10 aprile 2023

Anteprima inchieste di Report – i morti per covid, l’ospedale oftalmico di Roma e gli appalti selvaggi

Questa sera si parla di sanità in tutti e tre i servizi che andranno in onda: la sanità nei mesi del covid, l’emergenza delle liste di attesa e gli appalti nel mondo della sanità.

Ve lo ricordate ancora il covid19? Ve lo ricordate quando in Italia, tre anni fa, non avevamo niente per proteggerci, né mascherine per noi ma nemmeno per medici e infermieri in ospedali e RSA.

La prima inchiesta tornerà a quei mesi in cui il paese, la classe dirigente, i vertici della sanità, si sono fatti trovare colpevolmente impreparati.

Il secondo servizio riguarderà il nuovo codice degli appalti fortissimamente voluto da Salvini (ma anche da molti costruttori): non snellirà le procedure, non ridurrà i tempi e ci costerà molto di più.

Infine il caso dell’ospedale oftalmico di Roma, le liste d’attesa che danneggia il pubblico e favorisce il privato.

L’inchiesta sul covid a Bergamo

Secondo la procura di Bergamo il disastro della prima ondata di Covid19 si sarebbe potuto evitare istituendo la zona rossa e applicando il piano pandemico: Report, coi servizi andati in onda nelle stagioni scorse, aveva scoperto il quest’ultimo non era aggiornato dal 2006, era stata modificata solo la data.

Ma oggi abbiamo archiviato tutto: i morti di Bergamo, l’assenza di un piano pandemico, la bulimia informativa basata più sugli umori del paese (e gli interessi di alcuni) che non sulla scienza e sulla tutela della salute delle persone.
In questo servizio Report racconterà cosa è effettivamente successo in quei giorni tra politici, amministratori, medici e tecnici che hanno gestito la pandemia: cosa si diceva nei dialoghi del potere?
La verità su quanto successo in Lombardia nel febbraio - marzo 2020 è scomoda e darà dispiacere a qualcuno – racconta Giulio Valesini nell’anteprima – ma potrà salvare la vita a qualcuno: a marzo 2020 un gruppo di medici bergamaschi scrive ad una prestigiosa rivista medica, il
New England Journal of Medicine raccontando che la situazione è fuori controllo ma la verità non si doveva dire: l’articolo è un tradimento – dice l’assessore al Welfare in Lombardia Gallera, “questa cosa è gravissima e inqualificabile, una coltellata alla schiena con ripercussioni mondiali, vergognoso ” dice al telefono con Maria Beatrice Stasi.

Report ha intervistato Mirco Nacoti, anestesista dell’ospedale Giovanni XXIII di Bergamo? “Mancava qualcuno che lo dicesse” racconta a Report uno degli autori che, dopo la pubblicazione ha ricevuto pressioni dalla regione, “ho concordato che avrei evitato di comunicare in Italia”.

L’allarme lanciato da quell’articolo non fu ascoltato come non fu ascoltato nemmeno l’allarme lanciato dallo studente cinese originario dell’Hubei nel gennaio del 2020: scrisse due lettere a Giovanni Rezza il 20 e il 23 gennaio dentro cui aggiunse documenti della commissione nazionale della Sanità del governo cinese:

"Il virus si trasmette facilmente tra asintomatici e i tempi di incubazione sono lunghi. Quindi i termo scanner messi in aeroporto non servivano a niente. Inoltre, suggeriva perfino di mettere in quarantena chi arrivava dalla Cina anche con voli indiretti. L’Italia bloccava solo i voli diretti e non controllava il resto".

Lo studente mandò anche video di Wuhan in cui si mostrava la difficile situazione dei medici allo stremo e le persone che morivano per strada senza cure.
Quale fu la reazione della politica?
Fu quella di non prendere subito misure restrittive, sul principio della massima cautela, fino alla decisione di marzo di dichiarare tutta l’Italia una zona rossa, con tutte le restrizioni che sappiamo (e che ancora oggi sono oggetto di dietrologie, perché definite inutili).
I risultati di queste scelte tardive? L’immagine dei camion militari che portano via le bare da Bergamo è abbastanza eloquente.
Sono i morti di Bergamo, persone che nemmeno hanno potuto dare un ultimo saluto ai loro cari: alcuni di questi parenti hanno lasciato a Report la loro testimonianza, sono storie di estremo altruismo, il casco per respirare lasciato a persone in situazioni più gravi. Perché non c’erano caschi per tutti negli ospedali in Lombardia: chi avrebbe dovuto vigilare e provvedere per tempo su questa situazione?
Giuseppe Ruocco è il CFO ed ex segretario generale del ministero della salute: nelle mail che i vertici sanitari si scambiano in quei giorni della prima ondata c’è l’immagine impietosa di una classe dirigente più preoccupata di spendere in modo eccessivo i soldi e di perdere la faccia che non della salute delle persone.

«Vogliono per forza farmi comprare prodotti sanitari per tutta l'Italia - scriveva Ruocco il 15 febbraio - queste sono tutte spese che poi la Corte andrà a rivedere».
Lo spettro della Corte dei Conti e di un ipotetico danno erariale preoccupa Ruocco: «Gli acquisti devono essere giustificati e proporzionati comunque - proseguiva - si, già, se programmi male non è giustificato».
E ancora: «Volevano 150 medici, ne ho presi 77, sono milioni.
Poi c'è la parolina magica 'altre spese strettamente connesse' dove ognuno si infila - faceva notare il tecnico -. Sì, ma ora - sono certo. Il prossimo vagone del treno sarà per Spallanzani e Iss (strutture, personale, farmaci, attrezzature) e lì devi stare. Furbacchioni, ieri ho detto a qualcuno che non ho le renne parcheggiate davanti casa..
se vogliono capire capiscono».

L’ex segretario del ministero ha scelto di non rispondere alle domande di Report.
L’indicazione poi di non seguire il piano pandemico, anche nella forma non aggiornata, sarebbe arrivata dal presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro: fu una scelta condivisa dall’allora ministro Speranza anche lui indagato oggi dalla procura di Bergamo, nemmeno lui ha voluto rispondere o chiarire qualcosa con Report.
La procura di Bergamo ha indagato anche sulla mancata dichiarazione della zona rossa in Val Seriana (prima del lockdown nazionale): non ci sarebbero stati solo errori di valutazione e impreparazione, ma anche strategie politiche come quella rivelata dall’ex funzionaria al Welfare in regione Lombardia Aida Andreassi in quei giorni in prima linea nella task force del Pirellone.
“Ho saputo che Salvini non vuole che la regione prenda posizione. Vuole mettere in difficoltà il governo, gente di m.. ne ho conosciuta tanta, ma come lui mai” – questa una sua telefonata con Niccolò Carretta, consigliere regionale. Avvicinata dal giornalista di Report, anche la dottoressa Andreassi ha preferito non rispondere alle domande.
Sarebbe importante sapere se veramente dietro la mancata zona rossa, e i morti, ci sia stato o meno un cinico calcolo politico. Ma forse dovremmo aspettare la sentenza del processo di Bergamo per saperlo.

Sul Fatto Quotidiano domenica è uscita un’anteprima del servizio:

Domani sera Report torna sulla prima ondata del Covid e sull’inchiesta della Procura di Bergamo. Nella ricostruzione degli errori, delle sottovalutazioni e dei ritardi messi in fila dai pm emergono anche due personaggi che non conoscevamo. Uno è un giovane cinese che studia in Italia, figlio di un medico di Wuhan, che il 22 e il 23 gennaio 2020 scrisse all’allora dirigente dell’Istituto superiore di sanità Giovanni Rezza, inviandogli documenti tradotti che smentivano le verità ufficiali, prese però per buone dall’Organizzazione mondiale della sanità: gli asintomatici contagiavano e i tempi di incubazione erano lunghi, quindi il termoscanner installato all’aeroporto di Fiumicino per i passeggeri in arrivo dalla Cina “potrebbe essere inefficace”, scriveva il ragazzo. Venne anche preso sul serio dall’Iss, ma non bastò ad accelerare i preparativi italiani. Per dirla con Andrea Urbani, allora a capo della Programmazione sanitaria, intervistato a sua insaputa: “Facevamo delle simulazioni sulla base dei dati che arrivavano dalla Cina, che in realtà erano dati truccati”.

L’altra figura proposta da Report è Mirco Nacoti, anestesista dell’ospedale Giovanni XXIII di Bergamo, che a marzo 2020 scrisse un articolo sul New England Journal of Medicine sul disastro sanitario in Lombardia, ma fu accusato di “tradimento” e “silenziato” per non nuocere all’immagine della Regione.

Saranno i giudici a stabilire se siano stati commessi reati di epidemia colposa e omicidio colposo plurimo, ipotizzati dai pm di Bergamo a carico di politici e tecnici nazionali e lombardi per la mancata applicazione dei piani pandemici e per la rinuncia alla zona rossa in Val Seriana. Ma l’inchiesta ha dimostrato l’inconsistenza della struttura del ministero della Salute, frutto anche dei tagli e della regionalizzazione, ma non solo. “Il problema degli enti pubblici, signori, è che ci sono persone totalmente inadeguate. Tu prendi persone a gestire pezzi importanti del Paese e li scegli in base a logiche che non hanno nulla a che vedere con il merito… quando le cose vanno bene non se ne accorge nessuno, quando vanno male… succedono queste cose”, dice ancora Urbani davanti alla telecamera nascosta di Report. Dati sulle polmoniti in ritardo, zero tamponi fino al 19 febbraio, nessun investimento tempestivo su mascherine e ospedali.

Nel servizio di Valesini si tornerà a parlare ancora dei vaccini: dall’inchiesta di Bergamo emerge infatti che sul contratto dei vaccini Pfizer si navigava nel buio, persino Nicola Magrini il capo di Aifa si infuriò per il contratto con Pfizer perché i dati grezzi non sarebbero stati resi disponibili prima del dicembre 2024 e comprare a scatola chiusa un medicinale per milioni di persone lo riteneva assurdo: il 22 novembre 2020 Magrini scrive in chat a Goffredo Zaccardi (capo di gabinetto dell’ex ministro della salute Speranza) di aver appena ricevuto da un giornalista il testo dell’accordo con la casa farmaceutica

Magrini: “Caro ministro ricevo questo da un giornalista. Lo ritengo molto serio e anche grave. Non credo di poter essere tenuto all’oscuro di queste cose (da Ruocco & Co.)”.

Magrini: “Il protocollo Pfizer infatti recita: ‘I dati saranno messi a disposizione [dei ricercatori che li chiederanno] 24 mesi dopo la conclusione dello studio’ a certe condizioni:
1) tra i ricercatori ci deve essere uno statistico;
2) i dati non potranno essere usati in tribunale (4/n).
Secondo i documenti di registrazione, il completamento del trial è previsto per l’11 dicembre 2022. Quindi, i dati grezzi saranno disponibili a partire dall’11 dicembre 2024. Probabilmente il vaccino sarà già stato somministrato miliardi di persone.”
.
Magrini: Io non mi faccio prendere in giro su cose come queste”
Zaccardi: “Se è così, grave”.

Magrini: “Ritieni sia normale che i contratti che abbiamo firmato per farmaci e vaccini nessuno li abbia letti? O tu li hai letti?”

Zaccardi: “No, il ministro ha voluto fare da solo. Mandami in sintesi le condizioni ordinarie di questa tipologia di contratti”.

Magrini: “Grazie, capisco meglio ora. No, non vi sono tipologie tipo contratti, ma manco sto capestro che sembra scritto come una presa in giro per analfabeti con l’anello al naso… E sapere chi se ne occupa e come sarebbe il minimo tra di noi del gabinetto ristretto”.

Questa parte del servizio scatenerà le solite accuse a Report di dare ragioni ai no-vax (di fatto queste trascrizioni si trovano su alcune testate (il cui orientamento su vaccini e restrizioni è noto): ma ritengo sia importante fare chiarezza anche sui contratti stipulati con le case farmaceutiche che hanno portato grandi guadagni su ricerche che, soprattutto in America, sono state finanziate dallo Stato.

La scheda del servizio: RITORNO A BERGAMO di Cataldo Ciccolella e Giulio Valesini
Collaborazione Alessia Pelagaggi

Ad aprile di tre anni fa eravamo in pieno lockdown. File di centinaia di persone per entrare nei supermercati, bare sui camion, terapie intensive stipate, il Papa in preghiera solitaria a piazza San Pietro, le serenate sui balconi alle 6 di sera, i bambini davanti a uno schermo mentre le scuole erano chiuse. Un ricordo drammatico, che però porta con sé una domanda: è stata una catastrofe imprevedibile oppure abbiamo agevolato il Covid-19 nella sua avanzata? La stessa domanda ha portato la procura di Bergamo a indagare sui primi mesi di gestione pandemica. Dalle carte dell’inchiesta emerge una classe dirigente della nostra sanità disattenta, che in qualche caso dubita che il Covid sia poi così pericoloso, che non maneggia l’inglese e quando arrivano documenti-guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità se li fa tradurre da un’agenzia, perdendo giorni preziosi. Altri giorni preziosi furono persi senza chiudere la Val Seriana che poi diventò la Wuhan d’Italia, perché imprenditori e politici pressavano per tenere aperto. Report racconterà retroscena inediti ed esclusivi, da cui capiremo come molte vite si sarebbero potute salvare.

Come funzioneranno gli appalti col codice Salvini

Nel servizio di Walter Molino Report racconta l’intreccio delle mazzette attorno agli ospedali della Puglia di Michele Emiliano.

La scheda del servizio: LA MANZETTA di Walter Molino
collaborazione Federico Marconi

Il nuovo codice degli appalti introdotto dal governo semplifica le procedure e liberalizza il ricorso agli affidamenti diretti. Secondo l’autorità anticorruzione il 98% degli appalti pubblici sarà sottratto alla concorrenza. Ma quanto ci costerà in termini di trasparenza? L’inchiesta sull’ospedale per le maxi-emergenze di Bari, realizzato nei padiglioni della Fiera del Levante in piena pandemia, è un esempio concreto di come funzionerà la gestione degli appalti pubblici con il nuovo codice. Con documenti inediti e testimonianze esclusive Report ricostruisce l’inchiesta che fa tremare i palazzi del potere pugliese.

Il caso dell’ospedale oftalmico di Roma

La procura di Roma ha aperto una indagine sull’ospedale Oftalmico di Roma, per come sarebbero gestite le liste d’attesa dei pazienti.

Sono tanti i pazienti che, grazie all’aiutino di un medico in prestazione privata riescono ad operarsi agli occhi saltando la lista d’attesa dell’ospedale romano, come emerge dai colloqui tra le infermiere registrati all’interno della struttura grazie all’inchiesta della procura:

“un’altra paziente è venuta con un foglietto, un pezzetto di carta scritto di suo pugno dalla dottoressa .. cioè ma non si possono fare queste cose. Lo dico, quella ha fatto andare un codice bianco là, l’ha inserito in OBI dai codici bianchi in ambulatorio, l’ha portata in camera operatoria. Ma queste sono cose gravissime ..”
Lo stesso giornalista di Report, Daniele Autieri, ha raccolto le storie di pazienti che dopo mesi di lista d’attesa sono andati privatamente da un medico dell’Oftalmico il quale gli ha aperto una corsia preferenziale per entrare.

“Io di questo non ne so nulla se questo è vero i pazienti facciano la denuncia” è stata la risposta (un po’ fastidiosa) della responsabile della struttura romana. Secondo Autieri i pazienti avrebbero fatto denuncia alla direzione sanitaria, perfino alla regione Lazio, queste anomalie.
“I pazienti denunciano tutto alla direzione o alla regione, ma le verifiche sono un’altra cosa..”: dalla risposta della dottoressa parrebbe di capire che le verifiche non vengano fatte.
“Abbiamo visto che al Pronto Soccorso dei 140 accessi giornalieri che esegue ci sono tantissimi accessi indotti da studi privati” racconta a Report Carmine Piesco, ex responsabile delle liste d’attesa dell’Oftalmico “e dagli stessi medici che inviano pazienti al pronto soccorso che poi dal pronto soccorso vengono ricoverati”.

La scheda del servizio: L’OCCHIO DI RIGUARDO di Daniele Autieri
Collaborazione Federico Marconi

L’Ospedale Oftalmico di Roma è il più antico e importante nosocomio italiano interamente specializzato nella cura dell’occhio. Un’istituzione con quasi un secolo di storia che cura migliaia di pazienti ogni anno, persone che accedono all’ospedale attraverso il pronto soccorso, negli ambulatori o seguendo la strada delle liste d’attesa per poi essere operate. Una grande struttura con enormi inefficienze: solo nei primi mesi del 2022 oltre mille persone hanno abbandonato il pronto soccorso, mentre le sale operatorie sono state utilizzate per 1.951 ore su 1.080 disponibili. Ma oltre le inefficienze e la burocrazia, Report svela una profonda manipolazione delle liste d’attesa e un sistema di vasi comunicanti tra l’attività pubblica e quella privata, dove diversi medici indirizzano i pazienti dell’ospedale nei loro studi privati e allo stesso tempo favoriscono l’ingresso in ospedale dei pazienti che passano per gli studi, permettendogli di superare il tappo delle liste d’attesa. Un sistema così diffuso che – come rivela un’analisi interna che Report ha potuto leggere  in esclusiva – almeno il 20% delle chiamate per i ricoveri viene condotto non dai telefoni dell’ospedale, ma da numeri esterni. Dati allarmanti che hanno portato la procura di Roma ad aprire un’indagine proprio sulla gestione delle liste d’attesa del nosocomio.

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.

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