In occasione alla Giornata mondiale della terra, si è tenuta ad Arosio, grazie all'associazione delle Acli e all'associazione "Contratto mondiale sull'acqua", un incontro pubblico relativo alla privatizzazione della gestione del servizio idrico.
Titolo dell'incontro "Acqua del sindaco: buona, controllata, economica...pubblica".
Si è parlato dell'acqua come bene pubblico, di quali scenari bisogna attendersi con la privatizzazione e di cosa invece, noi cittadini dotati di senso civico, possiamo fare.
A parlare davanti al pubblico arosiano Roberto Fumagalli, del comitato italiano Contratto mondiale sull'acqua e Rosangela Arrighi, consigliere provinciale di Como.
Andiamo con ordine: l'acqua è un bene pubblico, per tutti, che deve essere distribuito per tutti in equità, senza cercare un profitto.
La campagna stampa portata avanti da parte della stampa, dalle grosse aziende private dentro il business della gestione idrica, racconta di come l'acqua pubblica non sia buona, che le società pubbliche sono dei carrozzoni e che, invece il privato saprebbe gestire meglio gli acquedotti.
Non è vero: l'acqua dei nostri comuni è potabile, gestita in modo efficiente e non costa troppo.
1 metro cubo d'acqua costa meno di 80 centesimi.
1 bottiglietta di acqua minerale da 33 cl arriva a costare 1 euro.
Con l'ingresso delle aziende provate, che tendono a raggiungere i loro profitti, si potrebbe arrivare a prezzi del genere.
Cosa accadrebbe se si fa con l'acqua quello che oggi si fa col petrolio? Dove i grandi del petrolio decidono a tavolino il prezzo del barile?
Le grandi multinazionali che si occupano di gestire i servizi idrici sono: Suez, Veolia, Acea (Suez, Caltagirone), Bechtel, Rwe.
Queste aziende potrebbero gestire i nostri acquedotti e le nostre fognature, avrebbero garantito un margine di profitto del 7% (decreto Ronchi) e grazie alla norma che prevede gare di appalto europee, farebbero fuori le piccole imprese locali.
Queste aziende si sono federate nel gruppo Acqua Fed, con a capo Gerard Payen, ex dirigente della Suez: il loro potere di fare lobby sui governanti di Bruxelles per l'Unione Europea, e a Roma per i governanti italiani è notevole.
Dietro queste pressioni c'è la consapevolezza degli enormi potenziali profitti che si possono ricavare dal business dell'acqua.
Ma cosa è successo all'estero dove l'acqua pubblica è stata privatizzata?
Fumagalli ha raccontato il caso Bolivia.
Dove gli statunnitensi della Bechtel, appena arrivati (il governo boliviano era stato costretto a privatizzare dal Fondo Monetario), hanno aumentato le bollette.
20 dollari per un paese in cui il reddito medio è dell'ordine di 60 dollari al mese. Molte famiglie non riuscirono così a pagare.
Ci fu una rivolta, cui partecipò anche l'attuale presidente Morales: la guerra dell'acqua di Cochabamba finì con la sconfitta dei provati. Il contratto fu stracciato.
Lo stesso successe e succede in Sudafrica, in Inghilterra e in Francia (sebbene a Parigi l'amministrazione stia tornando alla gestione pubblica).
Privati in cerca di profitto, servizio che non migliora, bollette che aumentano e infine il contatore dell'acqua che deve essere pagato in anticipo per erogare l'acqua. Il tuo rubinetto che diventa come il cellulare: da ricaricare con una prepagata o con la carta di credito.
Sembra incredibile.
Dopo aver privatizzato sanità, scuola, gestione rifiuti, energia, telefonia, autostrade ...
L'iter per la privatizzazione è iniziato nel 1994 con la legge Galli, che istituì gli A.T.O. (Ambiti territoriali).
Tra i primi comuni in Toscana c'è il caso di Arezzo che, non a caso, ha la bolletta più alta di Italia.
Como e Milano (acqua pubblica) sono invece molto più in basso nella classifica.
Si è poi passati al DL 112/2008 ("la gestione dell'acqua può essere privata"), al decreto Ronchi approvato nel novembre 2009 in cui si esplicita che l'acqua dei comuni deve essere privatizzata entro il 2011.
Deve, non può. A scanso di equivoci.
I cittadini non la vogliono, questa gestione. I comuni che adesso hanno la gestione privata si lamentano (basta guardare i servizi di Presa diretta e Report). I sindaci dei comuni sono contrari.
Perchè i nostri politici l'hanno votata questa legge?
Cosa possiamo fare: firmare le tre leggi al prossimo referendum.
Primo quesito:
«Volete voi che sia abrogato l’art. 23 bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto legge 25 giugno 2008 n. 112 “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” convertito, con modificazioni, in legge 6 agosto 2008, n. 133, come modificato dall’art. 30, comma 26 della legge 23 luglio 2009, n. 99 recante “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia” e dall’art. 15 del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, recante “Disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e per l’esecuzione di sentenze della corte di giustizia della Comunità europee” convertito, con modificazioni, in legge 20 novembre 2009, n. 166?»
Secondo quesito:
«Volete voi che sia abrogato l’art. 150 (Scelta della forma di gestione e procedure di affidamento) del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”, come modificato dall’art. 2, comma 13 del decreto legislativo n. 4 del 16 gennaio 2008
Terzo quesito:
«Volete voi che sia abrogato il comma 1, dell’art. 154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”, limitatamente alla seguente parte: “dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito”?»
Sul sito di acqua bene comune troverete tutto e, se avete voglia, potete anche contribuire.
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