All'improvviso, sembra di essere tornati indietro di 14 anni, ai tempi dell'ultimo governo Berlusconi: le intercettazioni da abolire (o da bloccare come pubblicazione), la lotta contro i magistrati per depotenziare le indagini su corruzione. I condoni, un deja vu, nascosti dietro ipocrite espressioni come "pace fiscale" (se Orwell potesse vedere) e la deregulation sugli appalti.
E poi la guerra ai migranti e alle Ong, questo un evergreen, argomento buono per seppellire tutto il resto.
Questo governo di destra sta proseguendo in peggio la politica del precedente governo Draghi, aggiungendo altri mattoncini nell'ottica del non disturbare chi fa: basta pagamenti tracciati, basta controlli sugli appalti, basta controlli sui luoghi di lavoro (come diceva Brunetta - ve lo ricordate? - è inelegante disturbare il lavoro in un cantiere per vedere se c'è qualcuno in nero).
La sanità pubblica? Un antico retaggio del passato, qualcosa che non possiamo più permetterci, come la Costituzione che, secondo l'illustre ministro della giustizia, è incompatibile col nostro sistema giudiziario. Che tradotto in termini più terra terra, significa togliere di mezzo la discrezionalità dei giudici, l'azione penale obbligatoria, l'indipendenza dei magistrati. Decide l'esecutivo.
Ce ne accorgeremo, di quello che vuol dire, da questo governo mi aspetto solo il peggio: un governo che non ha nemmeno un'opposizione unita a contrastare le sue scelte, che non ha nemmeno un'informazione libera che verifica, informa i cittadini.
Per capire il clima basta seguire un'edizione del TG1: grazie alla riforma Renzi che ha consegnato la Rai nelle mani del governo in carico, i telegiornali sono diventati solo un rilancio delle comunicazioni dell'esecutivo. Lo presidente Meloni fa, incontra, decide, sorride, assicura.
All'opposizione il solito panino, pochi spicci nel mezzo tra esponenti del governo.
Nemmeno l'anniversario di Piazza Fontana si è salvato, forse troppo imbarazzante ripercorrere quella pagina di storia, qualcuno avrebbe potuto riconoscere qualche parente dall'album di famiglia. La sera di lunedì in Rai è andato in onda uno speciale sull'omicidio di Sergio Ramelli.
La vicenda del deputato di Sinistra Aboubabar Soumahoro prima e l'inchiesta in corso sulle presunte mazzette dal Qatar (e dal Marocco) che coinvolge eurodeputati del PD sta monopolizzando tutto (chissà, a parti inverse parleremmo di giustizia ad orologeria). Non si parla più di salario minimo, dei morti sul lavoro, della sanità pubblica, della scuola.
La tutela dell'ambiente e la sua messa in sicurezza possono aspettare, c'è prima il profitto, prima deve essere messo in sicurezza chi fa.
La lobby del Qatar ha condizionato le scelte degli eurodeputati? Lo stesso si potrebbe dire per le lobby che condizionano le scelte di questo e dei precedenti governi, dalla plastic tax fino al decreto attuativo legge sulla concorrenza che consegna al privato i servizi che oggi possono essere gestiti dalle amministrazioni locali con le società in house, dai rifiuti ai trasporti.
Tutto a gara, tranne le concessioni dei balneari e le licenze dei taxi.
Perché non bisogna disturbare chi fa: l'aveva detto nel suo discorso di insegnamento il presidente Meloni e ha mantenuto le promesse.
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