Nella giornata di silenzio elettorale,
sto seguendo con interesse la discussione ad Omnibus
dove si parla di sport e grandi eventi.
Pare
che in Brasile per
completare le grandi opere necessarie per le prossime olimpiadi, si
stia invocando lo stato
di calamità per poter agire in emergenza.
Con tutti i rischi che noi italiani,
dopo Expo, conosciamo bene.
Organizzare i grandi eventi porta bene
al paese che li ospita?
A Londra si è rifatta la città e si
sono organizzare delle Olimpiadi spettacolari.
Ma ad Atene l'indebitamento è stata
anche concausa del default del paese.
In Francia gli europei oltre ad essere
una bella vetrina, porteranno un aumento di pil di qualche decimale.
Ne vale la pena?
In Italia i grandi eventi hanno portato
spesso a debiti e impianti lasciati a metà: a Torino per i mondiali
di sci, a Roma per i mondiali di nuoto con Alemanno per arrivare a
Italia 90 organizzata dall'omonimo dell'attuale sponsor delle
olimpiadi a Roma.
So cosa risponderanno quelli favorevoli
a questi grandi eventi: che abbiamo otto anni, che c'è tempo per
organizzare queste olimpiadi, i posti di lavoro (si vabbè..) per
far crescere una nuova classe dirigente ..
Peccato che dietro queste olimpiadi non
ci siano facce nuove (Malagò, Caltagirone, lo stesso Montezemolo).
Che per lo stesso Expo abbiamo sprecato anni per decidere a chi dare
le poltrone.
Finché all'orizzonte non vedremo gente
nuova, prima di imbarcarsi in un'avventura del genere sarebbe bene
almeno coinvolgere la popolazione, per tempo, prima di presentare la
candidatura.
E poi, come racconta Oliviero Beha,
sarebbe il caso di iniziare a discutere di contenuto e contenitore.
Cosa sono diventate le Olimpiadi e i grandi eventi sportivi?
Sono un contenitore per soddisfare gli
appetiti speculativi di pochi, le ambizioni politiche dei politici
che campano su nastri tagliati e inaugurazioni.
E il contenuto? Lo sport che fine ha
fatto?
I casi di doping mondiale ci raccontano
di una realtà diversa, dal maratoneta Schwazer all'intera squadrarussa, che è stata invitata a non presentarsi a Rio.
Non è più sport. E' una calamità.
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