«In un regime puoi fare quello che vuoi. Chi denuncia? Chi indaga? Chi condanna? Chi controlla? Loro ...» alzò il pollice puntandolo verso il cielo, poi ne batte la punta sul petto.
«Noi, io .. tu, se ci sei dentro. Niente giornali, niente opinione pubblica. nessuno che rompe le scatole, nessuno che si indigna. La paura, il conformismo, la consapevolezza che tanto non cambia niente diventano omertà. Complicità. Un regime è un ottimo modo per fare soldi, e questo è perfetto. Caro commissario, io lo amo, questo regime, e dal momento che è fascista allora sì, sono fascista anch'io, fascistissimo. saluto al Duce»
Bell'Abissina di Carlo Lucarelli pag 100
A parlare così è uno dei protagonisti dell'ultimo romanzo di Carlo Lucarelli, Bell'Abissina Mondadori ed: un imprenditore che ha individuato nel fascismo uno strumento per fare soldi, tanti soldi. In Africa con la guerra contro gli “abissini”. Andando ad ungere le ruote del sistema, i gerarchi e i funzionari del regime. Perché in un regime non c'è pericolo che qualche magistrato faccia le pulci ai ras del partito fascista. Non c'è il rischio che qualche giornalista faccia qualche domanda di troppo, si metta a ficcare il naso dove non deve. Per esempio chiedendosi come vengono spesi i soldi pubblici. Da dove arriva la ricchezza di certi personaggi.. E se non c'è informazione libera, se non c'è il potere indipendente della magistratura, non c'è nemmeno l'indignazione del cittadino di cui tener conto.
Perché il popolino deve solo
sapere che il Duce lavora sempre, la luce è sempre accesa nel suo
ufficio. Che col fascismo nessuno ruba. Che il fascismo ha fatto
rispettare le leggi.
Che poi sia tutto falso a chi importa, in un
regime?
Il romanzo di Lucarelli racconta dell'Italia di ieri,
sotto quel regime di cui tanti oggi hanno nostalgia, senza nemmeno
provare un poco di vergogna. Forse perché l'Italia di ieri è anche
quella di oggi in parte.
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