Come ha fatto il Qatar, un paese accusato di finanziare il terrorismo, che viola i diritti dell’uomo, a farsi assegnare i mondiali di calcio? È l’effetto del soft power, della corruzione e dell’influenza su certi politici.
Nell’anteprima un servizio sui giocatori degli sport virtuali, giocati davanti ad uno schermo.
Infine un servizio sul prosciutto italiano, quello vero.
GLADIATORI DIGITALI di Antonella Cignarale
I giocatori di eSports si sfidano in tornei dove in palio ci sono somme di denaro sempre più importanti: le competizioni sono trasmesse anche online e seguite anche da milioni di utenti.
Ci
sono discipline di sport virtuali che hanno preso parte ad olimpiadi
virtuali: a queste ha preso parte Matteo Gallo, un altro gladiatore
virtuale, che però non ha avuto alcun riconoscimento dalla
federazione.
Sono sport che non sono riconosciuti come tali,
nonostante il tifo che gira attorno: il Coni potrebbe accettare il
riconoscimento della simulazione di guida come sport virtuale,
riconoscimento chiesto da ACI. Ma altre federazioni non hanno
riconosciuto gli sport virtuali: le squadre di calcio hanno il loro
Avatar virtuale, la Lega di serie Pro ha la sua lega virtuale.
In Italia i fan delle competizioni virtuali sono 1,6 ml, suscitano le attenzioni degli sponsor, ma i giocatori digitali non sono riconosciuti come tali: Nicolò Mirra, conosciuto come Insa, è un giocatore professionista, viene pagato, riceve premi, ma non è un giocatore professionista, come avviene invece ai suoi “colleghi” in Francia.
Servirebbero delle linee guida, per decidere come allenarsi, come allenarsi, come omologare le macchine: ci stanno lavorando al Coni, dove l’obiettivo è spostare col tempo i giocatori virtuali allo sport reale.
IL MIRAGGIO DELLO SCEICCO di Daniele Autieri e Lorenzo Vendemiale
Come
ha fatto il Qatar a farsi assegnare un mondiale di calcio?
Il prossimo è
il primo mondiale in medio oriente, giocato in una sola città (la capitale Doha), in
inverno: come ha fatto questo paese da 300mila abitanti ad avere l'assegnazione? Si parla di
pressioni e favori a politici (anche italiani), di compravendita di
armi, del mercato del gas liquido, degli investimenti del Qatar nel
Paris Saint Germain grazie ad un fondo sovrano da 400 miliardi di
dollari.
Ma quando si parla di Qatar si parla anche di violazione dei diritti civili, specie quelli dei lavoratori che hanno tirato su gli stadi, ma anche quelli delle persone LGBT+.
Aveva
un sogno lo sceicco del Qatar: far crescere prati verdi nel deserto, abitato per secoli
dalle tribù dei beduini, le nove
tribù come le nove punte che dividono il bianco e il rosso della
bandiera. Alla
testa di questo paese lo sceicco Bin Hamad al-Thani e suo padre bin Khalifa che, prima
di lui, hanno cullato l’ambizione di portare qui il più grande evento
sportivo della storia: la coppa del mondo di calcio.
Il
20 novembre inizierà il primo mondiale di calcio in inverno ospitato in una sola
città, dove sono stati costruiti stadi con l’aria condizionata,
che tiene la temperatura a 20 gradi, uno spreco di energia.
Daniele
Autieri è entrato nello stadio che ospiterà la finalissima: alla
sua costruzione hanno lavorato circa 10mila persone, giorno e notte,
con turni su tutte le 24 ore specie negli ultimi due anni.
Stadi costruiti anche usando soluzione innovative, come lo stadio 974 che è stato pensato per essere smantellato finiti i campionati: tutto ciò è possibile essendo costruito con container. Questo non ha l’aria condizionata come in altri perché la sua struttura consente il ricambio di aria. Alla fine della competizione tutti gli stadi realizzati potranno essere riusati per il campionato nazionale o essere dismessi.
Anche
sulla sicurezza il Qatar ha investito: Report è entrato nella camera
di sicurezza, il Command Center, dove i monitor mostrano le immagini
delle 15mila telecamere, dove le persone possono individuare
comportamenti anomali, alzare o abbassare la temperatura.
Il
Comitato Supremo che organizza l’evento ha proibito la ripresa di
alcune zone del paese, della città, degli stadi: un brutto segnale
per un paese che vorrebbe dimostrare la sua trasparenza ma dove regna
la Sharia, dove l’omosessualità è proibita.
I diritti della
comunità LGBT+ non saranno rispettati, diversamente da quello che
racconta a Report la portavoce del comitato supremo (“dovete
rispettare le tradizioni del nostro paese..”).
Il
servizio di Daniele
Autieri ha mostrato
i tanti cantieri che sorgono a Doha: grattacieli, strade,
marciapiedi, tutto è in costruzione, oltre agli stadi. Un miracolo
edilizio che si regge sulle braccia di quasi 2 milioni di operai
provenienti dai paesi più poveri del sud-est asiatico, Bangladesh,
Nepal: operai che iniziano a lavorare alle 5 di mattina, per finire
alle cinque del pomeriggio.
L’International Labour
Organization (ILO) è un’agenzia delle Nazioni Unite che vigila sul
rispetto dei diritti dei lavoratori, si è insediata nel Qatar nel
2017 per controllare che il paese realizzasse le riforme promesse,
prima fra tutte quella della Kafala,
l’equivalente di una moderna schiavitù.
Max Tunon, direttore
dell’ILO, racconta a Report che “l’importante è che la parte
più problematica della legge della Kafala sia stata smantellata.
Significa che i lavoratori possono lasciare il paese senza chiedere
il permesso ai datori di lavoro e soprattutto possono cambiare
lavoro.”
Qual è lo stipendio medio di un lavoratore nelle
costruzioni?
“1000 ryal al mese, l’equivalente di circa 275
dollari americani. Oltre a questo i datori di lavoro devono
assicurare cibo e alloggio, altrimenti il salario è più alto.”
Dai 300 ai 500 dollari è la paga riconosciuta agli operai di un paese tra i più ricchi al mondo: l’ILO, è soddisfatta del lavoro fatto, ma il suo programma è pagato dallo stesso paese qatarino, suscitando molti sospetti, in molti si chiedono se siano indipendenti nel loro giudizio dentro questa agenzia delle Nazioni Unite. Sarebbero 6500 i lavoratori morti negli stadi, la maggior parte di loro è stata alloggiata nella città degli invisibili, la zona dove sono alloggiati questi lavoratori.
Report
è andata nella zona industriale a pochi km da Doha, dove sorge la
città degli operai: per
mostrare le immagini del campo, il giornalista ha dovuto chiedere il
permesso al responsabile del campo che lo ha negato. Nessuna foto
deve uscire fuori dal Qatar per mostrare come si vive in questo
campi, dove l’ingresso ai giornalisti è vietato.
Questo quartiere nascosto è composto da blocchi di
palazzine basse che si ripetono per km: Daniele Autieri è riuscito
ad incontrare un autista proveniente dal Pakistan che trasporta ogni
giorno gli operai dal campo ai cantieri, su pullman dai vetri
oscurati, le persone
che hanno costruito gli otto stadi che dovrebbero essere ad impatto
zero.
I Qatar ha comprato i servizi dell’Inperpol per la
sicurezza per 10ml di dollari, per garantire la sicurezza sarà
presente perfino un contingente di militari italiani, comandati dal
generale Figliuolo.
Ma se dovesse scatenarsi una sommossa, se dovessero palesarsi delle violazioni dei diritti umani, con chi si schiereranno i nostri soldati?
Come si è arrivati all'assegnazione dei mondiali
Il
2 dicembre
2010 Blatter annuncia che i mondiali del 2022 saranno ospitati dal
Qatar: ma ancor prima che si aprissero le buste circolavano delle
accuse sulle persone che hanno fatto la scelta. Blatter chiede allora ad un
ex giudice, Michale Garcia, di fare un report sull’assegnazione, report che
viene pubblicato nel 2016.
Del Comitato indipendente della UEFA
che ha indagato sull’assegnazione e sul lavoro della Fifa ha
lavorato il giornalista Petros Mavroidis: il lavoro della Fifa è
stato superficiale, racconta a Report questo funzionario che oggi è uscito dalla Fifa.
Ma c'è anche un'indagine dal dipartimento di Giustizia Americano che sta indagando sulle regalie ricevute dai membri del comitato
esecutivo della Fifa, per dare un voto in favore al Qatar.
Con
l’arrivo di Gianni Infantino, la Fifa ha creato
un suo comitato di governance, ma nonostante questo non sono riusciti nemmeno a cambiare
la sostanza delle cose, i membri di questo comitato se ne sono andati
quasi subito, senza creare scandali.
In
Francia c’è
un’altra
indagine che punta alle pressioni di Sarkozy su Platini per la
candidatura del Qatar: ci sarebbe stato un meeting, prima
dell’assegnazione, con Platini e Sarkozy che oggi sarebbero
indagati per traffico di influenza. A questo meeting (dove
era presente anche l’Emiro del Qatar)
si sarebbe discusso di scambio di armi, acquistate dal Qatar alla
Francia, che avrebbe votato per questo paese.
L’accordo
tra Sarkozy
e il Qatar non avrebbe riguardato solo le armi: si sarebbe parlato
anche dell’acquisto del Paris Saint Germain, comprato dal fondo
sovrano nel 2011 fino a quel momento di proprietà di un amico di
Sarkozy, ad un prezzo superiore a quello reale.
Il
rapporto Garciak voluto dall’ex presidente Blatter, non arriva a
trovare prove della corruzione, ma rileva molte anomalie nei membri
del comitato esecutivo.
Come una possibile anomalia è il fatto
che il figlio di Platini sia stato assunto poi assunto dal fondo
qatarino, il Katar Sport Investment.
Il fondo del Qatar
ha comprato hotel di lusso a Milano, è proprietario del bosco
verticale e di altre costruzioni di lusso nella zona di Porta Nuova.
A Londra possiede i magazzini Harrod’s, è azionista della
Volkswagen, in Francia è azionista della Total, possiede degli hotel
più belli a Parigi.
Al centro di questa ragnatela di potere si trova Nasser Al Khelaifi, ex tennista, oggi un uomo
di relazioni in Europa e nel mondo, espressione del soft power del suo paese:
gli acquisti del Paris Saint Germain sono stati gestiti da questa
persona che oggi è presidente della squadra e presidente
dell’associazione dei club europei.
Oggi non è possibile fare
controllo di fair play finanziario sul PSG, cosa impossibile perché
è difficile fare controlli: il comitato etico della UEFA dove
lavorava Mavroidis, aveva chiesto l’espulsione del PSG, espulsione
poi annullata per un vizio di forma.
Al Khelaifi è un uomo
potente nel calcio europeo, ma è anche un amico dello sceicco:
secondo Liberation avrebbe fatto torturare un suo amico che poteva
rivelare documenti sull’assegnazione dei mondiali.
“Non
abbiamo nulla da nascondere” dice la portavoce del comitato
supremo.
Un’altra
vittima del Qatar e di Al Khelaifi è stato Verratti che nel 2017
stava per essere venduto al Barcellona (dal PSG): ma lo sceicco si
oppose e così Verratti rimase a Parigi.
Il giocatore fu
costretto a fare una intervista in cui si scusava con i tifosi,
rimangiandosi le sue scelte di andarsene dal club parigino e a pagarne le spese è stato il suo procuratore, licenziato: oggi a
Report l’ex procuratore racconta che questo mondiale sia lo
sdoganamento del Qatar in Europa.
Secondo un gruppo di giornalisti investigativi svizzeri oggi questo paese ha
iniziato un’operazione di spionaggio nei confronti della Fifa per bloccare la
circolazione di informazioni che potrebbero danneggiare l’immagine
del paese (anche relativamente all’assegnazione dei mondiali):
indagine affidata ad un ex agente CIA. I soldi non sono un problema
coi suoi 400 miliardi.
Nulla
deve turbare la tranquillità del soft power qatariota: questo paese
paga i biglietti agli influencer per vedere le partite, purché non
parlino male del loro paese. Anche parlamentari italiani in
delegazione sono andati in questo paese, a Doha: erano dei
parlamentari del Movimento 5 stelle e uno di Forza
Italia.
Si tratta dell’esponente di FI Michela Colucci che si considera
mediatrice tra gli interessi del nostro paese e quelli del Qatar:
dietro quali interlocutori politici aveva? Forse Tajani (ministro
degli Esteri) e Martusciello, quest’ultimo membro del comitato di
amicizia col Qatar.
In Qatar si
ospitano politici e si finanziano anche programmi come Ambassador,
dove si pagano “ambasciatori”, ovvero vip e sportivi per
sostenere questo paese nelle iniziative pubbliche: milioni di dollari
finiti a persone, secondo percorsi non tracciati.
Anche Salvini
ha cambiato idea sul Qatar, dopo un viaggio a Doha: non è più il
paese che finanzia i terroristi, anche perché tra il 2018 e il 2019
questo paese ha comprato armi (navi e caccia bombardieri) per
miliardi di euro.
Dai
Qatar Paper’s questo paese ha investito in 113 centri di preghiera
islamica, anche in Italia, senza suscitare grandi problemi nella Lega
di Salvini: si sono dimostrati più preoccupati i paesi arabi vicini,
come Egitto, Arabia Saudita e Bahrein.
Cacciato dall’Opec,
oggi il Qatar è il terzo produttore di gas liquido che vende in
Europa: oltre al calcio, è il gas l’altro mezzo del potere del
Qatar.
Potere che si estende anche sulla Premier League:
oggi le squadre inglesi sono nelle mani di fondi stranieri di paese
che violano i diritti civili, come l’Arabia Saudita (le cui
responsabilità sulla morte del giornalista del Post Khasshogi) e i
NewCastle.
Alla fine è stata la fine dell’embargo sul Qatar,
da parte dell’Arabia, che ha sbloccato la trattativa sull’acquisto
del Newcastle.
Oggi il Qatar si appresta a prendere il
posto della Russia sul gas liquido: con la guerra in Ucraina Gazprom
ha perso le sponsorizzazioni in Europa, che oggi potrebbero essere
rimpiazzate dall’emiro, il cui sogno è diventare il termosifone
dell’Europa. Condizionare la nostra politica, condizionare i nostri
paese in cambio del gas liquido, dei dollari.
Dollari con cui
hanno comprato la nostra coscienza: quanti dei nostri politici, dei
nostri intellettuali, hanno espresso pubblicamente il loro dissenso
in questi mondiali?
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