07 dicembre 2022

Caminito – un aprile del commissario Ricciardi, di Maurizio De Giovanni

 


Dall’altra parte del mondo c’era un caffè. Ci si arrivava in tram, uno di quelli verdi della Linéa Lacroze, e in effetti la carrozza sferragliante avrebbe potuto lasciare la donna a pochi metri dall’ingresso; eppure a lei piaceva percorrere l’ultimo tratto a piedi, ascoltando il rumore dei tacchi sul granito, il ritmo del proprio passo ad accompagnare i tanti pensieri in conflitto.

Preferiva camminare, anche quando l’aria era fredda e umida di pioggia come in quello strano, assurdo aprile dall’altra parte del mondo..

C’è una donna che, in un aprile freddo e ostile perché siamo nel sud del mondo, che sta andando verso un bar, dove dovrà interpretare un tango, una canzone che parla di un amore che non tornerà più e di un uomo che ripercorre quel suo “caminito”, quei passi che seguiva con la sua amata, per cercare di tenerne vivo il ricordo.

Tutto un altro aprile qui, anche nelle zone appestate dalle industrie che pure danno lavoro, che Dio le benedica per la fame che levano dagli occhi degli anziani, una fame che scava le guance alle donne, e invece qualcosa da mettere nella pentola almeno arriva perché gli stipendi degli operai girano ..
Dall’altra parte del mondo, a Napoli, un’altra persona deve affrontare il suo difficile aprile che ancora stenta a diventare primavera. Mese traditore aprile, bisogna stare attenti.
Cinque anni dopo “Il pianto dell’alba” ritorna il commissario Ricciardi in un nuovo romanzo dove troviamo assieme, in una alchimia perfetta, il racconto dei sentimenti che muovono le persone, l’amore e la fame, l’odio e la vendetta. Il racconto di un mondo che stava cambiando, anche a Napoli, per celebrare quel regime fascista che intendeva plasmare l’anima degli italiani, celebrare le festa dell’impero tornato sui colli di Roma.
Siamo nel 1939, i venti di guerra stanno già soffiando in Europa, in Italia le leggi razziali hanno iniziato a colpire le famiglie di religione ebraica, la polizia politica fascista coi suoi delatori spia, osserva, minaccia la vita di chi si permette di criticare il regime, acuendo quella sensazione di paura che grava sulle persone.
Lo stesso vale per Ricciardi, ora padre di una bella bambina Marta, che deve accudire da solo dopo la tragica morte di Enrica, che lo ha lasciato con quelle parole, “non dimenticarti di noi”.
E non l’ha dimenticata Enrica, come potrebbe dimenticarsi di quelle passeggiate assieme, il loro “caminito” lungo un sentiero di campagna e che ora per lui è solo un ricordo pieno di rimpianti

Quasi cinque anni e ancora ti piango, pensò. Ti piangerò anche quando saranno cinquanta.

Ma non è solo in realtà Ricciardi: c’è Nelide, che ha preso le redini della casa dalla tata Rosa, c’è l’amico brigadiere Maione, il dottor Modo fino alla contessa Bianca di Roccaspina, che lo aveva già aiutato nel passato.

Ricciardi è anche un poliziotto che vuole continuare a fare il suo dovere, arrestare i criminali a prescindere dal colore della camicia, cosa ancora più difficile in un regime dove, per decreto, si sono cancellati i ladri e gli assassini.
Ma i morti ci sono ancora, non solo quelli che Ricciardi vede per quella maledizione del “fatto”, cogliere gli ultimi istanti dei morti in modo tragico. Ci sono anche i morti veri, come quei due ragazzi trovati morti in un boschetto, dietro delle case a San Giovanni, vicino Portici. Un ragazzo e una ragazza, uccisi mentre facevano l’amore.
Come in tutti gli altri casi, Ricciardi osserva i due morti, senza nome non avendo documenti addosso, cercando di carpirne le ultime parole:

La giovane diceva: Aprile, aprile è ‘o mese, ‘e ccerase, perdonami..
Parole forse senza un senso, come spesso lo sono le ultime parole dei morti: le ciliege, il mese delle ciliege. Cosa voleva dire?
Molto più comprensibile l’ultimo pensiero del ragazzo, “ci sposiamo amore, ci sposiamo a Genova”. Da quest’ultima parola Ricciardi riesce ad intuire la sua identità, quella del giovane ufficiale di una nave, proveniente da Genova e che aveva attraccato al porto di Napoli, scomparso il giorno precedente.
È stato un delitto nato da una rapina? Oppure c’è un’altra ragione dietro il duplice omicidio: difficile muoversi senza sapere chi fosse la morta, alla cui identità Ricciardi e Maione arriveranno grazie agli occhi di una ragazzina che voleva scappare dalla miseria e da una famiglia arcaica, dove le donne sono solo buone per sgravare figli.
Ma attorno a questo delitto si apre un’altra strada che porta verso un’altra direzione, molto più pericolosa: su indicazione del dottor Modo, che si trova in una posizione sempre più rischiosa per il suo atteggiamento nei confronti del regime, che non fa nulla per nascondere, Ricciardi deve seguire una pista che lo porta ad incrociare quella di una sua vecchia conoscenza, un funzionario del regime, a capo della polizia politica, che aveva incontrato nel corso delle indagini per la morte della contessa Musso (
“Il posto di ognuno”).
Non è facile indagare dentro questo mondo, quello della polizia politica e delle tante squadracce a cui venivano affidati i compiti “sporchi”, consapevoli dell’impunità che veniva loro garantita dall’appartenere ad un regime.

Erano tempi assurdi; aveva assistito agli esiti di pestaggi sui quali gli era stato intimato di non indagare, alla fine di antiche amicizie, alla chiusura di floride attività dalla sera alla mattina, all’istituzione nelle scuole di classi speciali per bambini che fino a poco prima giocavano e ridevano assieme ai coetanei, senza differenze. Il brigadiere a volte si sentiva un vigliacco, ed era una sensazione orribile. Forse avrebbe dovuto alzare la voce, mettersi di traverso davanti a certi ordini incomprensibili. Un pestaggio era un pestaggio: non poteva essere il colore di una camicia a renderlo una giusta punizione, se non lo era. E il forte se la prendeva col debole soltanto perché era forte e l’altro debole era un’ingiustizia da combattere..

Mentre osserva questa città che sta cambiando volto, per i quartieri che venivano sventrati per essere ricostruiti secondo uno stile avulso dalla tradizione, Ricciardi cercherà di scoprire la vera causa del delitto, consapevole del rischio di essere preso e fatto sparire pure lui da qualche zelante funzionario del regime, con la paura di dover lasciar sola Marta, la bambina con quegli occhi occhi neri, come Enrica. Bambina di cui ancora non sa se ha ereditato la sua maledizione.

Il commissario dovrà cercare anche di proteggere il suo amico, il dottor Modo, arrivando perfino a mettere a rischio la loro amicizia.
Anche il brigadiere Maione avrà da sbrogliare un suo problema familiare, che rischia di incrinare quella serenità conquistata anno dopo anno, nonostante i tempi difficili, la morte dei figlio Luca e la scelta del secondo figlio, Giovanni, di diventare poliziotto come il padre.

E Bambinella? Che fine ha fatto il “femminiello” che in tante indagini aveva dato informazioni preziose a Maione e Ricciardi grazie a quella rete di conoscenze che copre tutta Napoli? Anche per lui, o lei, sono tempi difficili

In molti erano stati portati via, altri avevano mutato in fretta i propri costumi. Al di là della lotta contro l’omosessualità a fini morali, il regime cercava di migliorare l’immagine pubblica del paese, e la colorata, e estroversa, rumorosa presenza di quei personaggi così radicati nella tradizione non piaceva alle alte sfere..

Ancora una volta Bambinella darà quelle informazioni giuste, questa volta per aiutare Maione ad uscire da quel bel guaio in famiglia.

C’è un finale, quanto meno l’indagine sui due poveri ragazzi uccisi, ma il finale della storia è un arrivederci per il prossimo racconto col commissario Ricciardi, per tutte le promesse e i colpi di scena che l’autore ci lascia nelle ultime pagine di un romanzo dove troviamo dentro la passione e i sentimenti dei personaggi con la loro umanità, un’acuta osservazione dell’Italia fascista, le meschinità di un regime violento, la paura delle persone che venivano private da un giorno all’altro della loro dignità.

Un mondo che stava prendendo una china pericolosa:

.. la belva italiana e il suo compare tedesco hanno cominciato la gara a chi fa peggio, e tu non te ne sei accorto. Sulla fame della gente, sulle malattie e sullo sporco pensa di costruire il suo folle impero. Prima l’Africa, poi l’Albania [..]. Moriranno in tanti, in tantissimi: e tu e quelli come te vi alzate ogni mattina e continuate a fare il vostro piccolo lavoro, gli occhi a terra, senza capire che siamo già da tempo oltre il punto di non ritorno.

Quale sarà il "caminito" di Ricciardi e di quella persona dall'altra parte dell'oceano?

La scheda sul sito di Einaudi

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1 commento:

Anonimo ha detto...

Quella persona spero che trovi il suo caminito li dall'altra parte dell'' oceano e non ritorni