scelta energetica e politica ci sono le banche italiane come Unicredit e Intesa San Paolo.
La
RWE è il secondo produttore di elettricità in Germania: oltre a
possedere le due miniere a cielo aperto è proprietaria di due delle
centrali a carbone più inquinanti d’Europa, quella di Neurath che
rilascia 18,7 ml di tonnellate di anidride carbonica e quella di
Niederhausen con 11,9 ml di tonnellate. Stupisce che la Germania, la
locomotiva d’Europa, sia così in ritardo sulla transizione
ecologica: Luca Chianca ha intervistato Hans Josef Dederichs,
esponente dei verdi nel consiglio comunale di Erkelenz che spiega
“fino al 2005 la Germania era la pioniera delle
energie rinnovabili ma poi è arrivato il governo di Angela Merkel
che ha fermato tutto per 16 anni. Perché produrre energia elettrica
dal carbone costava meno. Ed è per questo che la nostra industria e
le nostre famiglie dipendono ancora molto dal carbone”.
Intorno
alla miniera ci sono le pale eoliche che però sono ferme, sempre a
causa della miniera: in Germania si sta puntando al carbone,
estendendo le miniere che forse un giorno saranno riempite con acqua,
presa dal Reno. Un progetto faraonico che ha tempi lunghi, almeno di
40 50 anni.
Il carbone ha un impatto sulla salute, racconta il
dottor Doring: ogni anno in Germania muoiono circa 2000 persone per
le emissioni, nascono sempre più bambini prematuri a causa di questo
inquinamento. Ma nonostante questo circa il 30% dell’energia della
RWE arriva dal carbone e gli accordi col governo consentiranno loro
di andare avanti così.
A
favore del mantenimento delle centrali a carbone ci sono anche
esponenti del partito di estrema destra tedesca, come Christian
Loose, deputato dell’AFD nel land della Renania: le centrali
elettriche servono a dare stabilità energetica in questo momento. Il
deputato è anche contrario alla chiusura della miniera a cielo
aperto perché così si perde molta energia. Ma queste in Renania
sono le centrali tra le più inquinanti in Europa: “se chiudiamo
queste centrali in Germania non aiuteremo l’umanità” - risponde
il deputato – “perché abbiamo un tasso di efficienza davvero
buono rispetto a quelle polacche o quelle di altri paesi che
inquinano molto di più.”
Il
tema ambientale non è sentito, in Germania dall’estrema destra che
usa la scusa delle maggiori emissioni della Cina: inquinatori a casa
nostra.
Questa
politica energetica di RWE è sostenuta dalle banche italiane, Banca
Intesa e Unicredit: Intesa ha aumentato gli investimenti nel carbone
del 70%, ha fatto sottoscrizioni per questi investimenti.
Con la
guerra in Ucraina abbiamo smesso di comprare il gas dalla Russia: per
diversificare le fonti energetiche il governo Draghi ha prolungato la
vita delle centrali a carbone e alzato i limiti delle emissioni. In
questo modo le centrali a carbone stanno facendo guadagni importanti,
perché bruciare carbone costa meno di bruciare il gas.
La
centrale più importante in Italia è quella sul Tirreno a
Civitavecchia: anche in Italia vicino alle centrali questi
inquinanti, arsenico, piombo, mercurio, hanno un impatto sui bambini,
racconta il pediatra Ghirga.
Il sindaco di Civitavecchia
monitora i dati dell’Asl, che riportano malattie respiratorie sulle
persone e tutto questo ha un costo per la nostra sanità.
RWE
scrive che il carbone non è il loro core business, ma sul carbone
stanno facendo profitti e investimenti.
Dal 2016, da quando sono
stati siglati gli accordi di Parigi, le banche hanno investito sul
carbone 4600 miliardi di dollari: Banca Intesa, secondo la Ong Re
Common starebbe investendo anche nella nuova centrale di Tusla a
carbone.
IL
BONUS, IL BRUTTO E IL CATTIVO di
Luca Bertazzoni
Chi
ci ha perso e chi ci ha guadagnato col superbonus?
Luca
Bertazzoni è andato dalle persone che avevano aderito, dalle imprese
che avevano iniziato i lavori. E che sono rimasti fermi perché i
crediti oggi
non sono più
acquistati dalle banche.
Ci
sono cantieri fermi, quelli mostrati da un imprenditore edile a
Report: non potendo riscuotere i crediti per il superbonus ha dovuto
fermare i lavori, lavori fatti anticipando i soldi che poi sarebbero
dovuti arrivare dallo stato.
A Roma le imprese del settore edile
sono andate a protestare contro le scelte del governo Draghi:
accusano il governo di averli fatti indebitare, per iniziare i
lavori, per poi cambiare idea nel corso degli ultimi anni quando ci
sono state molte modifiche, almeno 28.
Colpa delle frodi e dei
controlli fatte dall’agenzia delle entrate, stimate in 6 miliardi
di euro: Draghi ha dato la colpa ai meccanismi di cessione del
crediti.
Ora tocca al governo Meloni risolvere il problema del bonus: da oggi chi vuole ristrutturare casa (migliorando l’impatto energetico) non potrà più farlo gratis, solo chi deve terminare i lavori entro l’anno potrà usare il superbonus. L’anno prossimo solo bonus al 90%, ma con vincoli su Isee e sul quoziente familiare.
Il
superbonus ha contribuito a far partire i cantieri in Italia, in un
momento in cui l’economia era fermo per la pandemia.
In questo
sistema si sono intrufolati anche truffatori, professionisti che
hanno chiesto parcelle gonfiate: il governo ha bloccato il flusso
della liquidità, per queste truffe, ma sono stati penalizzati sia i
costruttori onesti che i proprietari delle case che ora non possono
tornare nelle case, non ancora completate.
Il
governo Meloni si troverà ora di fronte ad un buco, per questo
bonus: gli incentivi si dovranno fermare non oltre il 60%, secondo il
professor Tito Boeri.
Ma dopo il blocco della cessione dei
crediti fiscali molti costruttori, che avevano fatto acquisti per i
cantieri, sono rimasti con i magazzini pieni e
non sanno se e come venderli.
I
gruppi bancari nella primavera del 22, dopo aver saturato i loro
plafond, hanno bloccato i crediti verso queste aziende, mandandole in
crisi, tanto che alcuni di loro si sono riuniti in un associazione
che chiede una class action contro lo stato.
Magazzini pieni,
cantieri fermi, imprenditori in crisi: dopo due anni questa è la
situazione dopo due anni di superbonus.
Ci sono proprietari di
casa che non possono entrare nelle loro proprietà perché non
possono anticipare i soldi alle imprese per poter completare i
lavori.
I
crediti bloccati ammontano a 6 miliardi di euro, secondo il ministro
Giorgetti, sono 12 secondo Anci. La legge fatta dal governo Conte non
prevedeva un meccanismo di contrattazione e controllo dei lavori e
della spesa: alla fine, essendoci uno stato che pagava i crediti
passando per le banche, molti lavori sono stati sovrastimati.
È
anche
vero che il superbonus ha contribuito alla crescita del PIL: ma come
hanno lavorato le banche in Italia?
La fonte di Report, dentro
la commissione di inchiesta sulle banche, racconta che le banche si
sono spaventate quando, dopo aver sbagliato le stime, si sono
accorte della crescita esponenziale delle richieste, mettendo nero su
bianco che cerano 30 miliardi già stanziati (crediti ceduti dagli
imprenditori alle banche), ma in lista d’attesa c’erano altri 47
miliardi di bonus ancora da liquidare.
Dentro
questo business è entrata anche Poste Italiane, che ha dato uno
strumento facile per la gestione del credito, come successo al caso
di San Severo con mister milione.
Poste ha fatto il 33 % del
mercato: avrebbe dovuto controllare di più, essendo banca di stato,
ma c’è stata una spinta politica per far comprare crediti a Poste
Italiane.
Le banche, secondo la fonte interna, ha applicato
tassi usurai sui crediti, con una media dell’8%, con massimi sui
crediti edili fino al 13%.
Quali banche hanno applicato i tassi
più alti? Dal report della commissione sulle banche non è possibile
saperlo, ma rimane il sospetto che questa operazione sul superbonus
sia stato uno strumento per ricapitalizzarsi.
Hanno lucrato su
queste operazioni, e il governo dell’epoca non ha pensato strumenti
di controllo.
Oggi
che i crediti nei cassetti sono bloccati, in rete si trovano tanti
mediatori che promettono di sbloccare la situazione, ora che le
banche non concedono crediti.
Mediatori che chiedono una
concessione del 5-6% per il loro lavoro di mediazione: ci sono banche
che chiamano questi professionisti per liquidare questi crediti,
spingendo sulla fretta che hanno gli imprenditori nel venderlo.
Nessuno controlla questi speculatori oggi, possibile?
In totale
secondo il documento della fonte di Report, sarebbero 57 i miliardi
di crediti acquistati dalle banche, la parte del leone l’avrebbe
fatta Poste Italiane, spesso senza troppi controlli.
Crediti
acquistati dalle imprese con tassi variabili, come ha raccontato il
servizio, ma per ABI è tutto regolare.
Chi
ha usato fino ad oggi il superbonus? Secondo la Corte dei Conti sono
state penalizzate le classi meno abbienti, che non avevano strumenti
tecnici per accedere a questo strumento.
Uno
dei fortunati proprietari di casa che è riuscito ad usufruire del
bonus al 110% è il signor Malavasi che ha completamente
ristrutturato il suo antico casale a pochi km da Venezia rendendolo
un immobile all’avanguardia. La sua casa ha
il cappotto, un isolante sul tetto,
non ha termosifoni e neppure il riscaldamento a pavimento o a
soffitto. La casa
si scalda con l’aria che esce o che entra da dei bocchettoni. La
casa ha sul tetto dei pannelli fotovoltaici: a fine mese il bilancio
per la spesa energetica è quasi zero, niente bollette.
Uno
scambiatore geotermico raccoglie il calore dal terreno dentro la
casa, riscaldandola.
Questa casa senza il superbonus non si
sarebbe realizzata: ma come è andata nei palazzi dei nostri
quartieri, energivori?
L’analisi
fatta sul superbonus ha fatto emergere che il
10% delle risorse stanziate
è
finito all'1% più ricco della popolazione, come
conferma il professor Tito Boeri
“Questo
è qualcosa che non va bene, in questo momento abbiamo davvero
bisogno di utilizzare le poche risorse disponibili sulle fasce di
popolazione a redditi più bassi, perché l’inflazione li colpisce
molto di più. Il superbonus in quella misura ha effetti esattamente
opposti, perché va a favorire individui che hanno redditi superiori
ai 60-70 mila euro. E
abbiamo avuto addirittura dei casi di superbonus che sono andati a
ristrutturazione di castelli.”
Castelli
si, quartieri popolari no, come al Quarticciolo a Roma: qui ci sono
palazzi che consumano molta energia per le molte dispersioni, sono
soldi sprecati.
Secondo
il presidente Zingaretti, nel marzo 2021, il superbonus avrebbe
cambiato la faccia delle case: ma oggi nella regione Lazio non sono
ancora partiti i quartieri, nemmeno al Corviale.
La promessa del
presidente era di investire almeno 300 ml di euro per rifare i
palazzi di Roma: ma oggi le immagini di Report riportano la
situazione drammatica dentro e fuori queste case.
Acqua che
entra in casa, calcinacci che cadono dai soffitti, macchie di muffa.
Nelle
periferia di Milano qualche cantiere col superbonus è riuscito a
partire, anche se vanno a rilento e manca il fotovoltaico, che
servirebbero molto nelle case popolari dove si dovrebbe investire
pesantemente, non solo per il clima, anche per il clima
sociale.
Secondo
uno studio di Odyssee-Mure, una casa italiana consuma il 50% di più
di una casa nel resto dell’Europa: il nostro patrimonio edilizio è
responsabile del 44% del consumo energetico, dovremmo investire molto
nel nostro patrimonio edilizio pubblico.
In Olanda stanno
rendendo efficienti al 100% edifici di edilizia popolare anche grazie
ad una tecnologia italiana: si chiama progetto Energie Sprong,
un progetto dello Stato che ha deciso di investire nelle case
popolari, con riqualificazione e risparmio energetico.
La
ristrutturazione è costata 70mila euro per appartamento e i lavori
durano pochi mesi: questo progetto ha dato impulso alle aziende che
si occupano di energia nelle case, come quella che realizza pannelli
da applicare ai muri, la RC Panels.
I lavori di ristrutturazione
sono ben disciplinati, in modo da garantire costi e tempi certi per i
lavori.
Senza la tecnologia italiana, quella che consente il
taglio perfetto dei pannelli, il miracolo olandese non sarebbe stato
possibile: miracolo che si è concentrato nei quartieri periferici,
con tempi e modi certi, con lavori realizzati col contributo degli
inquilini (mentre noi in Italia siamo stati più generosi).
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