Prologo
Che volete che vi dica?
La storia è tutta qui: Benjamin era
il Fuoco, Frank il Calabrese la Terra, Meyer l'Ebreo l'Acqua e
Chiarlie .. bé, Charlie era un gran figlio di puttana.
Forse un giorno li useranno come libri
di testo, i romanzi di Simone Sarasso, dove la Storia e i
grandi Personaggi (scritti con la maiuscola) vengono raccontati in
modo romanzato ma senza inventare nulla, o quasi. Romanzi dove si
entra dentro le storie e le persone andando a rivoltarle come un
calzino.
Premesso ciò, occupiamoci di questo
nuovo romanzo, “Da dove vengo io”, che inaugura una nuova
serie sulla storia criminale dell'America nel secolo scorso: quando
cioè l'America accoglieva tutti i disperati dal vecchio continente
che avevamo almeno in tasca i soldi per un biglietto per la terra
promessa. La terra delle opportunità. Italiani del nord, del centro
e del sud. Polacchi, tedeschi, irlandesi, ucraini, russi.
Cristiani, protestanti, ebrei.
È ambizioso il progetto di Sarasso
ma non potrebbe essere altrimenti, per uno scrittore che ha
raccontato la storia oscura dei nostri anni 60 “Confine di Stato”,
70 “Settanta”, fino agli anni 90 con “Il paese che amo”:
in questa nuova serie si racconteranno i cento anni (come l'augurio
che si dava a chi si imbarcava sui bastimenti, “cento anni...”)
della storia americana raccontati attraverso le storie di quattro
ragazzini, italiani ed ebrei, che dalle strade del Les vollero
diventare i re di New York.
Il
titolo “Da dove vengo io” si riferisce anche a
questo, dai luoghi da dove arrivano queste persone: dalla miseria,
dalla fame, dai soprusi (anche religiosi, se ricordiamo i pogrom
antiebraici da parte dell'esercito zarista). Ma c'è anche un
richiamo al quartiere che accoglierà queste persone appena sbarcate
nella terra delle opportunità, dopo i controlli ad Ellis Island,
dove questa marea di persona veniva vagliata una per una, come bestie
che non dovevano avere difetti. Il quartiere del Lower east side, o
Les, nella grande mela, la città che non dorme mai.
Quartiere che è anche un campo di
battaglia: irlandesi (“micks”) contro italiani (“paisà”), e
contro gli ebrei.
Quartiere che vede crescere una nuova
generazione che porta cognomi stranieri ma che non ha alcuna
intenzione di fare la vita di fatiche dei primi immigrati, a morire
dentro le fabbriche per pochi spicci.
Loro, alle nuove opportunità
dell'America, ci credono veramente e faranno di tutto per integrarsi
in questa nuova terra, cambiando perfino nome.
“In America siamo tutti uguali perché
non frega a nessuno se sei diverso..”
Andiamo a conoscerli: il primo di
questi è Charlie
Luciano (detto Lucky, per essere sopravvissuto al vaiolo),
nato Salvatore Lucania:
Scena 1.1SalvatoreA Lercara la terra è gialla e odora di piscio.Lercara Friddi, il cacatore del demonio.Settanta chilometri a sud di Palermo, ma chi l'ha vista mai Palermo?A Lercara ci stanno le zolfare e niente altro. Ci sta fatica, se ne vuoi fare.Oppure le fame: quella ci sta sempre. E' grassiamoredei.
Dalla Calabria veniva Salvatore
Castiglia, che cambiò nome in Frank
Costello e che in America arrivò col vestito da marinaretto, un
regalo del re in persona.
Scena 1.2Frank«Che vai dicendo?» Maria ha la fronte bassa, una testa di capelli e forcine. La pelle d'oliva.«Il ragazzino, bella signora. Meglio che tu principii a chiamarlo frank! Là dove vai tu, Francesco mica lo sanno dire.»Il marinaio è di bocca buona. Bella, Maria non lo è mai stata; neppure da ragazzina. Figurati dopo sei figli.Fiera, quello sì: «Ma fatti gli affari tuoi, rattusu. E vedi di remare bene che ce ne finiamo al largo .. Francesco non ti sporgere a mamma.»Francesco ha cinque anni, e il vestito alla marinara come un signorino vero.«Frank» dice a voce bassa, si rigira quel nome nuovo sul palato e gli piace assai. Decide all'istante che, nel posto dove andrà a vivere, sarà tutto diverso.
L'origine di Benjamin
Siegel non è chiara: se dall'Austria o dall'Ucraina.
Scena 2.2BenLa prima cosa di cui tutti parlano, quando Benjamin Siegel viene al mondo, sono le sue palle.«Enormi!» sentenzia Jennie, che in vita sua ne ha visto qualche paio. Ma di certo non tanto grandi.
Infine il piccolo
Meyer Lansky, scappato con la madre dalla Polonia occupata dallo
zar, dalle botte e forse dalla morte. Per arrivare nel Les e scoprire
come fare fortuna col gioco, agli angoli delle strade:
Scena 3.3MayerMayer ha paura.Ha quattro anni o forse cinque, e stringe forte la mano del nonno.«Tieni gli occhi bassi» dice il vecchio. «Qualunque cosa succeda, non ti fermare.»Mayer non si ferma e continua a camminargli appresso, stretto stretto alla mano ossuta.Vicinissimo a quelle gambe secche e forti.Un passo dopo l'altro, finge di non sentire le urla dietro le spalle.Finge che la casa sia vicina.
Meyer e il nonno vivono a Grodno, Polonia settentrionale. E l'inverno è duro da queste parti.Sono ebrei, come un sasso di gente qui al villaggio. Ma, a differenza degli ultimi arrivati, Mayer e il nonno non sono in fuga.
Cioè, non ancora.Da quando Nicola II è il nuovo Zar, i cosacchi fanno quello che vogliono....
Salvatore
Lucania è quello del ramo protezione: vuoi girare tranquillo nel
quartiere, senza avere rogne dagli irlandesi? Rivolgiti alla banda
dell'italiano, e non avrai problemi.
Meyer
decide che studiare serve a poco, per uscire dalla miseria, meglio
sfruttare le sue doti nel gioco, la sua capacità nell'osservare i
giocatori e i chi gestisce i banchetti. E tirar su un bel po' di
dollari.
Ben
Siegel si è fatto un nome sia nel ramo riscossioni che in quello
delle rapine, con alterne fortune.
Infine
Frank, che vorrebbe sposare la ragazza dei suoi sogni ma la legge
arriva prima e lo schiaffa in galera.
Naturale che questi ragazzi siano
destinati ad incontrarsi, a rispettarsi (perché ciascuno vede
nell'altro la stessa determinazione nel farcela) e, infine, nel
mettersi assieme. Italiani ed ebrei. “Che ve lo dico a fare ..”
Si gettano in tanti affari, i ragazzi:
le bische, le scommesse, il recupero crediti, la protezione.
Ma il salto di qualità, quello che gli
fa guadagnare tanti (e quando dico tanti, dico veramente tanti)
avverrà grazie al Volstead act, ovvero la legge che proibisce la
produzione e la vendita di prodotti alcoolici.
Il
proibizionismo: è il 17 gennaio del 1920 quando mentre
l'America va a bocca asciutta, i ragazzi mettono in pista un bel
traffico illegale di buon distillato inglese, grazie al magnate
Arnold Rothstein e i suoi contatti coi produttori inglese da una
parte e il bel mondo dell'Upper side, tanto bisognoso della bumba.
Ma tanti soldi diventano un impiccio,
se non sai come investirli: mica li puoi dichiarare .. Metterli in
banca? No, e se qualcuno arriva e te li ruba? Tenerli nascosti?
L'idea arriva, sempre a Luciano e
Meyer, con
l'invenzione del riciclaggio: prestare soldi a piccoli
artigiani, esclusi dal giro dei prestiti bancari e, in caso di
mancata restituzione dei soldi, rilevare pezzi dell'azienda.
Diventare puliti, rispettabili.
In pochi anni i quattro ragazzi che
vollero farsi re si sono dati una ripulita: niente pezze al culo, ma
scarpe bicolore, borsalino in testa e addosso un doppio petto rigato.
Persone rispettabili, eleganti, che
sanno come divertirsi e sanno quali ingranaggi oliare per far
continuare gli affari: nella polizia, in municipio, tra gli agenti di
quartiere.
Ma sono anche persone spietate che non
si fermano di fronte alla violenza: quando qualcuno si mette di
traverso, vuole fare la spia, cerca di sbarrargli il passo, sanno
come toglierlo di mezzo. Con le pistole, coi coltelli, con le mazze..
“Hai capito come?”.
Siamo negli anni venti e ancora non è
arrivata la grande crisi e la depressione: tutto va a gonfie vele e,
alcool e droghe a parte, nulla può fermare gli affari di Luciano,
Lansky, Siegel e Castello.
Nuove opportunità si aprono
all'orizzonte, mentre Lindbergh attraversa l'oceano, Hitler diventa
famoso in Germania e Valentino muore gettando nello sconforto le sue
fan.
“Il futuro è un fumo giallo in odore di santità.Il futuro: una goccia di sangue nero in un oceano di vaniglia.”
Che aggiungere, ancora? Buona lettura
del “game of Thrones della mafia americana”.
Altri spunti per la lettura
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