La popolazione non deve farsi prendere dal panico
Per alcuni non è stata una sorpresa, l’arrivo di questa pandemia, non più di quanto possa esserlo il sopraggiungere di un evento tristemente ineluttabile. Mi riferisco agli esperti di malattie infettive. Per decenni lo avevano visto avvicinarsi, come un puntino scuro all’orizzonte nelle pianure del Nebraska che procedeva rombando verso di noi con velocità e forza incalcolabili, come un tir carico di polli o di acciaio andato fuori controllo. Sapevano che l’agente della prossima catastrofe sarebbe stato quasi sicuramente un virus.Non un batterio come nel caso della peste bubbonica, non qualche fungo mangia-cervello, e nemmeno un protozoo complesso del genere che causa la malaria. No, un virus – e più precisamente un virus «nuovo», non del tutto sconosciuto, ma da poco identificato come contagioso per gli esseri umani. Ma se era inedito per l’uomo, da dove poteva arrivare? Bella domanda. Tutto viene da qualche parte, e i nuovi virus umani vengono dagli animali selvatici, a volte per il tramite di un animale domestico che funge da intermediario. Questo tipo di passaggio da un ospite non umano all’uomo è noto come spillover.
Come tanti italiani
ho vissuto la pandemia causata dal virus Sars-Cov2 seguendo con un
certo interesse le trasmissioni dove virologi, infettivologi, medici,
raccontavano la loro versione della storia. Quello che è avvenuto in
Italia e nel mondo, a partire dal gennaio 2020 (e che ancora non è
finito), è qualcosa che allora pensavamo essere inconcepibile: una
pandemia mondiale, persone chiuse in casa e impossibilitate ad
uscire, una malattia che pensavamo essere così lontana e che invece
che in Italia del nord ha fatto così tanti morti da dover essere
portati via coi camion militari. Come è stato possibile?
Tutti
ci siamo fatti le stesse domande: da dove arriva questo virus, come
ha potuto contagiare il mondo intero? Come abbiamo potuto
sottovalutare il rischio di una nuova pandemia?
Perché è
partito dalla Cina, da quella città in particolare? Come mai ha
fatto così tanti morti in Italia e in particolar modo, nell’Italia
del nord. Soprattutto, la domanda più importante: che succederà
adesso, possiamo dimenticarci della pandemia, il virus ha finito di
essere un problema per le nostre vite?
Sono domande ancor
più importanti adesso, perché (specie da parte dei governi attuali)
è tanta la voglia di mettersi tutto alle spalle, dimenticarsi dei
morti, dei lutti, dello strazio delle famiglie che nemmeno hanno
potuto lasciare un ultimo saluto ai loro parenti colpiti da questa
malattia, il Covid19, un nemico che non si vede. Da una parte c’è
l’allarme, oggi, in queste ore, per le notizie dalla Cina,
dall’altra il governo italiano di destra ha emanato norme che
strizzano l’occhio ai novax.
Ecco: questo libro ha
risposto a tante delle domande di cui ho parlato sopra,
accompagnandomi in un mondo che non conoscevo affatto, il mondo degli
scienziati, dei ricercatori, che ogni giorno hanno a che fare con
questi strani esseri non viventi, chiamati virus.
David
Quammen non è un medico, alle spalle non ha una formazione
scientifica ma piuttosto una letteraria: grazie a questo l’autore
si sforza, nel corso del racconto, di rendere comprensibili a tutti
concetti complessi come la proteina spike (quella specie di corona
che rende i coronavirus così unici), la differenza tra un virus,
vivo dentro un animale oppure la sua sequenza dei suoi genomi. Come
mai questo virus è stato così “bravo” ad attaccarci e a
diffonderci da uomo a uomo? Quammen riesce a spiegare concetti
apparentemente complessi come “sito di scissione della furina”
e il “il dominio di legame del recettore Ace2”,
due caratteristiche che hanno
reso il sars-Cov2 così tristemente famoso.
Se interessa, potete
approfondire le vostre conoscenze leggendo l’articolo
“The Origins of Sars-CoV-2. A critical Review (16
Settembre 2021)”.
L’autore
ha impiegato questi mesi di pandemia per andare ad intervistare, a
volte di persona a volte via internet, medici e scienziati che, sin
da subito si son attivati dopo le prime segnalazioni su queste
“strane” polmoniti
a Wuhan di pazienti legati a vario modo col mercato ittico.
Il
primo sequenziamento, la scoperta che si trattava di un “coronavirus”
(un nome che per la maggior parte della popolazione non voleva dire
nulla); la pubblicazione della notizia sul sito ProMED da parte di
Marjorie
Pollack – deputy editor- a fine dicembre 2019; la pubblicazione
della sequenza del genoma (lunghe stringhe di lettere che
identificano il codice RNA del virus) sul sito Virological
a gennaio 2020 da parte Eward Holmes e altri in modo che tutta la
comunità scientifica potesse attivarsi, fino alla segnalazione
arrivata all’OMS il 7 gennaio da parte del CDC cinese.
Si
scelse di non allarmare la popolazione, in Cina come nel resto del
mondo (qui in Italia mancavano poi dispositivi e perfino un piano
pandemico aggiornato).
Quello che è successo poi è noto
a tutti:la crescita esponenziale delle infezioni, la scoperta degli
asintomatici, le morti e le persone lasciate sole in casa senza cure
perché non c’era posto negli ospedali, presi d’assalto, le
persone intubate e medici e infermieri costretti a turni massacranti
per gestire questi malati.
Eppure i segnali c’erano tutti, a
volerli vedere: l’autore, ancora una volta andando ad intervistare
diversi esponenti della comunità scientifica, racconta la storia
delle precedenti epidemie causate da coronavirus, dalla SARS alla
MERS, passando per Ebola e Marburg.
I coronavirus hanno questo
di speciale: sanno mutare velocemente per adattarsi a nuove
condizioni ambientali (è insito nel fatto che sono strutture basate
su RNA, meno stabile rispetto al nostro DNA), sono presenti in natura
all’interno dell’organismo di tanti animali selvatici, non solo i
pipistrelli, ma anche zibetti, procioni e i cervi in nord America.
Sanno combinarsi tra loro, impiegano anni per compiere le loro
mutazioni e sono proprio queste che ne hanno aumentato la loro
pericolosità. Per studiarli, equipe di scienziati, come quelli della
dottoressa Zhengli Shi, sono andate a raccogliere campioni di feci e
di sangue dai pipistrelli nelle miniere, in Africa come in Cina,
nella famosa miniera di Majiang, dove nel 2009 è stato ritrovato un
campione di virus al 96% simile a quello della Sars: era una scoperta
che doveva far drizzare le antenne a tutto il mondo e ai decisori
politici. La fuori, in natura, la stessa natura che stiamo
antropizzando, c’è un virus trasmissibile all’uomo senza
passare per altri esseri intermedi, “tenetevi pronti”,
per un prossima pandemia.
In
quella grotta era stato trovato il famoso campione 4991 da cui era
stato ricavato il genoma catalogato come RATG13,
al 97% simile a quello del Sars-Cov2: questa scoperta ha fatto
nascere tante polemiche sull’origine del virus, un argomento su cui
Quammen è tornato più volte nel libro.
Nonostante il lavoro
della commissione dell’OMS andata a Wuhan nel 2021 non sia stato
esaustivo (per la poca collaborazione delle autorità cinesi), non
esistono prove che il Sars-Cov2 sia uscito da un laboratorio a Wuhan
o che sia stato creato di
proposito a partire da altri virus di tipo corona.
È proprio
l’alta capacità di Sars-Cov2 (vi ricordate ancora il sito di
scissione e il dominio di legame della furina?) a far propendere
verso una origine “naturale”
della pandemia: sarebbero servite troppe prove, con tanti errori
intermedi, affinché in laboratorio si potesse arrivare ad un virus
così aggressivo e con questa capacità di aggredire le nostre
cellule.
Quammen fa anche chiarezza su cosa significhi fare
esperimenti di Gain of function
sui virus, un argomento molto controverso anche nello stesso mondo
scientifico, spiegando come il lavoro fatto a Wuhan, a partire dalla
Sars, non avesse come obiettivo creare un nuovo virus più potente.
L’autore usa la metafora dei “leopardi di Mumbai”,
che potremmo clonare in laboratorio ma non per questo avremmo
generato una nuova specie di leopardo.
È
molto probabile che l’origine della pandemia si trovi a Wuhan in
quel mercato ittico, smobilitato dal governo locale il 1 gennaio,
dove si vendevano anche animali selvatici vivi macellati al momento.
Wuhan è anche un nodo nevralgico per il sistema dell’alta velocità
in Cina, che passa proprio per questa città da 11 milioni di
abitanti: quante persone sono passate di qui nei giorni di festa del
capodanno
cinese?
Il vero imbarazzo per il governo cinese – spiega
Quammen – potrebbe essere proprio il traffico di animali selvatici,
proibito per legge dal 2014 ma ancora diffuso almeno in quei mesi (e
tollerato dalla polizia in quanto costituiva un giro d’affari da 75
miliardi di dollari l’anno): da quegli animali, il pipistrello o
forse un altro animale “serbatoio” sarebbe avvenuto il salto, lo
spillover, verso l’uomo. Se volete approfondire il punto, leggetevi
l’articolo
“The Huanan Market Was the Epicenter of Sars-CoV-2 Emergence,
(26 Febbraio 2022)”
Ci
siamo fatti cogliere impreparati: questa la sensazione che emerge
leggendo questa caccia al virus. Quando abbiamo chiuso le città e le
regioni, qui in Italia, era ormai troppo tardi: il lockdown che
ancora oggi in molti considerano una scelta inutile (dimenticandosi
dei mille e passa morti al giorno) fu in realtà una scelta tardiva
(su cui grava anche il peso dell’industria del nord) che costò le
migliaia di morti (legati a loro volta all’alto inquinamento
dell’aria nelle città della pianura padana e probabilmente anche
al tema delle infezioni
ospedaliere per i batteri resistenti agli antibiotici).
Oltre
al virus c’è anche il fattore sociale a pesare sulle pandemie: gli
appelli a non fermare le città, la scelta di far giocare la partita
Atalanta Valencia a San Siro il 19 febbraio, la decisione di non
bloccare le festività cinesi nel gennaio 2020 ...
Ma non è
solo questo: ci siamo fatti anche incantare dalle “magie” per
curare il covid.
Il virus non se ne è andato da solo, con
l’arrivo del caldo, come predisse l’ex presidente Trump, sponsor
delle cure con idrossiclorochina
(era stato ben consigliato dai suoi guru, tra cui Elon Musk). Quammen
spiega anche l’inefficacia della teoria “dell’immunità di
gregge” inseguita tra gli altri dal governo di Boris Johnson: non
si arriverà mai, con questo virus, ad una immunità di gregge, per
la sua grande capacità di mutare e di ricombinarsi.
Sui
vaccini, il libro ha il
grande merito di raccontare due cose: rispetto al passato, c’è
voluto meno tempo da parte delle aziende farmaceutiche per produrre
vaccini ad mRNA (RNA messaggero) perché si è partiti dal lavoro
fatto sui precedenti “coronavirus”, i responsabili delle epidemie
di SARS e della MERS.
L’autore stigmatizza poi la disparità
vaccinale nel mondo: nel giugno 2021 solo l’1% della popolazione
nei paesi poveri aveva ricevuto almeno 1 dose del vaccino. I
tentativi di portare il vaccino anche a questi paesi sono falliti sia
per le difficoltà materiali nel trasportare le dosi che devono
essere conservate a basse temperature, sia per l’egoismo dei
governi e delle grandi case farmaceutiche.
Un mondo asimmetrico,
per quanto riguarda le vaccinazioni, è un mondo dove il virus
continuerà a proliferare, generando nuove variazioni potenzialmente
più pericolose, sebbene magari meno letali.
Non
è la magia quella che ci salverà da questa e dalle prossime
pandemie, ma la scienza. La scienza che non sempre è portatrici di
certezze, quelle che magari pretenderebbe il decisore politico.
Scienza che è la somma di tante visioni, perché il nostro sapere è
frammentato: “nessuno sa tutto”
è il titolo dell’ultimo capitolo:
La realtà a tutto tondo può essere colta solo sommando prospettive disparate. Il discernimento della verità – o meglio della verità perché è una parola troppo imperiosa e sospetta – deriva dall’ascolto di molte voci. Prendiamo l’esempio della nostra pandemia. Abbiamo bisogno di ascoltare molte voci, e abbiamo bisogno di aiutarci l’un l’altro a capire. [..]
Una cosa è certa, credo, in mezzo al turbinio delle nostre incertezze. Il Covid19 non sarà l’ultima pandemia che vedremo nel ventunesimo secolo. Probabilmente non sarà la peggiore. Ci sono molti altri leopardi del Mumbai. E ci sono molti altri virus spaventosi nel luogo d’origine del Sars-Cov2, qualunque esso sia.
La scheda del libro sul sito di Adelphi
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