25 aprile 2023

Report – la rete energetica europea (e il processo contro la mafia a Venezia)

In Veneto la mafia c’è e si è infiltrata nel Veneto: Report ha seguito il processo contro il clan di Eraclea, che avrebbe piegato l’amministrazione ai suoi voleri.

Dal tribunale al locale dove si è festeggiato il carnevale di Venezia: il sindaco Brugnaro ha dato in concessione la scuola della misericordia alla società di cui possiede le quote. Ma Brugnaro nel progetto Scuola Grande di Misericordia era anche in società con Pietro Tindaro Mollica, un imprenditore collegato alla mafia.
La prefettura sapeva, spiega Brugnaro: la finanza aveva seguito l’indagine, un’ex investigatrice racconta a Report dei contraccolpi subiti dai finanzieri che avevano seguito il caso.

Tutto a posto? In un paese democratico un giornalista fa delle domande e l’amministratore risponde, specie se riguarda la sua attività economica. Eppure Brugnaro ha offeso Report, “siete lo schifo dell’Italia”, le persone nell’aula assieme al sindaco hanno perfino applaudito.
Quanto è difficile fare inchieste in Italia, anche quando si parla di mafia e politica.

Una rete elettrica per l’Europa – Michele Buono

Nel mare del nord esiste un parco eolico collegato non solo alla Germania ma anche alla Danimarca e altri paesi dell’Europa del nord: se vuoi coltivare il vento qui fai un affare – racconta Michele Buono nell’anteprima del servizio – perché questo parco eolico potrebbe diventare la centrale elettrica pulita di tutta l’Europa.
Dall’oceano Atlantico alle coste dell’Irlanda, anche qui tira forte il vento: l’AD di Supernode racconta che qui hanno usato il vento per produrre parte dell’energia, ma non sempre basta, bisognerebbe portare l’energia pulita del sole e portarla qui.
Per esempio dalla Sicilia, come racconta l’amministratore di C&C Engineering: servono autostrade per portare l’energia dove serve, batterie per accumularla.

Più i paesi sono collegati, più l’energia è bene distribuita, ci sono meno rischi di rimanere al buio se ci sono problemi di luce: servirebbe un’Europa connessa, Roberta Battaglini, AD di Renewables Grid, un’Europa solidale. Un’Europa dove l’energia costerebbe la metà rispetto al prezzo medio di questo periodo.

In Europa si discute di energia pulita, ma non di farla girare: anche se producessimo più energia di quanta ne avremmo bisogno, poi cosa ce ne faremmo? L’energia non ammette ingorghi, il sistema andrebbe in tilt, sarebbe uno spreco specie dopo aver visto le speculazioni dopo la guerra.
I paesi hanno speso 700 miliardi di euro per calmierare le bollette: ma che succederebbe se i 27 paesi mettessero a fattor comune l’energia, se i pannelli in Sicilia contribuirebbero a ricaricare un’auto a Copenaghen?
Servirebbe una rete intelligente, interconnessa, che sa dove prendere l’energia dove ce n’è di più e la manda dove manca.

Basta oscillazioni dell’energia fossile, basta dipendenza da paesi extra europei: oggi abbiamo 27 reti nazionali nemmeno ben collegate, poteva andar bene nel secolo scorso.
Oggi con le rinnovabili non basta: l’energia deve essere trasportata in modo efficiente da paese a paese, come vogliono fare in Irlanda, prendere il sole dal sud e portare il vento.
Nessun paese è auto sufficiente: ogni paese gioca in casa proprio e, al limite, si va nei paesi a fare shopping di petrolio o gas, facendo salire il prezzo complessivo per tutti.

In Germania stanno costruendo un mega impianto che collega l’energia che arriva dai paesi del nord agli impianti della Germania del sud: il nord linke collega la Germania alla Norvegia, un cavo che attraversa canali, il mare del Nord fino ad arrivare alla Norvegia dove l’energia è prodotta dai bacini idrici.
Ma l’energia viaggia anche nell’altro senso, dalla Germania alla Norvegia, quando il sole e il vento abbondano in Germania.

Con questo sistema si riesce a soddisfare la domanda di 3 ml di persone: per soddisfare la richiesta di energia delle regioni del sud, si sta costruendo un nuovo canale, il sud linke, che fa dialogare sud e nord. Più interconnessioni ci sono, più impianti sono collegati sul territorio e, dunque, meno turbamenti ci sono nel sistema perché le fonti di rinnovabili sono distanti e risentono di meno delle differenze del meteo.

Alla Kraftwerke hanno collegato migliaia di impianti, eolico, biogas, incrociando la produzione degli impianti col meteo e con la domanda per capire come far girare l’energia: la chiave è aggregare tante cellule che lavorano tra di loro, non più pochi mega impianti ma tanti che parlano lo stesso linguaggio.
La Energiekoppler ha generato un unico box per far parlare questi impianti di energia rinnovabile: il box si chiama “schiame di api” e oggi è adottato dalla Leag, che sta dismettendo le vecchie centrali a carbone. Una centrale virtuale unica a Colonia collega assieme questi impianti (anche familiari), cogeneratori, batterie, assicurando agli utenti energia, in modo continuo.

Perché non si potrebbe fare anche tra paesi? Estendendo quanto fatto dalla Norvegia e dalla Germania all’Italia, la Francia, il Belgio?

Se allarghiamo il campo da gioco, si garantisce la continuità di rifornimento di energia pulita, che è uno dei problemi più grandi delle rinnovabili.

In Italia abbiamo già le tecnologie: a Siracusa abbiamo società come Baxenergy dove si monitora la produzione di energia degli impianti eolici e sarebbero pronti a gestire il flusso di elettroni verso il nord. Ma qui a Siracusa stanno lavorando a prototipi di auto che sono anche produttori di energia dalla loro carrozzeria, auto fotovoltaiche che producono energia mentre sono in circolazione.
In Sicilia ci sono campi fotovoltaici e impianti termodinamici che si combinano perfettamente per generare energia sia di giorno che di notte: già oggi l’energia in alcune zone costa zero, perché eolico e solare producono più energia di quello che serve.
Perché non portare questa energia in più dove serve?

Al Politecnico di Torino lavorano alle super reti ad alto voltaggio per portare l’energia dal nord, specie in inverno quando il vento è forte ma manca il sole. Ci sarebbe una complementarietà perfetta tra nord e sud, sole e vento.
Ma la super rete costa: ecco perché in Irlanda stanno lavorando a dei cavi senza rame, meno costosi, che contengono superconduttori che sappiano portare dieci volte la potenza di oggi, usando materiale ceramico.
Questi studi li sta facendo un italiano a Dublino: il cavo in ceramica funziona – spiega Emanuele Frullon – sono gli oleodotti del futuro.

Ma tutta la rete deve essere intelligente: al momento la più grande rete intelligente è quella in Puglia, di proprietà della Enel, della e-distribuzione.

Nella super rete di Enel viaggia sua l’informazione, della domanda e dell’offerta, sia l’energia: l’energia rinnovabile deve sempre circolare, non devono esserci sprechi.
Gridspertice è una società partecipata da Enel: qui controllano la rete, la distribuzione, i consumi, in remoto.

Se si arrivasse a questo sistema potremmo arrivare al 75% di rinnovabili: energia più stabile, con meno costi, con minori impatti sull’ambiente.

Si parla di 1200 miliardi di investimento: ma la riduzione dei costi di approvvigionamento (stimato in 400 miliardi) ci dice che ritorneremo dall’investimento in 4 anni – raccontano dal Politecnico di Milano.
Meno dipendenze dagli sceicchi, dall’Algeria, dall’Egitto, dal gas liquido americano (e dal gas Russo).
Si deve mettere tutto assieme: la rete intelligente in Puglia, il sistema virtuoso del campus visto in Sicilia, con il fotovoltaico che lavora in simbiosi col termodinamico giorno e notte.

Si potrebbero usare le miniere come sistema di accumulo: in Svizzera l’energia in eccesso viene usata per sollevare pesi, quando serve i pesi scendono e creano energia, con lo scendere dei pesi. Si tratta di un impianto di accumulo semplice, con un sistema di masse mobili dentro cui si usano anche materiali di rifiuti, un sistema di stoccaggio di energia gravitazionale.
E se usassimo le miniere per mandare in profondità i pesi? Potremmo farlo in Sardegna nelle vecchie miniere di carbone: i pesi che scendono per creare energia andrebbero sempre più in basso, qualcosa di più efficiente.
Report ha presentato questo progetto alla Carbosulcis SPA: sarebbero pronti per iniziare a costruire questi impianti di stoccaggio gravitazionale, collegati agli impianti eolici o fotovoltaici, anche subito.

L’energia in eccesso arriverebbe dalla Sardegna al continente passando per i cavi che Terna sta costruendo oggi.

Se in Sardegna si usano le vecchie miniere, in Germania stanno pensando di riconvertire le ex aree militari per costruire impianti eolici.

Anche a Frosinone si pensa di usare l’ex aeroporto militare per costruire un parco fotovoltaico: non si deve sacrificare del terreno verde, sarebbe tutto perfetto ma manca un decreto dal ministero della Difesa che deve decidere dove trasferire il 72 esimo stormo.

Ferrovie dello Stato ha individuato le aree da valorizzare per questi impianti: si tratta della rete elettrica che segue la rete ferroviaria, verrebbe usata per raccogliere l’energia rinnovabile che si produce attorno alla ferrovie, non solo dagli impianti di proprietà di FS. Si creerebbe una comunità energetica dove trasportare GW di energia per tutta la nazione senza creare nuove infrastrutture elettriche.
Potremmo scambiare l’energia anche fuori dal paese, se tutti i paesi europei seguissero questa strada.

Serve la volontà politica di rifondare l’Europa: come successo quando abbiamo creato lo scambio libero di carbone, oggi dobbiamo scambiare le energie rinnovabili. L’energia pulita come collante di una nuova Europa – questa la visione di un ricercatore dell'istituto per gli studi e la sicurezza internazionale SWP a Berlino (italiano anche lui).

Ma il nostro paese quale partita sta giocando? La transizione l’abbiamo messa nelle mani dei lobbisti del gas e del petrolio, nonostante abbiamo tutte le idee e le tecnologie (compresa la rete di FS, che ha pure in pancia tanti fondi del PNRR).
Si darebbe nuova speranza ai territori, oggi abbandonati, deindustrializzati, come la Sardegna e la Sicilia, con nuovi posti di lavoro.
Non possiamo aspettare il ministero della Difesa, che ancora deve indicare le aree da dismettere.

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