In Veneto la mafia c’è e si è infiltrata nel Veneto: Report ha seguito il processo contro il clan di Eraclea, che avrebbe piegato l’amministrazione ai suoi voleri.
Dal tribunale al locale dove
si è festeggiato il carnevale di Venezia: il sindaco Brugnaro ha
dato in concessione la scuola della misericordia alla società di cui
possiede le quote. Ma Brugnaro nel progetto Scuola Grande di
Misericordia era anche in società con Pietro Tindaro Mollica, un
imprenditore collegato alla mafia.
La prefettura sapeva, spiega
Brugnaro: la finanza aveva seguito l’indagine, un’ex
investigatrice racconta a Report dei contraccolpi subiti dai
finanzieri che avevano seguito il caso.
Tutto a posto? In un
paese democratico un giornalista fa delle domande e l’amministratore
risponde, specie se riguarda la sua attività economica. Eppure
Brugnaro ha offeso Report, “siete lo schifo dell’Italia”, le
persone nell’aula assieme al sindaco hanno perfino applaudito.
Quanto è difficile fare inchieste in Italia, anche quando si
parla di mafia e politica.
Una rete elettrica per l’Europa – Michele Buono
Nel
mare del nord esiste un parco eolico collegato non solo alla Germania
ma anche alla Danimarca e altri paesi dell’Europa del nord: se vuoi
coltivare il vento qui fai un affare – racconta Michele Buono
nell’anteprima del servizio – perché questo parco eolico
potrebbe diventare la centrale elettrica pulita di tutta
l’Europa.
Dall’oceano
Atlantico alle coste dell’Irlanda, anche qui tira forte il vento:
l’AD di Supernode racconta che qui hanno usato il vento per
produrre parte dell’energia, ma non sempre basta, bisognerebbe
portare l’energia pulita del sole e portarla qui.
Per esempio
dalla Sicilia, come racconta l’amministratore di C&C
Engineering: servono autostrade per portare l’energia dove serve,
batterie per accumularla.
Più i paesi sono collegati, più l’energia è bene distribuita, ci sono meno rischi di rimanere al buio se ci sono problemi di luce: servirebbe un’Europa connessa, Roberta Battaglini, AD di Renewables Grid, un’Europa solidale. Un’Europa dove l’energia costerebbe la metà rispetto al prezzo medio di questo periodo.
In
Europa si discute di energia pulita, ma non di farla girare: anche se
producessimo più energia di quanta ne avremmo bisogno, poi cosa ce
ne faremmo? L’energia non ammette ingorghi, il sistema andrebbe in
tilt, sarebbe uno spreco specie dopo aver visto le speculazioni dopo
la guerra.
I paesi hanno speso 700 miliardi di euro per
calmierare le bollette: ma che succederebbe se i 27 paesi mettessero
a fattor comune l’energia, se i pannelli in Sicilia
contribuirebbero a ricaricare un’auto a Copenaghen?
Servirebbe
una rete intelligente, interconnessa, che sa dove prendere l’energia
dove ce n’è di più e la manda dove manca.
Basta
oscillazioni dell’energia fossile, basta dipendenza da paesi extra
europei: oggi abbiamo 27 reti nazionali nemmeno ben collegate, poteva
andar bene nel secolo scorso.
Oggi con le rinnovabili non basta:
l’energia deve essere trasportata in modo efficiente da paese a
paese, come vogliono fare in Irlanda, prendere il sole dal sud e
portare il vento.
Nessun paese è auto sufficiente: ogni paese
gioca in casa proprio e, al limite, si va nei paesi a fare shopping
di petrolio o gas, facendo salire il prezzo complessivo per tutti.
In
Germania stanno costruendo un mega impianto che collega l’energia
che arriva dai paesi del nord agli impianti della Germania del sud:
il nord linke collega la Germania alla Norvegia, un cavo che
attraversa canali, il mare del Nord fino ad arrivare alla Norvegia
dove l’energia è prodotta dai bacini idrici.
Ma l’energia
viaggia anche nell’altro senso, dalla Germania alla Norvegia,
quando il sole e il vento abbondano in Germania.
Con
questo sistema si riesce a soddisfare la domanda di 3 ml di persone:
per soddisfare la richiesta di energia delle regioni del sud, si sta
costruendo un nuovo canale, il sud linke, che fa dialogare sud e
nord. Più interconnessioni ci sono, più impianti sono collegati sul
territorio e, dunque, meno turbamenti ci sono nel sistema perché le
fonti di rinnovabili sono distanti e risentono di meno delle
differenze del meteo.
Alla Kraftwerke hanno collegato
migliaia di impianti, eolico, biogas, incrociando la produzione degli
impianti col meteo e con la domanda per capire come far girare
l’energia: la chiave è aggregare tante cellule che lavorano tra di
loro, non più pochi mega impianti ma tanti che parlano lo stesso
linguaggio.
La Energiekoppler ha generato un unico box per far
parlare questi impianti di energia rinnovabile: il box si chiama
“schiame di api” e oggi è adottato dalla Leag, che sta
dismettendo le vecchie centrali a carbone. Una centrale virtuale
unica a Colonia collega assieme questi impianti (anche familiari),
cogeneratori, batterie, assicurando agli utenti energia, in modo
continuo.
Perché non si potrebbe fare anche tra paesi?
Estendendo quanto fatto dalla Norvegia e dalla Germania all’Italia,
la Francia, il Belgio?
Se allarghiamo il campo da gioco, si garantisce la continuità di rifornimento di energia pulita, che è uno dei problemi più grandi delle rinnovabili.
In
Italia abbiamo già le tecnologie: a Siracusa abbiamo società come
Baxenergy dove si monitora la produzione di energia degli impianti
eolici e sarebbero pronti a gestire il flusso di elettroni verso il
nord. Ma qui a Siracusa stanno lavorando a prototipi di auto che sono
anche produttori di energia dalla loro carrozzeria, auto
fotovoltaiche che producono energia mentre sono in circolazione.
In
Sicilia ci sono campi fotovoltaici e impianti termodinamici che si
combinano perfettamente per generare energia sia di giorno che di
notte: già oggi l’energia in alcune zone costa zero, perché
eolico e solare producono più energia di quello che serve.
Perché
non portare questa energia in più dove serve?
Al
Politecnico di Torino lavorano alle super reti ad alto voltaggio per
portare l’energia dal nord, specie in inverno quando il vento è
forte ma manca il sole. Ci sarebbe una complementarietà perfetta tra
nord e sud, sole e vento.
Ma la super rete costa: ecco perché
in Irlanda stanno lavorando a dei cavi senza rame, meno costosi, che
contengono superconduttori che sappiano portare dieci volte la
potenza di oggi, usando materiale ceramico.
Questi studi li sta
facendo un italiano a Dublino: il cavo in ceramica funziona –
spiega Emanuele Frullon – sono gli oleodotti del futuro.
Ma tutta la rete deve essere intelligente: al momento la più grande rete intelligente è quella in Puglia, di proprietà della Enel, della e-distribuzione.
Nella
super rete di Enel viaggia sua l’informazione, della domanda e
dell’offerta, sia l’energia: l’energia rinnovabile deve sempre
circolare, non devono esserci sprechi.
Gridspertice è una
società partecipata da Enel: qui controllano la rete, la
distribuzione, i consumi, in remoto.
Se si arrivasse a questo sistema potremmo arrivare al 75% di rinnovabili: energia più stabile, con meno costi, con minori impatti sull’ambiente.
Si
parla di 1200 miliardi di investimento: ma la riduzione dei costi di
approvvigionamento (stimato in 400 miliardi) ci dice che ritorneremo
dall’investimento in 4 anni – raccontano dal Politecnico di
Milano.
Meno dipendenze dagli sceicchi, dall’Algeria,
dall’Egitto, dal gas liquido americano (e dal gas Russo).
Si
deve mettere tutto assieme: la rete intelligente in Puglia, il
sistema virtuoso del campus visto in Sicilia, con il fotovoltaico che
lavora in simbiosi col termodinamico giorno e notte.
Si
potrebbero usare le miniere come sistema di accumulo: in Svizzera
l’energia in eccesso viene usata per sollevare pesi, quando serve i
pesi scendono e creano energia, con lo scendere dei pesi. Si tratta
di un impianto di accumulo semplice, con un sistema di masse mobili
dentro cui si usano anche materiali di rifiuti, un sistema di
stoccaggio di energia gravitazionale.
E se usassimo le miniere
per mandare in profondità i pesi? Potremmo farlo in Sardegna nelle
vecchie miniere di carbone: i pesi che scendono per creare energia
andrebbero sempre più in basso, qualcosa di più efficiente.
Report
ha presentato questo progetto alla Carbosulcis SPA: sarebbero pronti
per iniziare a costruire questi impianti di stoccaggio
gravitazionale, collegati agli impianti eolici o fotovoltaici, anche
subito.
L’energia in eccesso arriverebbe dalla Sardegna al continente passando per i cavi che Terna sta costruendo oggi.
Se in Sardegna si usano le vecchie miniere, in Germania stanno pensando di riconvertire le ex aree militari per costruire impianti eolici.
Anche
a Frosinone si pensa di usare l’ex aeroporto militare per costruire
un parco fotovoltaico: non si deve sacrificare del terreno verde,
sarebbe tutto perfetto ma manca un decreto dal ministero della Difesa
che deve decidere dove trasferire il 72 esimo stormo.
Ferrovie
dello Stato ha individuato le aree da valorizzare per questi
impianti: si tratta della rete elettrica che segue la rete
ferroviaria, verrebbe usata per raccogliere l’energia rinnovabile
che si produce attorno alla ferrovie, non solo dagli impianti di
proprietà di FS. Si creerebbe una comunità energetica dove
trasportare GW di energia per tutta la nazione senza creare nuove
infrastrutture elettriche.
Potremmo scambiare l’energia anche
fuori dal paese, se tutti i paesi europei seguissero questa
strada.
Serve la volontà politica di rifondare l’Europa:
come successo quando abbiamo creato lo scambio libero di carbone,
oggi dobbiamo scambiare le energie rinnovabili. L’energia pulita
come collante di una nuova Europa – questa la visione di un
ricercatore dell'istituto per gli studi e la sicurezza internazionale SWP a Berlino (italiano anche lui).
Ma il
nostro paese quale partita sta giocando? La transizione l’abbiamo
messa nelle mani dei lobbisti del gas e del petrolio, nonostante
abbiamo tutte le idee e le tecnologie (compresa la rete di FS, che ha
pure in pancia tanti fondi del PNRR).
Si darebbe nuova speranza
ai territori, oggi abbandonati, deindustrializzati, come la Sardegna
e la Sicilia, con nuovi posti di lavoro.
Non possiamo aspettare
il ministero della Difesa, che ancora deve indicare le aree da
dismettere.
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