Prologo
Per quelle strade non ci passava da una vita. Non c’era un motivo in particolare. Forse perché era una zona troppo a ridosso della montagna. Forse perché era troppo silenziosa. O forse solo perché era distante dal mare della Tonnara Tipa, dove era cresciuto e dove sua madre, da piccolo, lo portava ogni benedetto giorno d’estate..
Una
questione d’equilibrio è il romanzo d’esordio dell’autore
televisivo (e da ora scrittore) Gaspare Grammatico, ambientato a
Trapani, città di mare, di antiche bellezze e carica di profumi.
È
anche la città di Antonio Indelicato per gli amici Nenè,
commissario di polizia con un cognome simile a quello di un’altra
investigatrice Petra Delicado (della scrittrice spagnola Gimènez
Bartlett, ma nessuna parentela.
«Dicevo che lei si chiama come quell’ispettrice dei romanzi gialli, quella... Pietra Indelicato». Nenè storse la bocca.
Dopo anni passati a lavorare al nord, Antonio Indelicato ha scelto di tornare a casa sua, nella sua città, per ritrovare quelle certezze e per crescere la sua amata figlia Sara, compito difficile come può esserlo per ogni adolescente, con l’aggiunta di doverlo fare da solo, perché la madre aveva scelto che non era quella la sua vita..
Per distendere i suoi nervi, per rilassarsi, l’unica ricetta che funziona è quella di cucinare qualcosa di buono e così lo incontriamo, nelle prime pagine (a proposito, a fine libro ci stavano bene tutte le ricette citate nelle pagine):
.. per fare il cuscusu di pesce la semola deve cuocere a vapore, e se quel vapore è aromatizzato è tutta un’altra cosa: ogni singolo granello dentro c’ha il mare, poi.
Purtroppo a metà preparazione di questo cuscusu gli arriva una telefonata che, come spesso accade, è portatrice di guai, “o lavoro o fimmine”, in questo caso la telefonata dalla vice Salvina Russo è di lavoro: un importante enologo, Platimiro Greco, famoso per le sue recensioni sui vini locali, molte delle quali nelle sue apparizioni televisive sul canale Wine Channell. Recensioni che avevano causato diversi attrici coi produttori, anche per il suo carattere e atteggiamento caustico.
Ma tutto questo non giustifica la morte, specie quella morte: Greco è stato ucciso al culmine di una tortura lunga e dolorosa nella sua cantina.
Aveva
un potere immenso, Greco, grazie alla sua visibilità, ma nulla che
potrebbe giustificare questo: le indagine di Nenè e della vice
Salvina Russo partono da pochi elementi, la testimonianza di un
vicino impiccione che aveva visto arrivare una macchina grossa alla
villa domenica sera.
Dalla perquisizione della casa emerge solo
un particolare “una vecchia chiave e un anello di ferro che non
aveva affatto l’aria di essere prezioso”: la prima viene
conservata dal commissario stesso, per trovare la serratura giusta,
mentre l’anello viene consegnato al capo della scientifica, un
curioso personaggio, piccolo di statura ma grande di cervello, che
dovrà capirne la funzione.
Nello studio una fotografia che
colpisce il commissario per l’espressione della donna ritratta,
molto bella ma con una espressione annoiata, che sembrava scrutare
chi le passasse davanti con una espressione inquieta.
Chi era questo Platimiro Greco? Le indagini si spostano nel mondo del canale televisivo di cui era spesso ospite per fare le sue recensioni sui vini nella trasmissione condotta dalla giornalista Monica Gentili: era una prima donna, nessuno lo sopportava ma era alla fine tollerato solo perché portava grandi ascolti – questa la descrizione che tutti fanno al commissario, anche la bellissima giornalista che si presenta in Questura suscitando fin da subito l’attenzione per la sua bellezza, “..era talmente bella che Nenè dovette rallentare il passo”.
Oltre
a confermare il suo comportamento spigoloso, Monica Gentili porta al
commissario un piccolo particolare interessante: nel corso di una
puntata Greco aveva litigato con un produttore di vino, tale La
Barbera, padre e figlio e con quest’ultimo erano arrivati fino alle
minacce.
Dunque dietro il delitto una questione personale? Ma
questo giustificherebbe una tortura che riporta ai tempi della Santa
Inquisizione?
La cosa più inquietante era la condanna a morte che era stata scelta per lui. Una condanna lenta e dolorosa. Nenè aveva già visto da qualche parte quella forma di tortura. Forse in un film dove la Santa Inquisizione sottoponeva a quel rito l’imputato con l’intento di fargli confessare i propri peccati.
Quali
peccati mortali poteva aver commesso questo personaggio che aveva
tanti nemici, certo, ma nessuno tale da portare a questa morte? Le
varie piste seguite dal commissario si dimostreranno tanti portoni
chiusi, fino alla svolta che arriva grazie al supporto della
scientifica e del suo capo, il “ventriloquo” Massari che
consentirà a tutti i pezzi del puzzle (quella tortura, l’anello,
la chiave) di trovare la loro giusta collocazione.
Questo
esordio “Una questione di equilibrio” è un giallo in cui
la componente personale del personaggio principale trova un suo
spazio, accanto alle indagini sul delitto e al racconto della città,
dei suoi luoghi, le sue bellezze. Nenè Indelicato è un
investigatore che non nasconde la sua umanità e nemmeno le sue
fragilità: in primis la figlia Sara, che deve crescere da solo e
aiutarla a superare i tanti problemi dell’adolescenza l’affrontare
i primi amori.
«Perché i maschi sono così idioti? Non parlo di te, naturalmente...». «Be’, intanto grazie, amore, della puntualizzazione.»
Ce
la mette tutta, Nenè Indelicato, ad essere un buon padre, ad essere
una brava persona (forse eccetto che con quell’impicciona della
portinaia), nonostante le difficoltà della vita, le tante
distrazioni (come quella bella donna con cui inizia a fantasticare
per una relazione) e quel lavoro faticoso e senza orari.
La
ricetta per arrivare a tutto questo, per arrivare a quel “giusto
equilibrio” che ti fa vivere la vita con serenità, è tenersi
accanto tutte le cose buone della vita e le persone a cui si vuole
bene: la cucina, la musica, la figlia, il ricordo del padre, che
ritrova non andando al cimitero ma ricercando la sua memoria nella
vita di tutti i giorni
Suo padre era nei movimenti, negli odori, nei gusti, suo padre era in cucina – proprio dove voleva stare lui per le prossime ore.
Il romanzo si riprende, dopo un momento interlocutorio centrale, nel finale, dove tutti i pezzi si incastrano e dove si scopre il perché del delitto, che sarà un’altra storia amara di rimorsi e di vendetta.
Nel romanzo, che ha nella parte centrale un momento interlocutorio, come di sospensione dell’indagine, per poi riprendersi nel toccante finale fa capolino il romanzo di Leonardo Sciascia Una storia semplice:
È impressionante la lucidità con cui Sciascia parla di cose complesse come l’omertà, la corruzione e il depistaggio nascondendole all’interno di una trama semplice.La scheda del libro sul sito di Mondadori e l’intervista all’autore.
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon
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