La minaccia, subdola e purtroppo poco considerata, dei batteri antibiotico resistenti, chi ci sta guadagnando col gas (per la guerra in Ucraina) e infine un servizio sulle auto a guida autonoma (un tema che Report aveva già toccato nel passato.
I superbatteri e la pandemia silenziosa
Questa
sera Report parlerà dei superbatteri resistenti agli antibiotici: si
stima che ogni anno in Italia muoiano 15 mila persone, ma sono stime
al ribasso. I giornalisti Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella
racconteranno
di quanto siano pericolosi e di quanto poco sia stato fatto per
contrastarli, anche da parte delle multinazionali del farmaco.
Il
servizio infatti racconterà della Bayer abbia
venduto il dipartimento di ricerca sugli antibiotici nel 2005 e
anche altri giganti come Astra Zeneca e Novartis si sono tirati
indietro dalla
ricerca.
Pfizer, nonostante gli incassi da capogiro sui vaccini non sta
sviluppando nuovi antibiotici.
“Il
cancro e l’antibiotico – resistenza sono ormai emergenze globali
di simili proporzioni eppure ci sono solo 80 antibiotici in fase di
sviluppo clinico, contro duemila prodotti antitumorali.”
spiega
a Report Marc Lemonnier, fondatore di Antabio.
Al
laboratorio di microbiologia di Rimini arrivano i campioni dei
pazienti ricoverati dell’Azienda Sanitaria Romagna, sono oltre
250mila piastrine analizzate in un anno.
Un medico del
laboratorio mostra ai giornalisti un campione contenente una colonia
di enterococco, che nel corso degli anni ha “imparato” a
diventare resistente agli antibiotici.
Mentre
nel mondo si parlava della pandemia del Covid,
l’antibiotico-resistenza
provoca 1,3 ml di morti l’anno nel mondo, nel
silenzio generale,
solo in
Italia ne muoiono 11 mila l’anno. Ci
stiamo avvicinando alla drammatica previsione di Jim
O’Neill (ex
capo economista di Goldman Sachs),
10 ml di morti entro
il 2050, più del cancro: i dati sui batteri resistenti agli
antibiotici confermano oggi questa tendenza, siamo di fronte ad uno
tsunami, potremmo arrivare ad una situazione in cui le chemioterapie
non avranno più effetto, perché il paziente avrà debellato il
tumore ma morirà post chemioterapia o post trapianto per una
infezione resistente agli antibiotici, spiega
a Giulio Valesini la direttrice del reparto malattie infettive
dell’azienda ospedaliera di Roma Evelina Tacconelli.
Le
conclusioni di ACDC sull’Italia sono impietose: la situazione nel
nostro paese rappresenta una grave minaccia alla salute pubblica del
paese e il disastro è accettato da medici e funzionari del sistema
sanitario italiano come se fosse inevitabile.
Erano previsti
dei soldi del PNCAR
per contrastare questa minacci, ma nelle
regioni non
li hanno visti.
Così oggi O’Neill lancia un nuovo appello:
“basta
politici, smettere di twittare, via da Facebook, fate qualcosa di
concreto, il mio appello al governo italiano e a tutti i membri del
G20 è che è arrivato il momento di trattare questo argomento con
più serietà. Altrimenti da qui al 2050 quello che è successo con
il covid vi sembrerà una festa in giardino.”
Come mai siamo fanalino di coda nella lotta all’antibiotico resistenza in Europa?
Report ha intervistato anche David Quammen, il divulgatore scientifico che aveva anticipato l’arrivo di una pandemia causata da coronavirus (autore del recente saggio “Senza repiro”): "Non sono stato sorpreso dall’arrivo del Covid 19” afferma a Report “e come me molti scienziati, ma dalla risposta inadeguata dei governi e della risposta della sanità pubblica, è stata sorprendentemente negativa e questo è ancora preoccupante perché questa non è l’ultima pandemia che avremo. Ci sarà un altro virus che arriverà e ci sfiderà in modo simile. Dobbiamo essere pronti ad affrontarlo.”
Che lezioni ci ha lasciato questa pandemia secondo lei? - ha chiesto Report.
“Dobbiamo essere preparati con reti di sorveglianza in tutto il mondo, con scienziati e addetti alla salute pubblica, veterinari e altri. Dobbiamo osservare i luoghi in cui gli esseri umani entrano in contatto con gli animali selvatici e talvolta con gli animali domestici come intermediari. Sono questi i punti pericolosi.”
Secondo lei, però, governi e politici hanno imparato? Hanno capito queste lezioni?
“Non abbastanza bene a quanto pare, in alcuni paesi e a livello internazionale si stanno compiendo sforzi per migliorare la nostra prontezza, per migliorare la nostra preparazione. Ma all’inizio del Covid19 in alcuni paesi avevamo una leadership terribile. Abbiamo quindi bisogno di una leadership migliore e di elettori più intelligenti e istruiti per ottenere questa leadership. Quindi i giornalisti hanno la responsabilità di migliorare la comprensione la comprensione del pubblico in generale, in modo da essere preparati con leader migliori quando sarà il momento. I batteri sono una seria minaccia per la salute, la gente ha iniziato a dimenticarsi dei batteri e a prenderli meno sul serio con lo sviluppo degli antibiotici a metà del XX secolo, con la penicillina e tutti questi antibiotici sintetici. Poiché abbiamo fatto un uso eccessivo degli antibiotici abbiamo permesso ai batteri che si sono evoluti molto rapidamente di acquisire una resistenza a molti dei nostri antibiotici. Un trucco di cui i batteri sono capaci è il trasferimento genico orizzontale, lo spostamento laterale di geni da una specie di batteri ad un’altra e questi batteri resistenti già oggi stanno uccidendo decine di migliaia di persone in tutto il mondo, ogni anno. Dobbiamo affrontare questo problema ”
Secondo lei i governi e i politici la stanno prendendo sul serio la questione dell’antibiotico-resistenza?
“Non credo che i governi siano abbastanza attenti a questo problema ora, sono distratti dal Covid19. Non se ne stanno occupando adeguatamente ma si rendono conto che devono farlo. L’antibiotico – resistenza si è ritirata un po’ al di sotto dell’orizzonte delle preoccupazioni e non dovrebbe, dovrebbe rimanere in vista, come un problema che dobbiamo affrontare subito. La situazione con le grandi aziende farmaceutiche è difficile perché ovviamente sono in affari per fare profitti e sembrano essere più interessate a creare farmaci che la gente userà per tutta la vita. Farmaci come quelli che sto prendendo io per esempio, per controllare la pressione sanguigna. È necessario che il governo svolga un ruolo nella promozione dello sviluppo di questi farmaci lavorando in collaborazione con le case farmaceutiche che devono collaborare per produrre non solo i farmaci che consentono agli azionisti di ottenere un profitto sul loro investimento, ma anche farmaci che rispondano alle preoccupazioni della salute pubblica globale. ”
Sa che nel corso della nostra inchiesta abbiamo scoperto che, ad esempio, il governo italiano non ha investito molti soldi, anzi quasi nessuno, nel piano di contrasto all’antibiotico – resistenza? Ci sembra che ci sia una scarsa sensibilità verso il tema della prevenzione, sia virale che batterica.
“Si, c’è sicuramente una somiglianza, c’è un parallelo. Il problema è che la prevenzione è costosa e i leader politici la vedono come onerosa e dicono ‘ho intenzione di investire decine di miliardi di dollari nella prevenzione contro qualcosa che potrebbe accadere o non potrebbe accadere nei prossimi 3 o 4 anni durante il mio mandato? Beh, se lo faccio spendo molti soldi dei miei contribuenti e spendo molto del mio capitale politico per la mia popolarità. E forse non diventerà una situazione critica. Ma non ricordano, non si rendono conto che per quanto costosa possa essere la prevenzione, la reazione, la risposta è molto più costosa. Se la resistenza antimicrobica inizia a diffondersi in modo ancora più massiccio nei nostri ospedali, nei nostri sistemi sanitari pubblici con batteri particolari che sono terribilmente patogeni e resistenti a tutti i nostri antibiotici, allora avremo alti costi pubblici. ”
Ogni riferimento alla nostra classe politica, ai nostri governi, in riferimento al piano pandemico, al rafforzamento della sanità pubblica, delle strutture sul territorio non è casuale.
Questo governo, come il precedente, ha chiuso la pandemia per decreto legge, basta precauzioni, bisogna riaprire (perché come aveva fatto Draghi, è un rischio calcolato quello sul Covid). Quando arriverà la prossima tempesta ricordatevi le parole di Quammen, che oggi possono suonare come l’ennesimo monito catastrofista.
Il
servizio racconterà anche la vicenda dell’ex carabiniere Pasquale
Letizia, ricoverato per Covid nell’ospedale di Camposampiero:
viene “sovrainfettato” da sei- sette batteri, in un mese di
ricovero, che lo portano alla morte. Morto per covid, sta scritto nel
referto, e anche per shock settico: ma trovare le cause è
complicato, nelle 400 e passa pagine lasciate al figlio dalla
struttura ospedaliera. Nella pagine è presente anche un tampone
negativo, dunque il covid era l’ultimo dei problemi, lo ha
indebolito a tal punto che poi i batteri hanno fatto il resto.
Il
dubbio, che nasce da questa storia, è che se abbiamo avuto numeri
così alti per il covid è perché la pandemia si è incrociata con i
superbatteri.
Elena Tacconelli, direttrice dell’ASL Roma
racconta che è calata l’attenzione alla trasmissione delle
infezioni ospedaliere, “perché il medico era bardato, ma i
pazienti erano confinati anche in stanze con un piccolissimo spazio
l’uno dall’altro”. Si sono rafforzati solo i protocolli per la
trasmissione del virus per via aerea, “ma quelli che più ci
preoccupano per l’antibiotico- resistenza sono quelli da contatto”.
È
la tempesta perfetta – racconta il giornalista di Report – si
sommano due pandemie, quella del covid e quella sommersa causata dai
batteri antibiotico-resistenti per la quale l’Italia detiene il
record di decessi in Europa, con 15 mila morti l’anno, secondo le
stime ufficiali, ma sono sicuramente di più.
All’ospedale di
Terni hanno messo a confronto i numeri dei batteri prima e dopo il
Covid: prima della pandemia i numeri erano del 5-6% l’anno, col
covid sono passati al 50%, perché – come ha spiegato un altro
medico della struttura di Lipsia – i pazienti col covid stavano in
ospedale più a lungo e la degenza si complica se nell’ospedale c’è
un problema di resistenza agli antibiotici.
In Italia non si
sono fatte autopsie sui morti per Covid, ora l’ha anche confermato
l’Istituto Superiore della Sanità, che ha mandato a Report un
rapporto che potrebbe riscrivere la storia della pandemia in Italia.
Su un campione di 157 pazienti morti con Covid e batteri tra il 2020
e il 2021 ben l’88% aveva delle infezioni batteriche dopo il
ricovero in ospedale, con punte del 95% di resistenza agli
antibiotici. Erano infezioni incurabili.
La scheda
del servizio: LA
PANDEMIA SILENZIOSA di Giulio Valesini e Cataldo
Ciccolella
collaborazione Norma Ferrara
I batteri. Organismi unicellulari procarioti. Sono ovunque, nell’aria che respiriamo, sul terreno dove camminiamo, nel nostro intestino. Ci sono più batteri nel corpo di un solo uomo che uomini sul pianeta terra. Grazie ai batteri abbiamo il pane lievitato, la birra e il vino. Per colpa dei batteri, quelli patogeni, ci ammaliamo con il tetano o la gastroenterite. Viviamo in una sorta di pace armata, ma da circa un secolo con il miglioramento dell’igiene clinica e la scoperta della penicillina, il primo degli antibiotici, sembrava che avessimo imparato a tenerli a bada. Ora l’equilibrio sta per interrompersi. La prescrizione inappropriata o l’uso eccessivo, le cattive condizioni igieniche dei nosocomi, il rilascio di contaminanti in ambiente: grazie ai nostri errori li abbiamo allenati a rafforzarsi. E oggi una nuova epidemia avanza silenziosa: nello stesso anno in cui il Covid muoveva i suoi primi passi, sono morte nel mondo oltre 1,3 milioni di persone per infezioni batteriche resistenti agli antibiotici. Le stime prevedono 10 milioni di decessi all'anno intorno al 2050. In Italia ogni anno sono registrati circa 15 mila morti, ma i numeri reali sono molto più alti. Perché siamo fanalino di coda nella lotta all’antibiotico resistenza in Europa? Report indagherà sul ruolo dei medici e delle aziende farmaceutiche. Inoltre, esiste un piano nazionale contro i superbatteri che per anni non è stato finanziato. E quando sono arrivati 40 milioni di euro per farlo partire, il Ministero della Salute a guida Speranza non è stato capace di spenderli. Report è in possesso di documenti interni che rivelano cosa è successo.
Il futuro nel mondo delle automobili
Che mondo sarebbe quello dove non siamo più noi umani a guidare le
auto, ma sono loro che conoscendo la destinazione, decidono percorso
in autonomia?
Michele Buono ritorna sul tema delle auto a guida autonoma, a cui aveva già dedicato diversi servizi nel passato: auto
che ci portano al lavoro o all’università, individuano un
parcheggio, eseguono la manovra e si arrestano. Una volta scesi,
l’auto andrebbe a prelevare un altro passeggero per un’altra
destinazione, perché sarebbe uno spreco tener l’auto ferma tutto
il giorno.
Basterebbe avere un’applicazione per chiamare
l’auto.
Non servirebbe più possedere un’auto, terminato il
servizio queste andrebbero a parcheggiarsi in un deposito fuori
città, in grandi silos. Auto elettriche potrebbero trasformare
questi silos in enormi batterie di stoccaggio collegate alla rete
elettrica, prendono e danno energia se la rete lo richiede per
mantenerla in equilibrio. Invece di staccare la produzione delle
energie rinnovabili nei momenti di eccesso, quell’energia si
potrebbe immagazzinare nelle auto.
“Questa è la
rivoluzione” spiega a Report il professor Savaresi, ordinario di
Controlli automatici dei veicoli al Politecnico di Milano “completo
cambio di modello dal possesso in automobile a un servizio
pubblico.”
A regime di quanto si potrebbe tagliare il
parco delle autovetture?
“40 ml oggi di automobili, 4
milioni in questo futuro con un modello completamente diverso di
mobilità.”
Stiamo
parlando di veicoli che hanno sensori che “vedono” a 360 gradi,
che non si distraggono, non si ubriacano, che rispettano sempre il
codice della strada – racconta Alberto Broggi AD di Vislab, la
società nata dall’università che oggi è stata comprata dalla
multinazionale americana Ambarella: un
guidatore più attento di un guidatore umano.
La scheda
del servizio: AUTO
CHE SI GUIDANO DA SOLE di Michele
Buono
Collaborazione Edoardo Garibaldi
Perché possedere un’auto se basta un’app per usarla. Per avere meno automobili in giro si deve rinunciare a possedere un'auto, ma non alla sua funzione e alla sua comodità. A Parma i ragazzi di Vislab, uno spin off dell'Università, già vent'anni fa avevano ideato un sistema di guida autonoma. Sono stati comprati da una multinazionale americana, la Ambarella, e nella fiera più importante del settore, il Ces di Las Vegas, hanno presentato un nuovo modello. Anche se la ricerca e le sperimentazioni rimangono in Emilia-Romagna, i brevetti non saranno più italiani. Peccato, perché i cervelli italiani daranno un contributo a rivoluzionare le città, rendere le strade più sicure, consumare meno e rispettare l'ambiente.
Chi ci sta
guadagnando dal gas
Ci
sono paese che stanno guadagnando tanto dal gas, altri che ci stanno
rimettendo tanti soldi.
Tutto questo anche per la guerra in
Ucraina, l’aggressione dell’esercito russo che ha invaso
l’Ucraina il 24 febbraio scorso, con quella che è stata chiamata
ipocritamente “operazione speciale”, con la minaccia di
conseguenze “che non avrete mai sperimentato” contro chiunque
avesse cercato di interferire con l’esercito russo. Oltre ai
confini di una guerra combattuta con missili, carri armati e bombe,
il resto d’Europa viene colpito da una crisi energetica senza
precedenti. L’Italia paga un prezzo salato: il 45% del gas che
consumiamo viene dalla Russia, più di 30 miliardi di metri cubi
l’anno. Gli approvvigionamenti cominciano a scarseggiare,
l’industria rischia di fermarsi e chi non può pagare le bollette
teme di restare al freddo e al buio.
“Prima della guerra noi
avevamo una morosità media del 15%, al 20% massima” racconta a
Report Francesco Burrelli – presidente nazionale dell’associazione
amministratori di condominio “oggi con la % di morosità siamo
intorno al 60-70%”.
Massimo Ricci è direttore della divisione
energia di Arera, la multiutility che si occupa anche di energia,
racconta degli affari fatti in Russia grazie a questa crisi: “se io
sono un produttore in Russia produco gas a 15-20 euro di costo e l’ho
venduto a 200,250 anche 300”.
Dell’importanza del tema
energetico ne ha parlato anche il ricercatore dell’Ispi Matteo
Villa: “L’Europa si è fatta col carbone, il rischio è che dopo
70 anni si disfaccia col gas.”
Report
è andata a Milano, perché anche nella capitale economica chi
amministra i condomini con centinaia di famiglie è in trincea fin
dalla scorsa estate: “la situazione a Milano è drammatica”
racconta un’amministratrice al giornalista “e secondo me i
condomini non hanno ancora la percezione di quello che sarà un lungo
inverno. Io ho avuto gestioni 2020/21 in cui si spendevano 25mila
euro di gas e mi hanno preventivato per la stagione 2022/23 112mila
euro. Soltanto a me, alla fine del mese di agosto hanno chiuso un
paio di contatori di acqua calda centralizzata .. un condominio da 70
famiglie, un altro condominio da 30 famiglie, bambini piccoli,
persone anziane.”
Anche nel cuore di Milano, nel quadrilatero
della moda ci sono situazioni di morosità: “è un problema che
riguarda tutti, chi ha fatto un investimento, acquisiscono diversi
immobili per poi metterli a reddito ..”
All’amministratrice
arrivano messaggi di gente arrabbiata che nel 2022 ha dovuto spendere
500 euro in più di gas per il riscaldamento.
La scheda
del servizio: LA GUERRA DEL GAS di
Edoardo Garibaldi e Walter Molino
Collaborazione Goffredo De
Pascale
Dallo scoppio della guerra in Ucraina il prezzo del gas ha cominciato a salire fino a sfiorare i 350 € a megawattora, cifre oltre quindici volte superiori alle medie anteguerra. Come risultato le bollette di luce e gas per imprese e famiglie sono schizzate alle stelle, aumentando così il rischio di subire una interruzione delle forniture per morosità e mettendo in crisi anche i rivenditori di luce e gas. Report ha parlato con Arera, l'autorità italiana per l'energia, che ha potuto visionare i contratti di importazione delle multinazionali finora considerati alla stregua di segreti industriali. Chi ci sta guadagnando?
Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.
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