15 novembre 2022

Report – il soft power del Qatar

Come ha fatto il Qatar, un paese accusato di finanziare il terrorismo, che viola i diritti dell’uomo, a farsi assegnare i mondiali di calcio? È l’effetto del soft power, della corruzione e dell’influenza su certi politici.

Nell’anteprima un servizio sui giocatori degli sport virtuali, giocati davanti ad uno schermo.

Infine un servizio sul prosciutto italiano, quello vero.

GLADIATORI DIGITALI di Antonella Cignarale

I giocatori di eSports si sfidano in tornei dove in palio ci sono somme di denaro sempre più importanti: le competizioni sono trasmesse anche online e seguite anche da milioni di utenti.

Ci sono discipline di sport virtuali che hanno preso parte ad olimpiadi virtuali: a queste ha preso parte Matteo Gallo, un altro gladiatore virtuale, che però non ha avuto alcun riconoscimento dalla federazione.
Sono sport che non sono riconosciuti come tali, nonostante il tifo che gira attorno: il Coni potrebbe accettare il riconoscimento della simulazione di guida come sport virtuale, riconoscimento chiesto da ACI. Ma altre federazioni non hanno riconosciuto gli sport virtuali: le squadre di calcio hanno il loro Avatar virtuale, la Lega di serie Pro ha la sua lega virtuale.

In Italia i fan delle competizioni virtuali sono 1,6 ml, suscitano le attenzioni degli sponsor, ma i giocatori digitali non sono riconosciuti come tali: Nicolò Mirra, conosciuto come Insa, è un giocatore professionista, viene pagato, riceve premi, ma non è un giocatore professionista, come avviene invece ai suoi “colleghi” in Francia.

Servirebbero delle linee guida, per decidere come allenarsi, come allenarsi, come omologare le macchine: ci stanno lavorando al Coni, dove l’obiettivo è spostare col tempo i giocatori virtuali allo sport reale.

IL MIRAGGIO DELLO SCEICCO di Daniele Autieri e Lorenzo Vendemiale

Come ha fatto il Qatar a farsi assegnare un mondiale di calcio?
Il prossimo è il primo mondiale in medio oriente, giocato in una sola città (la capitale Doha), in inverno: come ha fatto questo paese da 300mila abitanti ad avere l'assegnazione? Si parla di pressioni e favori a politici (anche italiani), di compravendita di armi, del mercato del gas liquido, degli investimenti del Qatar nel Paris Saint Germain grazie ad un fondo sovrano da 400 miliardi di dollari.

Ma quando si parla di Qatar si parla anche di violazione dei diritti civili, specie quelli dei lavoratori che hanno tirato su gli stadi, ma anche quelli delle persone LGBT+.

Aveva un sogno lo sceicco del Qatar: far crescere prati verdi nel deserto, abitato per secoli dalle tribù dei beduini, le nove tribù come le nove punte che dividono il bianco e il rosso della bandiera. Alla testa di questo paese lo sceicco Bin Hamad al-Thani e suo padre bin Khalifa che, prima di lui, hanno cullato l’ambizione di portare qui il più grande evento sportivo della storia: la coppa del mondo di calcio.
Il 20 novembre inizierà il primo mondiale di calcio in inverno ospitato in una sola città, dove sono stati costruiti stadi con l’aria condizionata, che tiene la temperatura a 20 gradi, uno spreco di energia.
Daniele Autieri è entrato nello stadio che ospiterà la finalissima: alla sua costruzione hanno lavorato circa 10mila persone, giorno e notte, con turni su tutte le 24 ore specie negli ultimi due anni.

Stadi costruiti anche usando soluzione innovative, come lo stadio 974 che è stato pensato per essere smantellato finiti i campionati: tutto ciò è possibile essendo costruito con container. Questo non ha l’aria condizionata come in altri perché la sua struttura consente il ricambio di aria. Alla fine della competizione tutti gli stadi realizzati potranno essere riusati per il campionato nazionale o essere dismessi.

Anche sulla sicurezza il Qatar ha investito: Report è entrato nella camera di sicurezza, il Command Center, dove i monitor mostrano le immagini delle 15mila telecamere, dove le persone possono individuare comportamenti anomali, alzare o abbassare la temperatura.
Il Comitato Supremo che organizza l’evento ha proibito la ripresa di alcune zone del paese, della città, degli stadi: un brutto segnale per un paese che vorrebbe dimostrare la sua trasparenza ma dove regna la Sharia, dove l’omosessualità è proibita.
I diritti della comunità LGBT+ non saranno rispettati, diversamente da quello che racconta a Report la portavoce del comitato supremo
(“dovete rispettare le tradizioni del nostro paese..”).

Il
servizio di Daniele Autieri ha mostrato i tanti cantieri che sorgono a Doha: grattacieli, strade, marciapiedi, tutto è in costruzione, oltre agli stadi. Un miracolo edilizio che si regge sulle braccia di quasi 2 milioni di operai provenienti dai paesi più poveri del sud-est asiatico, Bangladesh, Nepal: operai che iniziano a lavorare alle 5 di mattina, per finire alle cinque del pomeriggio.
L’International Labour Organization (ILO) è un’agenzia delle Nazioni Unite che vigila sul rispetto dei diritti dei lavoratori, si è insediata nel Qatar nel 2017 per controllare che il paese realizzasse le riforme promesse, prima fra tutte quella della
Kafala, l’equivalente di una moderna schiavitù.
Max Tunon, direttore dell’ILO, racconta a Report che
“l’importante è che la parte più problematica della legge della Kafala sia stata smantellata. Significa che i lavoratori possono lasciare il paese senza chiedere il permesso ai datori di lavoro e soprattutto possono cambiare lavoro.”
Qual è lo stipendio medio di un lavoratore nelle costruzioni?
“1000 ryal al mese, l’equivalente di circa 275 dollari americani. Oltre a questo i datori di lavoro devono assicurare cibo e alloggio, altrimenti il salario è più alto.”

Dai 300 ai 500 dollari è la paga riconosciuta agli operai di un paese tra i più ricchi al mondo: l’ILO, è soddisfatta del lavoro fatto, ma il suo programma è pagato dallo stesso paese qatarino, suscitando molti sospetti, in molti si chiedono se siano indipendenti nel loro giudizio dentro questa agenzia delle Nazioni Unite. Sarebbero 6500 i lavoratori morti negli stadi, la maggior parte di loro è stata alloggiata nella città degli invisibili, la zona dove sono alloggiati questi lavoratori.

Report è andata nella zona industriale a pochi km da Doha, dove sorge la città degli operai: per mostrare le immagini del campo, il giornalista ha dovuto chiedere il permesso al responsabile del campo che lo ha negato. Nessuna foto deve uscire fuori dal Qatar per mostrare come si vive in questo campi, dove l’ingresso ai giornalisti è vietato.
Questo quartiere nascosto è composto da blocchi di palazzine basse che si ripetono per km: Daniele Autieri è riuscito ad incontrare un autista proveniente dal Pakistan che trasporta ogni giorno gli operai dal campo ai cantieri, su pullman dai vetri oscurati,
le persone che hanno costruito gli otto stadi che dovrebbero essere ad impatto zero.
I Qatar ha comprato i servizi dell’Inperpol per la sicurezza per 10ml di dollari, per garantire la sicurezza sarà presente perfino un contingente di militari italiani, comandati dal generale Figliuolo.

Ma se dovesse scatenarsi una sommossa, se dovessero palesarsi delle violazioni dei diritti umani, con chi si schiereranno i nostri soldati?

Come si è arrivati all'assegnazione dei mondiali
Il 2
dicembre 2010 Blatter annuncia che i mondiali del 2022 saranno ospitati dal Qatar: ma ancor prima che si aprissero le buste circolavano delle accuse sulle persone che hanno fatto la scelta. Blatter chiede allora ad un ex giudice, Michale Garcia, di fare un report sull’assegnazione, report che viene pubblicato nel 2016.
Del Comitato indipendente della UEFA che ha indagato sull’assegnazione e sul lavoro della Fifa ha lavorato il giornalista Petros Mavroidis: il lavoro della Fifa è stato superficiale, racconta a Report questo funzionario che oggi è uscito dalla Fifa.
Ma c'è anche un'indagine dal dipartimento di Giustizia Americano che sta indagando sulle regalie ricevute dai membri del comitato esecutivo della Fifa, per dare un voto in favore al Qatar.
Con l’arrivo di Gianni Infantino, la Fifa ha crea
to un suo comitato di governance, ma nonostante questo non sono riusciti nemmeno a cambiare la sostanza delle cose, i membri di questo comitato se ne sono andati quasi subito, senza creare scandali.

In Francia c’è un’altra indagine che punta alle pressioni di Sarkozy su Platini per la candidatura del Qatar: ci sarebbe stato un meeting, prima dell’assegnazione, con Platini e Sarkozy che oggi sarebbero indagati per traffico di influenza. A questo meeting (dove era presente anche l’Emiro del Qatar) si sarebbe discusso di scambio di armi, acquistate dal Qatar alla Francia, che avrebbe votato per questo paese.
L’accor
do tra Sarkozy e il Qatar non avrebbe riguardato solo le armi: si sarebbe parlato anche dell’acquisto del Paris Saint Germain, comprato dal fondo sovrano nel 2011 fino a quel momento di proprietà di un amico di Sarkozy, ad un prezzo superiore a quello reale.

Il rapporto Garciak voluto dall’ex presidente Blatter, non arriva a trovare prove della corruzione, ma rileva molte anomalie nei membri del comitato esecutivo.
Come una possibile anomalia è il fatto che il figlio di Platini sia stato assunto poi assunto dal fondo qatarino, il Katar Sport Investment.

Il fondo del Qatar ha comprato hotel di lusso a Milano, è proprietario del bosco verticale e di altre costruzioni di lusso nella zona di Porta Nuova. A Londra possiede i magazzini Harrod’s, è azionista della Volkswagen, in Francia è azionista della Total, possiede degli hotel più belli a Parigi.
Al centro di questa ragnatela di potere si trova Nasser Al Khelaifi, ex tennista, oggi un uomo di relazioni in Europa e nel mondo, espressione del soft power del suo paese: gli acquisti del Paris Saint Germain sono stati gestiti da questa persona che oggi è presidente della squadra e presidente dell’associazione dei club europei.
Oggi non è possibile fare controllo di fair play finanziario sul PSG, cosa impossibile perché è difficile fare controlli: il comitato etico della UEFA dove lavorava Mavroidis, aveva chiesto l’espulsione del PSG, espulsione poi annullata per un vizio di forma.
Al Khelaifi è un uomo potente nel calcio europeo, ma è anche un amico dello sceicco: secondo Liberation avrebbe fatto torturare un suo amico che poteva rivelare documenti sull’assegnazione dei mondiali.
“Non abbiamo nulla da nascondere” dice la portavoce del comitato supremo.

Un’altra vittima del Qatar e di Al Khelaifi è stato Verratti che nel 2017 stava per essere venduto al Barcellona (dal PSG): ma lo sceicco si oppose e così Verratti rimase a Parigi.
Il giocatore fu costretto a fare una intervista in cui si scusava con i tifosi, rimangiandosi le sue scelte di andarsene dal club parigino e
 a pagarne le spese è stato il suo procuratore, licenziato: oggi a Report l’ex procuratore racconta che questo mondiale sia lo sdoganamento del Qatar in Europa.

Secondo un gruppo di 
giornalisti investigativi svizzeri oggi questo paese ha iniziato un’operazione di spionaggio nei confronti della Fifa per bloccare la circolazione di informazioni che potrebbero danneggiare l’immagine del paese (anche relativamente all’assegnazione dei mondiali): indagine affidata ad un ex agente CIA. I soldi non sono un problema coi suoi 400 miliardi.

Nulla deve turbare la tranquillità del soft power qatariota: questo paese paga i biglietti agli influencer per vedere le partite, purché non parlino male del loro paese. Anche parlamentari italiani in delegazione sono andati in questo paese, a Doha: erano dei parlamentari del Movimento 5 stelle e uno di Forza Italia.
Si tratta dell’esponente di FI Michela Colucci che si considera mediatrice tra gli interessi del nostro paese e quelli del Qatar: dietro quali interlocutori politici aveva? Forse Tajani (ministro degli Esteri) e Martusciello, quest’ultimo membro del comitato di amicizia col Qatar.

In Qatar si ospitano politici e si finanziano anche programmi come Ambassador, dove si pagano “ambasciatori”, ovvero vip e sportivi per sostenere questo paese nelle iniziative pubbliche: milioni di dollari finiti a persone, secondo percorsi non tracciati.
Anche Salvini ha cambiato idea sul Qatar, dopo un viaggio a Doha: non è più il paese che finanzia i terroristi, anche perché tra il 2018 e il 2019 questo paese ha comprato armi (navi e caccia bombardieri) per miliardi di euro.

Dai Qatar Paper’s questo paese ha investito in 113 centri di preghiera islamica, anche in Italia, senza suscitare grandi problemi nella Lega di Salvini: si sono dimostrati più preoccupati i paesi arabi vicini, come Egitto, Arabia Saudita e Bahrein.
Cacciato dall’Opec, oggi il Qatar è il terzo produttore di gas liquido che vende in Europa: oltre al calcio, è il gas l’altro mezzo del potere del Qatar.

Potere che si estende anche sulla Premier League: oggi le squadre inglesi sono nelle mani di fondi stranieri di paese che violano i diritti civili, come l’Arabia Saudita (le cui responsabilità sulla morte del giornalista del Post Khasshogi) e i NewCastle.
Alla fine è stata la fine dell’embargo sul Qatar, da parte dell’Arabia, che ha sbloccato la trattativa sull’acquisto del Newcastle.

Oggi il Qatar si appresta a prendere il posto della Russia sul gas liquido: con la guerra in Ucraina Gazprom ha perso le sponsorizzazioni in Europa, che oggi potrebbero essere rimpiazzate dall’emiro, il cui sogno è diventare il termosifone dell’Europa. Condizionare la nostra politica, condizionare i nostri paese in cambio del gas liquido, dei dollari.
Dollari con cui hanno comprato la nostra coscienza: quanti dei nostri politici, dei nostri intellettuali, hanno espresso pubblicamente il loro dissenso in questi mondiali?

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