03 giugno 2016

Sulle regole e sulle opere pubbliche

Como come Lodi: un'amministrazione che eredita un'opera pubblica che è diventata un vaso di Pandora e che assorbe risorse pubbliche. E che alla fine diventa una questione giudiziaria.
A Lodi era la mega piscina olimpica costruita da una società privata per cui il comune, per non farle perdere soldi, le avrebbe assegnato la gestione di una seconda piscina che rende bene.
Il reato ipotizzato è turbativa d'asta.
A Como l'opera pubblica che drena risorse è il mini-Mose sul lungo lago: opera nata male, trasformata poi nel muro della vergogna che l'amministrazione Lucini si è ritrovata tra le mano e che non ha voluto stoppare.
Si dovevano risistemare il lungolago (per colpa degli errori della giunta del centrodestra) e far continuare i lavori alla vecchia impresa: si sono sistemati i progetti senza fare un nuovo bando.
Tale Gilardoni avrebbe sistemato i problemi (in semi conflitto di interessi), nonostante l'ammonizione dell'ANAC di Cantone, autentico parafulmine per tutte le grane del paese.

Dai rimborsi per gli azionisti delle banche popolari, alla vigilanza sugli appalti per Expo.
Almeno sulla carta, visto che Cantone e Anac non hanno veri poteri per agire prima dei magistrati (che alla fine arrivano quando è tardi) né può intervenire per appalti sotto il milione.
Ne potremmo raccontare tante di storie come queste tirando dentro la metro C a Roma, i viadotti in Sicilia e l'Anas di Ciucci, gli appalti dati senza gara a Milano per Expo (e i costi che sono lievitati perché bisognava fare in fretta), l'eterno Mose a Venezia (e il ponte sullo stretto).

La lezione che abbiamo imparato da queste storie?
Che le regole quando danno fastidio, quando impicciano, possono essere interpretate. Finché non arriva la magistratura e allora si parla di giustizia ad orologeria (c'è sempre un'elezioni in Italia) e di magistratura che fa politica.
Che i controllori o non hanno tutti i poteri che servirebbero (Anac) o sono di fatto inutili (Consob, Bankitalia).
Che la classe politica, a cominciare dagli amministratori locali, non sempre si dimostra all'altezza della situazione.

Perché poi a furia di sprechi e progetti faraonici i comuni vanno a gambe all'aria e il costo poi ricade sui cittadini.
Forse anche queste sono questioni la cui soluzione attendiamo da anni, e che forse ci farebbero risparmiare più soldi del Senato non elettivo.

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