15 novembre 2022

Le strade oscure di Andrea Fazioli


 

Era quasi la fine di novembre. L’orologio segnava le ventuno e diciotto. Due viaggiatori scesero dal treno: una ragazza e un uomo sui cinquanta. Un nevischio sottile, trasportato dal vento, pungeva la faccia e le mani. L’uomo rabbrividì e affrettò il passo finché imboccò le scale. Aveva gli occhi appannati. Davanti a lui la ragazza parlava al telefono.

Le strade oscure che danno il titolo a quest’ultimo caso dell’investigatore Elia Contini sono quelle della mente umana. La scoperta di quanto il male possa essere vicino a noi, quasi a portata di mano, potresti toccarlo. Non importa che tu sia una brava persona, una persona “normale”, come tante, una famiglia, una figlia, un lavoro di pendolare.

Ma sono anche le strade oscure del destino, che mette le persone dentro situazioni forse più grandi di loro, portandole di fronte all’abisso, di fronte alla rivelazione della male, della cattiveria, del crimine.

Ne sa qualcosa Elia Contini, investigatore privato che lavora in quella zona di confine tra Como e la federazione svizzera, una vita ritirata nella sua casa nei boschi a Corvesco, vicino Lugano, una passione per gli animali del bosco come le volpi, una fidanzata con cui ancora non ha deciso se trasformare la sua relazione in qualcosa di “normale”.

«Grazie» mormorò il cliente nella penombra.
«Si figuri. Allora, signor Magni…»
 
«La prego, mi chiami Ernesto.» «Allora, signor Ernesto…»

Un giorno si presenta nel suo ufficio, vicino al lago di Lugano, un cliente che gli racconta la sua storia anzi, il suo incubo: il signor Ernesto Magni, dopo anni di lavoro da insegnante, ha dovuto re inventarsi un lavoro diventando pendolare verso la Svizzera, come bibliotecario prima e come custode di un palazzo. Una sera, nel sottopassaggio della stazione di Caldonazzo, si trova a pochi metri da una ragazza, uno dei tanti volti che diventano familiari sul treno. In quei pochi secondo Ernesto immagina di compiere una violenza contro questa ragazza, uno di quelli più ignobili, per cui scatta il disprezzo della società. Un crimine quanto più distante dalla sua indole, dal suo carattere, dalla sua natura.

Ma se l’uomo l’avesse bloccata contro il muro del sottopassaggio? La distanza annullata, i corpi l’uno addosso all’altro.

Ernesto aveva confidato a poche persone, tra cui la moglie da cui si era separato, quel suo momento di violenza, quella “visione morbosa” che aveva fatto sorgere in lui delle sensazioni che l’avevano spaventato, “espressione di potenza, di rabbia cieca”. Ma Passati alcuni mesi scopre, leggendo un articolo di cronaca sul giornale, che quel crimine è stato veramente compiuto. In quella stazione, proprio contro quella ragazza, Alice, che incrociava tutti i giorni sul treno.

Era la realtà. Ma sembrava un incubo. Era terrorizzato. Era successo davvero ciò che lui aveva immaginato [..]
E se… E se fossi stato io?
La persona che si trova davanti è un uomo dilaniato da dubbi, quasi filosofici, sul male e sulla vera natura delle persone. Essere stato ad un passo dal fare una scelta che avrebbe cambiato per sempre la sua vita e quella di un’altra persona, fa di me una persona malvagia?
Ad Elia Contini chiede di indagare, discretamente, su quanto successo a Caldonazzo, sulla violenza subita da quella ragazza, Alice. Anche perché nel frattempo a lui è successo qualcosa, un crimine reale questa volta: sul treno qualcuno gli ha rubato il portafoglio.
Con un certo scetticismo, Elia comincia la sua indagine, andando anche a chiedere la consulenza di un ladro vero, Gianni Morselli detto il morsa, un suo amico, per capire chi possa esserci dietro il furto. E andando anche a fare qualche domanda, molto discretamente, ad Alice, la ragazza del treno, che,
come tutte le vittime di violenza, deve fare i conti con quella domanda, “perché a me?” e con la paura di non riuscire più ad uscire e tornare alla vita di prima.

Nonostante l’inconsistenza del caso, Elia si appassiona alla storia: lo incuriosisce prima di tutto questa persona, Ernesto, una persona normale, che si era separato dalla moglie e che inviava alla figlia Vera delle lettere scritte a mano dove si parlava di animali fantastici.

Colombi e serpenti
Cara Vera, ho letto in un vecchissimo libro la storia di un albero che si chiama Peridexion.

Una sera riceve una telefonata dalla ex moglie Liliana, che da una svolta improvvisa a tutta la storia di questa indagine, che fino a quel momento riguardava solo le paure di un uomo e un portafoglio

«Che cosa gli è successo?» «È morto.» La voce si spezzò. «Mi scusi… è successo tre ore fa…»
Ernesto è morto, finito sotto un treno sotto cui si sarebbe gettato. Un suicidio, dunque, causato dalla sua depressione. Ci sarebbe anche una lettera inviata alla moglie pochi minuti prima di quel gesto..
Ma forse non è così: Elia intravede dietro quella soluzione, semplice, tante piccole crepe. Una persona che avrebbe fatto visita ad Ernesto quella sera, un computer che non si ritrova. E poi quella telefonata che gli aveva fatto, il giorno prima, dove avrebbe spiegato tutto ad Elia. Ma tutto cosa?
Forse qualcosa che riguarda delle brutte storie in cui Ernesto si era imbattuto in Svizzera, nel palazzo dove cui lavorava. Imprenditori con pochi scrupoli che sfruttano le fragilità dei frontalieri, politici sotto ricatto fino ad arrivare alla criminalità organizzata.

Ernesto è stato ucciso perché aveva scoperto qualcosa di importante in questi brutti affari, nella Svizzera dei cantieri e dei soldi che girano e che attirano anche brutti interessi?
Oppure perché aveva fatto domande, aveva lanciato un sasso nello stagno e le acque fetide di questo stagno lo avevano inghiottito?

Questo giallo si muove in un clima di sospensione tra realtà e magia: c’è l’indagine, un morto, altri episodi di violenza (che toccheranno Elia molto da vicino). Ma c’è anche un’aria di magia che emerge dalle pagine (e cos’è il giallo se non la rivelazione di un mistero?): non sono solo gli animali fantastici, l’Anguilla solare, il Grilly, il Buiardo … c’è anche un vecchio solitario, Giona, che dopo una vita passata nel deserto si è ritirato nei boschi, lontano dal mondo

«A volte il mondo si vede meglio da fuori» disse Giona. Contini ebbe un sussulto. Aveva pensato ad alta voce?

Cosa vuol dire vedere il mondo da fuori? Forse a vedere il mondo con occhi diversi e a trovare il bandolo di questo mistero. Il mistero del povero Ernesto. Un mistero che parla di amore ma anche di attenzioni morbose.

«..Devi stare in mezzo a queste cose. In mezzo alle persone e agli animali immaginari.»
«E credi che servirà?»
«A volte le cose si rivelano nella maniera più impensata.» Giona

La scheda del libro sul sito di Guanda

I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

Nessun commento: