2 giugno 1946 – 2 giugno 2016: la
nostra Repubblica compie oggi 70 anni e ancora è lungi dall'essere
pensionata. Su Rai3 dopo Blob, in queste settimane è andata in onda
una trasmissione dove le ragazze del '46 raccontavano la loro prima
volta al voto.
Questo anniversario assume un
significato particolare: lo scontro sul referendum, che è
stato così personalizzato “o con me o contro di me”, dal
nascondere il vero significato delle parole chiave.
Costituzioni repubblicana.
Diritti sanciti dalla carta.
Cosa rappresenta per noi cittadini la
Costituzione e perché è così importante?
Perché gli assetti istituzionali sono
questioni che ci devono riguardare?
Quel 2 giugno 1946 tutti gli
italiani, le donne per le prime volte, poterono andare a votare
per esprimersi su Monarchia o Repubblica. Un diritto per tutti, senza
distinzioni di sesso e censo. Una volta non era così, non esisteva
suffragio universale.
E in Senato e alla Camera sedevano non
i rappresentanti degli italiani, ma di una parte molto limitata degli
italiani e che dunque difendevano i loro interessi
Ora che l'Italia era venuta a Roma ed era cominciato il periodo grigio dell'amministrazione, Trastevere aveva conservato un'alta temperatura politica. Faceva parte del 5 collegio elettorale, un collegio che andava a sinistra. In aiuto ai pochi che votavano si era costituita - come altrove - una vivacissima società di non elettori. La società diceva la sua sulla scelta dei candidati e li sosteneva se erano di suo gradimento.Similmente si comportavano i comitati cattolici che registravano invece invece il grado di religiosità dei futuri parlamentari. Questi organismi sorgevano perché la legge consentiva il diritto di voto a meno del 3% della popolazione. Gli elettori erano selezionati in base al censo: votava chi pagava un minimo di tasse ed aveva un titolo di istruzione. Ancora nel 1882, la riforma elettorale voluta dalla sinistra, andata nel frattempo al potere, estendeva la fascia degli elettori al 9% soltanto della popolazione.Queste leggi furono responsabili del qualunquismo degli italiani e della loro indifferenza verso lo Stato e i suoi ordinamenti. Tutti potevano giudicare l'ingiustizia della disparità perché, in occasione del plebiscito, quando si doveva decidere se ammettere o meno al Regno le provincie via via liberate, al voto erano ammessi tutti, ricchi e poveri, istruiti e ignoranti. Ora che si dovevano scegliere amministratori capaci, pochi erano ritenuti degni di esercitare questo diritto.I sicari di Trastevere - Roberto Mazzucco pagina 87
Nella nostra carta
sta scritto che la sovranità appartiene al popolo: in che modo ciò
potrà ancora accadere se continua il distacco tra palazzo e
cittadini, se altri pezzi delle istituzioni pur mantenendo delle
funzioni pubbliche, non sono più eleggibili?
In che modo si
eserciterà quel controllo sui rappresentanti e questi, una volta
scelti o nominati in Senato (non si capisce come, ancora) a chi
risponderanno? A chi li ha scelti e mandati a Palazzo Madama o alle
regioni?
Chiaro che non
tutti gli organo dello Stato possono essere elettivi, ma qui stiamo
parlando di un diritto tolto, in nome di un presunto diritto dovere
alla stabilità di governo.
Senza più i giusti
contrappesi.
Le donne del '46,
come tutti gli uomini, senza distinzioni di censo, quel 2 giugno 1946
andarono a votare e poterono esprimere la loro scelta.
Anche questa è
democrazia.
Tutto il resto, la
parata, le celebrazioni, sono solo la facciata. Tutto bello, che magari ci renderà orgogliosi per un giorno, ma che non tocca la nostra vita di tutti i giorni.
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