Nell'ultimo romanzo di Leonardo Gori "Non è tempo di morire", ritroviamo l'ex colonnello dei servizi Bruno Arcieri:
siamo nel dicembre del 1969, l'anno della sbarco sulla luna ma anche
l'anno della strage di Piazza Fontana, la bomba alla banca
dell'Agricoltura, il primo atto della strategia della tensione, della
destabilizzazione del paese per stabilizzarne la politica.
La bomba sarà al centro dell'indagine
personale che l'ex spione dovrà portare avanti a Milano: scoprire
se Antonio Arnai è veramente morto nella banca per l'esplosione
della bomba.
È un favore che fa anche per
l'amicizia con la contessa Nelli, che l'ha aiutato nel suo ritorno a
Firenze, ad aprire il ristorante assieme ai ragazzi della “comune”,
Simone, Berta, Angela, che l'avevano accolto quando era arrivato a
Firenze dalla Francia ..
“Arcieri e i due poliziotti, stretti nei loro impermeabili chiari, passarono davanti a due guardie e superarono ciò che restava della porta d'ingresso.Entrarono nella grande sala circolare, teatro della carneficina. Arcieri avvertì come prima cosa l’odore: calcinaccio e legno bruciato, misto a qualcosa che sapeva di morte.Ripensò, inevitabilmente, alle immagini di guerra: gli scavi nelle macerie dei palazzi abbattuti dalle bombe, le voragini nelle strade.Aveva letto i giornali, che non risparmiavano i particolari della strage neanche al pubblico più ampio.Ma il racconto dell'ispettore, che era stato tra i primi ad arrivare alla banca, subito dopo l'esplosione, comunicava un orrore diretto, lucido, senza veli. Il funzionario indicò sui muri le impronte dei poveri resti scagliati dalla forza immane dello scoppio”.
Nel corso della sua
vita ne aveva viste di scene drammatiche il colonnello: la guerra, i
bombardamenti, le morti per le rappresaglie dei nazifascisti. Le 12
persone morte per la bomba lo colpiscono nel profondo dell'animo,
molto più profondamente di quanto vorrebbe essere coinvolto. Tolta
la divisa, dismessi i panni della spia, Arcieri vorrebbe dire basta
con la guerra sotterranea, gli intrighi, le morti innocenti. Perché
Arcieri capisce che quella strage ha dietro qualcosa:
“Arcieri avrebbe voluto andarsene subito. Camminando sulla cenere pensava al volto sorridente di Marie, alle vesti colorate di Berta e agli sguardi senza ombre di Simone, di Alessandro, di tutti i ragazzi innocenti. Benché certe volte si fosse sporcato le mani, poteva ancora guardare negli occhi la gente comune, incrociandola per strada. In trent'anni di lavoro, aveva sempre cercato di essere giusto.Ma a un tratto gli parve di avere intorno a sé tutte e tredici le vittime e ognuna gli tirava la giacchetta, per dirgli che se anche non aveva fatto nulla, lui però sapeva: conosceva gli inganni che si nascondevano dietro le false informazioni dei giornali e della televisione, dietro i discorsi dei politici... La verità non era quella letta dagli speaker del telegiornale”.
L'interno della banca dell'Agricoltura a Milano, dopo l'esplosione della bomba il 12 dicembre 1969 |
E poi ci sono le carte della strage,
che un faccendiere, che è stato al servizio del Sim e poi del Sid si
è procurato, da una buona fonte, vicina agli americani. Carte che
raccontano una storia diversa dalla pista degli anarchici, di Pinelli
e Valpreda e del circolo della Bovisa.
“Erano fotocopie di documenti classificati, coperti dal segreto. Venivano certamente dalla borsa della spia. Quell’uomo non intendeva proprio mollarlo...[..]Quei pochi fogli, a chi sapeva leggerli, offrivano un quadro sconcertante.
Partendo da lì, si poteva arrivare senza dubbio a chi aveva messo la bomba, e perché. Chiuse gli occhi e pensò al proprio passato.Aveva attraversato fascismo e antifascismo, muovendosi da una palude a un’altra. Conosceva bene le cosiddette operazioni sotto falsa bandiera, ed era consapevole delle infiltrazioni di ogni tipo che avevano sempre afflitto i Servizi Segreti. Sapeva degli intrecci e delle servitù inconfessabili, un filo di sangue che legava il fascismo agli orrori della guerra e delle stragi. Sapeva del retroscena dei burattinai, aveva assistito ai giochi di potere, agli inganni e ai ricatti... Più di una volta ci si era sporcato le mani. Non avrebbe mai dimenticato, perché a lui non era concesso far finta di non sapere. Eppure, nonostante tutta la sua esperienza, quei documenti lo avevano sorpreso e ferito”.
Riuscirà Arcieri a
non farsi coinvolgere nelle trame sporche dei servizi?
E che ne sarà
della sua personale indagine a Milano?
Dopo “Il ritornodi Bruno Arcieri”, un altro appassionante capitolo della saga di
Leonardo Gori con protagonista il colonnello dei carabinieri Arcieri,
di cui abbiamo seguito la carriera, le indagini, il rischiare la
pelle da nemici insidiosi, dall'Italia alla Francia.
Qui trovate la
scheda del libro sul sito di Tea edizioni e il blog dell'autore fiorentino, Leonardo Gori.
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