07 novembre 2013

Il fallimento della Lega



Si sta rivelando una lettura molto interessante, “La disfatta del nord”, di Filippo Astone (Longanesi editore): dopo i lunghi capitoli su CL e Formigoni (e il falso mito dell'eccellenza), tocca alla Lega, altra artefice del fallimento del nord.
È stata brava la Lega a costruirsi un'immagine di forza del territorio, difensore delle istanze dei piccoli, contro i governi di Roma ladrona.


Astone nel libro, mette nero su bianco quelle che sono le loro responsabilità: la Lega ha fallito dal punto di vista morale, politico e gestionale


Il fallimento morale è quello più evidente, quello che fa parlare di «Lega ladrona»: “l’arraffo dei soldi dello Stato per mano del tesoriere Francesco Belsito, l’uso degli stessi fondi da parte di familiari e amici di Umberto Bossi”.

Degli “intrecci dello stesso Belsito con personaggi legati alla ’ndrangheta”, delle “tangenti tra Finmeccanica e la Lega”.


Il fallimento politico è frutto del fatto che “in vent’anni di vita parlamentare e dieci di governo in una posizione di forza, la Lega non ha portato a casa neanche uno degli obiettivi che rappresentano la sua ragion d’essere” [..]
né provvedimenti a favore delle piccole imprese e delle partite iva, né un miglior accesso al credito, né la semplificazione burocratica”.

La Lega Nord ha operato al contrario di quello che diceva e prometteva agli elettori: la bufala del federalismo, della difesa del verde e dell'ambiente, la lotta contro la criminalità, la difesa del risparmio e delle piccole imprese.

Non è vera nemmeno l'equazione Lega= buon governo del territorio: “hanno governato male molti enti, hanno praticato il clientelismo, la spartizione partitocratica del potere e delle cadreghe” come la vecchia DC di doroteiana memoria (e gran parte dell'elettorato nel Veneto proviene proprio da lì).


Dal punto di vista gestionale bisogna ricordare gli scandali della banda padana: banca Credieuronord fallita facendo perdere soldi ai propri sostenitori: “dopo l’affaire Credieuronord, sono riusciti perfino a sostenere le banche colpevoli di comportamenti felloni”. Vi ricordate ancora il voltafaccia della Lega nei confronti di Fazio, quando si discuteva il DL risparmio ne 2004?
Prima contro e poi a favore, perché Antonio Fazio doveva salvare la loro banca e la loro faccia (Bossi, Maroni, Calderoli, Balocchi, Giorgetti ..) assieme al furbetto Fiorani della Banca popolare di Lodi.

Scrive l'autore che Credieuronord era il sogno della prima banca padana, “Sogno che si è rapidamente trasformato in incubo per i circa quattromila soci, la più parte di essi accorsi a sborsar denari sin dal 1998, privati poi dei risparmi a opera dal management della banca scelto dalla Lega”.

La questione delle quote latte: per difendere un pugno di allevatori che non avevano rispettato le regole europee, “hanno fatto perdere a tutti i contribuenti almeno quattro miliardi e mezzo di euro nelle quote latte”.

Le multe degli allevatori (vi ricordate la mucca Carolina) le pagheremo noi: si tratta di sei miliardi di euro: 

“Una massa spaventosa di soldi. Sei miliardi di euro. Con molto meno denaro si possono risolvere, per sempre, i problemi dell’istruzione e della giustizia in Italia. O intervenire nel settore agricolo. Ma la Lega e Giulio Tremonti, con una determinazione fortissima, hanno preferito fare gli interessi di un gruppo di allevatori del Nord”



Dei sei miliardi, solo 4 miliardi e 400 milioni sono stati pagati dal contribuenti italiano:

il latte padano è già costato agli italiani quattro miliardi e quattrocento milioni di euro sonanti,

[..]

In sostanza: il debito dei produttori fu scaricato in toto sui contribuenti italiani sotto forma di maggiore pressione fiscale.
[..]La prima tranche, pari a un miliardo e novecento milioni di euro, l’ha sfilata Tremonti, facendo pagare interamente alle casse dello Stato l’accordo Ecofin del 1994”.

Il resto, nonostante i tentativi di rateizzare le multe per prendere tempo, lo pagheremo noi.


La Lega è un non partito: “non si è fatto un congresso e Umberto Bossi è sempre stato eletto per acclamazione” commenta in proposito l'autore .


Gli scandali della primavera del 2012 sono serviti solo a fare un cambio di potere al suo interno, con la cacciata dei bossiani e l'occupazione delle cadreghe da parte dei maroniani. Ma la scopa di Bobo è solo simbolica.



La lega è stata brava ad occultare fallimenti, bugie e contraddizioni con la propaganda: “Si ripete, fino a convincere, che il povero e malato Umberto Bossi è stato circuito da una banda di ladri e profittatori”. [..]

Si è perfino tirata fuori l’incredibile retorica del complotto.

«Siamo vittime di una specie di complotto», ha dichiarato Bossi il 10 aprile 2012.

Se Roma è ladrona allora bisogna dire che il partito della Lega si è comportato come gli altri, perfino per quanto riguarda la questione del nepotismo.

Il nepotismo della Lega:
Per quanto riguarda il nepotismo, è noto a tutti il caso di Renzo Bossi detto il Trota,Friuli, dove due importanti leader politici leghisti si sono scambiati le assunzioni delle reciproche mogli:[..]l’ex presidente del consiglio regionale Edouard Ballaman assunse Laura Pace, moglie dell’allora sottosegretario agli Interni nonché tesoriere della Lega Maurizio Balocchi[..]Il caso più noto alle cronache è quello di Manuela Bossi,
[..]La signora è stata fatta sedere per cinque anni nel consiglio provinciale di Varese,ha ricevuto generosi finanziamenti pubblici per la sua scuola privata, la scuola Bosina,[..]Calderoli ha imposto la compagna, Gianna Gancia, come candidata presidente della provincia di Cuneo[..]Giorgetti ha introdotto la moglie, Laura Ferrari, nel mondo dei corsi di formazione finanziati dalla Regione Lombardia. [..]Infine Flavio Tosi: sua moglie Stefania Villanova, non laureata, è stata promossa da impiegata a dirigente nella sanità”.

Ricordiamo che Tosi prima di diventare sindaco era assessore proprio alla sanità.

Infine l'accordo con Berlusconi (quando anche Bobo aveva detto che mai un governo col PDL, e invece ora governa la Lombardia assieme a PDL e CL): Astone riporta le notizie dietro l'accordo tra Lega e Forza Italia a fine anni '90. 
La firma davanti il notaio, il simbolo, i 2 miliardi, che forse sono 70, il ritiro delle querele da parte di B. e i fondi dati dal suo partito alla Lega “Due miliardi di lire erogati dalla Banca di Roma in attesa dei nove miliardi di rimborsi elettorali che sarebbero arrivati a luglio”.

E poi parlano di lotta alle mafie, Maroni ogni volta scorre l'elenco degli arresti che avrebbe fatto da ministro: successi che sono da ascrivere a magistrati e forze dell'ordine, nonostante l'azione del ministro.
Con Maroni ci sono stati tagli lineari alle forze dell'ordine. Maroni e la Lega hanno appoggiato le leggi del PDL, come quelle contro l'uso delle intercettazioni, un favore alle mafie.
La Lega baluardo della sicurezza, dicono: ma chi si ricorda che negli anni in cui governava a Milano la ndrangheta era entrata all'Ortomercato?
E poi, come si concilia la lotta alla mafia con l'appoggio a B. e al suo braccio destro Dell'Utri?

Il tradimento del nord di Filippo Astone.

La scheda sul sito di Longanesi editore.
Il link per ordinare il libro su Ibs e Amazon.




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