26 dicembre 2022

Anteprima inchieste di Report – la guerra in Ucraina, gli impatti a Mosca e nelle città

Report non si ferma nemmeno nelle vacanze di Natale (per chi le fa): d’altronde nemmeno la guerra in Ucraina, quanti ne stanno approfittando speculando sul gas, sulle materie prime e sulle scommesse. Ma forse da questa guerra potremmo imparare a come gestire (meglio) le economie circolari nelle nostre città per risparmiare sui consumi e sui rifiuti.

La exit strategy dai rincari di energie

Non c’è solo un costo in termini di vite umane: anche noi italiani, pur essendo ufficialmente in guerra, paghiamo un prezzo. La exit strategy – racconterà il visionario servizio di Michele Buono potrebbe trovarsi nelle “miniere” nascoste nelle nostre città: possiamo rimettere in circolo metalli preziosi e ridurre la co2 nell’ambiente. La nuova frontiera dell’economia circolare è questa, sta a noi non perdere anche questa opportunità, perché le città le abbiamo create noi, spiega il giornalista di Report nel servizio, abbiamo smesso di essere branco, ci siamo aggregati e abbiamo creato ricchezza, conoscenza, diritti e mestieri nuovi. Le città prendono le risorse dal pianeta, energia e cibo, e restituiscono scarti e inquinanti: allora sono un problema le città? No perché la soluzione è nella dimensione urbana. Ma la città contiene due miniere che non si esauriscono: gli scarti che produce e il sapere per dargli valore e risolvere i problemi. Report è andata in Umbria, a Foligno: non ci sono giacimenti di gas qui, eppure si produce metano.
“La casalinga di Foligno qui non si rende conto ” spiega a Report Davide Ministro responsabile impianto Asja Ambiente “che cucina gli spaghetti di oggi con quello che ha buttato ieri e si chiude il cerchio.” I rifiuti sono la ricchezza e il cerchio si chiude qui in uno stabilimento per la produzione del Biometano che produce circa 4ml di biometano l’anno, il che vuol dire far riscaldare e far cucinare circa 3000 famiglie o far muovere circa 600 automobili.
In Italia abbiamo 15 impianti come questo che producono più o meno 100ml di metri cubi di biometano l’anno, meno di un impianto a regione, potremmo fare di più, sfruttando tutte le miniere urbane. E sfruttando anche gli scarti degli impianti di energia elettrica come fanno all’Iren nella centrale di cogenerazione di Torino nord: gli scarti di calore sono riutilizzati per produrre altro calore da immettere nella rete di teleriscaldamento e teleriscaldare circa il 70% delle case della città di Torino. Senza questo riutilizzo, sarebbe calore sprecato nell’atmosfera

La scheda del servizio: MINIERE URBANE di Michele Buono, collaborazione Edoardo Garibaldi

I prezzi delle materie prime aumentano e il cambio climatico è insostenibile. Eppure, noi abbiamo delle miniere in casa: le città. Da dove possiamo estrarre e rimettere in circolo metalli preziosi e plastiche, dare valore ai rifiuti trasformandoli in metano, producendo un gas di origine rinnovabile. La dimensione urbana contiene la miniera della conoscenza che produce ricerca e trasferimento di tecnologie per ridurre Co2 e carburanti fossili. Osservazioni satellitari, estrazione di dati digitali, per misurare la febbre dei territori fino a creare gemelli digitali delle città per provare le strategie di intervento. La frontiera più avanzata dell’economia circolare e della conoscenza.

Come si vive la guerra a Mosca

Le telecamere di Report sono andare a Mosca per vedere che aria tira, come vivono le sanzioni, come vivono la guerra. Non è fare propaganda per un regime (a cui tra l’altro fino a ieri eravamo molto legati) andare ad ascoltare le persone, i giovani, gli anziani, 145 ml di persone che vedono la guerra di invasione dall’altra parte del fronte. Il servizio di Manuele Bonaccorsi mostrerà le immagini dei soldati russi che partono per il fronte, silenziosamente, volenti o nolenti, nelle stazioni dei treni, nelle stazioni di servizio. Alcuni di loro sono professionisti, altri sono volontari o di leva eppure sanno cosa li aspetta. Alla domanda del giornalista, rispondono che stanno andando a difendere la patria, “siamo russi, non sappiamo mai dove stiamo andando .. non preoccupatevi ci sarà la pace ovunque, la pace russa.”
E chi la vincerà questa guerra? “Non la vincerà nessuno” è la risposta onesta “ci sono sempre perdite in guerra, perdite molto grandi ..”
E cosa pensano i soldati russi della morte dei civili: “vi dico che questi sono i nostri fratelli ”
Strano modo di rispettare i fratelli.
Il servizio si sposterà poi su Mosca: nonostante la mobilitazione, qui a Mosca la guerra sembra lontana, gli obiettivi fissati dal governo per la mobilitazione, a Mosca come a San Pietroburgo, non sono stati molto alti. Studenti universitari e lavoratori professionalizzati non ricevono le lettere di precetto e la sera nei locali tra i giovani tutto appare come se nulla fosse successo.
“Sto con la Russia” risponde un ragazzo al giornalista “Credo che sia necessario pagare il debito col paese che ti ha dato tutto, l’educazione, l’istruzione. Putin ha fatto un ottimo lavoro per il nostro paese, auguri per il suo compleanno.”
Un altro ragazzo si augura di non essere richiamato dall’esercito, va bene il riconoscimento per il paese ma fino ad un certo punto: “mi piace questa guerra? No. Se voglio partecipare? No, ho parenti in Ucraina. Se era necessario? Non lo so, non prendo decisioni, purtroppo.”
“E’ un disastro totale a dire il vero” racconta una ragazza “ma resisto, sostengo il mio paese e spero che la guerra finisca.”
Non a tutti piace la guerra: “Non voglio andare in guerra perché le persone muoiono sia da quella parte che da questa” dice un altro giovane “La questione con l’Ucraina andrebbe risolta alla russa, a cazzotti. Bastano 20 o 30 persone, senza esercito” aggiunge un altro.


A Mosca il 30 settembre scorso mentre nel palazzo presidenziale Putin proclamava l’annessione delle 4 regioni ucraine (a seguito del referendum farsa), nella piazza rossa si raccolgono i suoi sostenitori: un fiume di persone si accalca sotto le mura del Cremlino, davanti a decine di schermi giganti, ad ascoltare la voce della propaganda. “Diversi fratelli separati dal nostro paese per 30 anni stanno tornando in Russia, finalmente siamo insieme, siamo la Russia..”
In piazza le persone intervistate da Report sono felici di questa annessione, esprimono disappunto e stupore per le sanzioni contro la Russia, “siamo stati calunniati”.

Il messaggio è semplice: quello è territorio russo, che appartiene a noi e poi viva Putin che ha risollevato il paese, dopo il declino iniziato con Gorbaciov. Tanto patriottismo, che fa sempre bene in Russia (coi ricordi della seconda guerra mondiale) come negli altri paesi a trazione sovranista.
Patria, libertà, Putin – sono le parole gridate dalle persone in piazza: “la verità è con noi, Dio è con noi (ma non erano i nazisti ad avere questo motto)” dice un’altra voce dai maxischermi. La propaganda arriva fin nelle scuole: come aveva raccontato nella scorsa stagione un servizio di Presadiretta, Putin sta formando una nuova generazione di russi a cui vengono raccontate le gesta dei grandi della patria. In piazza è presente anche un’insegnante che alle telecamere dice “crediamo che il nostro presidente risolverà tutto e lo sosteniamo”.

E le proteste contro la guerra che ci sono state a Mosca? “Non sapevo che ci fossero state, forse sono traditori.”
Chi non sostiene Putin, chi non sostiene questa guerra, è un traditore della patria.

La scheda del servizio: LA BATTAGLIA DI MOSCA di Manuele Bonaccorsi

Collaborazione Federico Marconi

Le telecamere di Report sono andate a Mosca, per provare a capire se il potere di Putin, con il difficile andamento della guerra in Ucraina e le durissime sanzioni decise dai Paesi Occidentali, è davvero in crisi. Report ha solcato le piazze delle manifestazioni di sostegno alla guerra organizzate dal regime, ha intervistato politici e intellettuali e ha parlato con la gente comune, coi giovani e coi militari, con avvocati per i diritti umani e dissidenti, proprio nelle settimane in cui la mobilitazione parziale invocata dal presidente russo era al suo culmine.

Con le ritirate di questo autunno dalla regione di Kharkov e da Kherson, nell’establishment moscovita cresce l’influenza dei falchi, che chiedono una ulteriore escalation militare. L’opinione pubblica, dove è ancora forte la retorica nazionalista, forgiata anche da notissimi influencer pro guerra, si schiera passivamente col presidente. I più moderati sono messi all’angolo, per il fallimento delle ipotesi di trattativa legate agli accordi di Minsk. Mentre l’opposizione liberale è ormai ridotta ai minimi termini, falciata da multe, fermi e arresti, ma specialmente dalla fuga di oltre 100mila cittadini russi, riparati all’estero per sottrarsi alle cartoline di precetto.

Le sanzioni economiche non mordono. L’economia russa regge, e non è difficile trovare beni alimentari e di lusso provenienti dall’Europa. Ma la vera sfida, per l’industria, è fare a meno delle tecnologie occidentali.

Una scommessa non si rifiuta mai


A Kiev la vita non si è mai fermata nonostante la guerra e le bombe russe che cadono in pieno centro colpendo obiettivi civili e persino un parco giochi. Il popolo ucraino – racconta il servizio di Lorenzo Vendemiale, allena la sua resilienza anche col calcio: interrotto a febbraio a causa dell’invasione, il campionato ucraino è ripreso in autunno, per desiderio per presidente Zelenky – racconta a Report il vicepresidente della Federcalcio ucraina – questo serviva “a ridare morale al nostro popolo”.

Ma parlare di normalità è impossibile: le partite sono giocate quasi tutte a Kiev, gli stadi sono blindati perché riempirli di spettatori sarebbe troppo pericoloso, ogni impianto deve essere dotato di un rifugio contro le bombe.
“Giocare in queste condizioni è molto difficile” spiega l’allenatore del Kryvbas “siamo lontani da casa e senza i nostri tifosi, gli allenamenti vengono continuamente interrotti dagli allarmi antiaereo. Dopo le gare anziché riposare siamo costretti a lunghe trasferte in pullman, ma siamo comunque dei privilegiati.”
A parlare così è Jurij Vernydub che un anno fa allenava in Moldavia ed era diventato famoso per aver battuto il Real Madrid: quando è scoppiata la guerra non ci ha pensato un secondo a mollare tutto: “dovevo tornare, il resto non aveva senso. Nei primi mesi ho combattuto con la 152 esima divisione, ora sono di nuovo in panchina, spero di regalare un sorriso ai tifosi che sono al fronte.”

Ma il cuore del servizio riguarda la 1XBet società di scommesse online: sul Fatto Quotidiano del 24 dicembre è uscita una anticipazione del servizio

Mercoledì 4 gennaio, quando la Serie A ripartirà e i fari saranno puntati su Inter-Napoli che può riaprire il campionato, i tifosi che guarderanno il match dall’estero potranno notare a bordocampo una piccola scritta cui forse non hanno mai fatto caso, ma che procura al nostro calcio un bel po’ di soldi e nemmeno un pizzico di disagio: 1XBet, noto (e chiacchierato) bookmaker online. Uno degli sponsor “occulti” (nel senso che nel nostro Paese non è visibile), ennesima ipocrisia del pallone italiano, che da una parte manifesta solidarietà all’Ucraina, dall’altra fa pubblicità ad aziende con legami più o meno diretti con la Russia, nonostante il decreto Dignità vieti gli spot del gioco d’azzardo: solo in Italia, però, all’estero si può. È uno degli argomenti della puntata di Report in onda su Rai3 lunedì 26 dicembre.

L’inchiesta ricostruisce chi si nasconde dietro 1XBet, colosso da un milione di scommettitori in tutto il mondo, di cui non è mai stata chiarita la reale proprietà. Quelli che secondo un’inchiesta giudiziaria sarebbero i beneficiari – tre imprenditori russi a Cipro, Roman Semiokhin, Dmitri Kazorin e Sergey Karshkov – lo paragonano al “Mc Donald’s delle scommesse”: una specie di franchise, dato in gestione in Paesi diversi ad aziende diverse. In realtà somiglia più a una matrioska: un insieme di scatole societarie che si snodano tra Curacao, paradiso delle scommesse online dove prende la licenza, e Cipro, sede dei servizi operativi del gruppo.

La scheda del servizio: LA MATRIOSKA DELLE SCOMMESSE di Lorenzo Vendemiale

La squadra di Report è stata a Kyiv nei giorni dell’attacco russo al centro della Capitale per raccontare la resistenza del calcio ucraino sotto le bombe e chi prova a speculare. L'inchiesta fa luce su 1XBet, colosso delle scommesse online con origini russe, che ha provato ad aprire un business in Ucraina in piena guerra. Il misterioso bookmaker intanto è riuscito a sbarcare anche nel nostro Paese, grazie a un sito con dominio italiano, ma già da anni si era infiltrato in Italia attraverso il calcio. Report ha scoperto i dettagli dell’accordo che lega la Serie A a 1XBet. Mentre alcuni club si fanno sponsorizzare anche da Liga Stavok, bookmaker ufficiale di Mosca: l’inchiesta svela quali sono le squadre che incassano soldi da questo contratto.

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.

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