Il colonnello Arcieri girò la maniglia e la spinse con forza, ma la porta della cucina si aprì solo per uno spiraglio. Alle sue spalle lo incalzavano Berta, che ormai dirigeva di fatto la trattoria di via de’ Bardi, e il grande e grosso cameriere Tripoli. Fuori, sul marciapiede, aspettavano ansiosi la giovane cuoca Angela e il suo coetaneo Simone.
Attraverso le
avventure del capitano, poi colonnello, Bruno Arcieri, abbiamo
attraversato la Storia oscura del nostro paese, la storia, cioè, che
non compare nei libri, non si studia a scuola.
Da ufficiale nei
servizi segreti, sin dagli anni ‘30 col Sim, Arcieri è entrato nei
misteri più bui, nelle pagine più tragiche, sin dal suo esordio con
Nero di maggio, dove il maggio è quello del 1938, l’anno in
cui il regime fascista firma con l’alleato tedesco il patto di
cobelligeranza, in uno sciagurato entusiasmo quando ci si illudeva
che la guerra non sarebbe mai arrivata.
Con Bruno Arcieri
abbiamo visto le macerie di Firenze prima della liberazione nel 1944e poi sommersa dal fango nel 1966; ha visto muoversi le scorie del
fascismo ancora presenti nelle nostre istituzioni ed è stato
sfiorato dalla strage di Milano, con i veri mandanti.
Ha
rischiato la pelle più volte e per sfuggire ai suoi nemici, per il
suo passato da spione, sebbene abbia sempre cercato di stare dalla
parte giusta, come gli suggeriva la coscienza, ha dovuto anche
nascondersi al mondo. Diventando uno di quei barboni che nemmenovediamo ai margini delle strade (e incrociando la sua strada con un
altro investigatore fiorentino, il commissario Bordelli di Marco
Vichi).
Questo ultimo
romanzo, “Quella vecchia storia” chiude probabilmente un ciclo,
iniziato nel 1938 e arrivato in questo romanzo alla primavera del
1970.
Smessi i panni dell’agente dei servizio, smessi i panni
dell’uomo di strada che aveva indossato in Francia e quando era
entrato nella comune dei ragazzi hippie a Firenze, col nome di
Marcel, ora Bruno Arcieri è solo un pensionato con una bella e
innamorata donna accanto Marie, che nella sua Firenze sta per
inaugurare assieme ai suoi amici una trattoria chiamata “Gli
spostati”, come un po’ si considerano questi ragazzi che l’ex
colonnello ha conosciuto alla “comune” di Firenze, persone fuori
dal normale, ma tutte unite dal desiderio di ripartire da zero e
lasciarsi alle spalle tutto.
Anche per Arcieri è
un modo per mettersi alle spalle un passato duro, di spie,
doppiogiochisti, di servizi deviati (o al servizio di altri poteri),
un mondo dove dovevi guardarti le spalle in ogni momento.
Ma il giorno prima dell’inaugurazione arriva un imprevisto, presagio che quel passato non ne vuol proprio sapere di tornare e dargli tormento. Qualcuno è entrato nelle cucine della loro trattoria e ha devastato tutto, sfasciando le bottiglie di vino e di olio. Non solo, sotto l’enorme frigo, Arcieri scopre il corpo di una persona, morta schiacciata.
Sotto c’era un corpo ripiegato su un fianco, con la testa schiacciata sotto il grande elettrodomestico. [..] Era uno sconosciuto sui sessant’anni, di corporatura robusta, con indosso una giacca dozzinale
Arcieri chiama
subito il maresciallo Guerra, l’amico carabiniere che l’aveva
aiutato nel passato, quando teneva sotto d’’occhio le persone
della “comune”: non c’è solo quella devastazione nella loro
cucina, Arcieri è preoccupato anche per l’assenza di Max, il
talentuoso cuoco che aveva conosciuto mesi prima nella villa nel
senese, quando era stato coinvolto in un’altra brutta faccenda
legata al suo passato.
Si tratta di una missione segreta chegli era stata chiesta dagli ex colleghi dei servizi in cui aveva
dovuto incontrare un agente americano, in possesso di segreti
importanti. Durante questa missione aveva incontrato Daniele, un suo
collaboratore al Sim fino al 1943, e soprattutto Nanette, la sua Mata
Hari, la bellissima donna che aveva usato come esca per carpire
notizie perfino dagli allora alleati tedeschi. Max lavorava e viveva
con loro ma né Daniele né Nanette conoscono molto del suo passato,
nemmeno il suo vero nome.
La preoccupazione di Arcieri peggiora
dopo le notizie che gli arrivano dalla nipote di una strana signora
dell’aristocrazia che da anni, affacciata dalla finestra della sua
casa, fa da angelo custode su quello che succede in quel pezzo di
Firenze che si affaccia su via de’ Bardi.
Chantal, la nipote
di questa baronessa con la passione del gioco, racconta di aver visto
Max uscire dai locali della trattoria circondato da cinque uomini che
non mostravano molta gentilezza nei suoi confronti.
Come mai quella
devastazione? E’ un messaggio contro Arcieri, per il suo passato o
forse, come farebbero pensare le cose, l’obiettivo era proprio Max.
Già, ma chi è Max?
L’unica cosa che Daniele, l’ex agente
che ancora si ostina a chiamare “capo” l’ex colonnello, sapeva
solo che aveva lavorato a Milano, nella trattoria della Pesa dove
aveva incontrato Ho Chi Minh. Da Milano arrivava anche il morto
schiacciato dal frigorifero: si tratta di un ex fascista poi
repubblichino, un picchiatore come tanti.
Per scoprire qualcosa di più su Max e sul suo probabile rapimento, Arcieri deve ricorrere alle persone a lui più vicine, Nanette e Daniele, un agente esterno del Sim (il servizio segreti militare ai tempi del fascismo), un agente ambiguo, che “apparteneva alla stessa razza del cuoco magico. Era fatto di specchi, di doppi fondi, di inganni, impastati con una forma assai singolare di lealtà”.
.. il fascino di Milano stava anche in quello: era allo stesso tempo un paesone della Pianura padana, un centro d’arte rinascimentale, una grande città ottocentesca, da cui spuntavano rovine romane imperiali, e ancora una metropoli
Il viaggio a Milano
assieme all’ex collaboratore riporta Arcieri dentro quel mondo
sporco che aveva conosciuto anni prima: qui incontra la ex moglie di
un fascista caduto in disgrazia che era a capo di una squadraccia di
picchiatori, “gli angeli vendicatori”.
Possibile che Max,
il misterioso cuoco dal tocco magico, fosse invischiato in quel
mondo? Era da queste persone che scappava, nascondendosi in quella
villa nella campagna senese dove Arcieri l’aveva incontrato?
Quel
viaggio nella Milano è un’occasione per rituffarsi nei tanti
ricordi del suo passato nei servizi, nel ricordo ancora doloroso di
Elena Contini, il suo grande amore. Il rammarico per averla lasciata
andar via, contro i suoi sentimenti. E poi il rammarico per come
aveva trattato Nanette, usandola come esca e poi abbandonandola al
suo destino a fine guerra, quando era caduta in disgrazia.
La
grande ipocrisia dietro quelle parole, servizi di sicurezza:
sicurezza si, ma in nome di quale paese? Per quale paese lavorava
quella parte dei servizi chiamati “deviati”, quel grumo di
persone che lavorava per interessi esterni, di poteri fuori dal
paese, magari di qualche alleato troppo pressante.
Il passato è una bestia cattiva, Bertini, che non vuole mai mollare. Quando crediamo che sia morta, torna improvvisamente a stravolgere i nostri pianiLa scoperta del segreto di Max, quella brutta e vecchia storia del suo passato, sarà l’ultimo colpo di scena di questo romanzo, che porterà Bruno Arcieri di fronte ad un dilemma: come giudicare il passato di una persona? Tutte le persone che ha incontrato in questa vicenda hanno, come lui, attraversato quegli anni bui della guerra, i mesi terribili della Repubblica di Salò, alcuni hanno dovuto cedere a compromessi per salvare la vita, altri solo perché non hanno avuto il coraggio o la forza di fare la scelta giusta. Come Arcieri nel 1943.
I protagonisti di questo romanzo, dove fa capolino anche il commissario Bordelli (e un giovane De Andrè), sono persone dal passato travagliato: di loro l’autore ne sottolinea le emozioni che vivono, l’ira, l’odio e il desiderio di vendetta o, dall’altro canto, la compassione. Senza distinzione tra buoni e cattivi, in fondo tutte vittime della Storia.
La scheda del libro sul sito di Tea
Il sito dell’autore Leonardo Gori
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