03 febbraio 2014

I terremoti dimenticati

Qualcuno si ricorda ancora del terremoto dell'Aquila? Aquilani a parte, si intende.
Se non fossero le notizie dove si parla delle vergognose mazzette sulla ricostruzione (con un sindaco che si dimette ma anche no), non se ne parlerebbe proprio.
Eppure, il centro storico de l'Aquila è ancora lì, in attesa di riscostrizione.
Mentre i terremotati deportati nelle new town, per la maggior gloria del governo Berlusconi, ancora aspettano (e aspetteranno per un pezzo) di poter tornare nelle loro case.

La torre del campanile di Finale Emilia
Ma c'è un altro terremoto dimenticato: quello che nel maggio 2012 ha colpito l'Emilia. Come in Abruzzo, passato il momento dell'orgia mediatica, è finito tutto in secondo piano.
Ci sono ancora 2500 persone che vivono nei container, scatole di metallo fredde d'inverno e calde d'estate. Doveva essere una soluzione provvisoria, a basso costo. Ma nella politica italiana spesso il provvisorio diventa definitivo.
La ricostruzione dei centri colpiti dalle due scosse del sisma è ancora da completare: Mirandola è diventato un centro storico fantasma.
E a gennaio le persone torneranno a pagare i mutui sulle case terremotate anche se queste non ci sono più.
Il terremoto non ha colpito e ucciso solo le famiglie: un intero distretto industriale, che da solo produceva il 2% del PIL italiano è andato in crisi: il presidente Errani aveva promesso poca burocrazia per l'arrivo dei contributi per la ricostruzione.
E invece la burocrazia non ha risparmiato nessuno: il danno per il patrimonio artistico stimato è di 13 miliardi.
Come se non bastasse, su quelle stesse terre è arrivata anche l'alluvione che ha causato danni per altri 2 milioni di euro col risultato di aggravare la crisi, il che significa altre persone che perderanno il lavoro, un'altra emergenza che si aggiunge a quella del terremoto.
I numeri dei sindacati sono questi: 4800 posti di lavoro persi per il terremoto e i disoccupati sono cresciuti nel 2013 di 33000 unità (arrivando a 175000).
Il tutto perché non è stato fatto abbastanza lavoro di prevenzione sulla cura degli argini dei fiumi e ogni volta si parla di evento eccezionale. Il risultato è una perenne emergenza: quella del terremoto, quella dell'alluvione e quella sociale (tutti i dati sono stati presi dall'art. di Emiliano Liuzzi su Il fatto quotidiano).


Iacona e i suoi collaboratori questa sera saranno in Emilia a parlare di terremoti e di terremotati:
La scheda della puntata "Terremoti"
Per la prima volta  un’inchiesta televisiva  sul terremoto che nel 2012 ha sconvolto l’Emilia Romagna. PRESADIRETTA racconterà i centri storici dei paesi emiliani distrutti e disabitati a un anno e mezzo dalle scosse, le abitazioni inagibili, la popolazione che ancora vive negli alloggi provvisori.

Il racconto di un terremoto dimenticato.  Il racconto della fragilità della macchina dello Stato di fronte a una tragedia di enormi dimensioni come quella del terremoto.

Il terremoto che ha travolto capannoni e lavoratori nella zona che da sola produce il 2% del Pil nazionale. In quel territorio così fitto di imprese, la vita produttiva è ripartita solo grazie agli imprenditori, che si sono fatti carico dei costi della ricostruzione.

PRESADIRETTA torna ad attraversare anche le zone del terremoto che nel 2009 ha colpito e devastato la città dell’Aquila. A cinque anni di distanza la situazione è più che mai compromessa.

PRESADIRETTA racconterà gli scandali legati ai soldi della ricostruzione, che hanno portato la magistratura ad aprire inchieste sul progetto C.A.S.E., sugli isolatori sismici, persino sui bagni chimici del post terremoto.  I sospetti di corruzione tra i membri dell’amministrazione comunale stessa, che hanno portato il sindaco Cialente a dimettersi e poi a ritirare le dimissioni. La denuncia dell’eurodeputato danese Sondergaard, membro della Commissione Controllo Bilancio della Commissione Europea, che ha riaperto il dibattito sui costi della ricostruzione.

A PRESADIRETTA si tornerà  a parlare dell’ F35,  il caccia intercettore e bombardiere di cui anche l’Italia ha ordinato diversi esemplari. Proprio dal Pentagono e’ arrivata la notizia che sarebbero state riscontrate sulla struttura dell’aereo lesioni e crepe, dopo i test di volo. E il Pentagono ha aggiunto che persistono ancora i problemi di software. Ma il Ministero Della Difesa italiano li vuole lo stesso. Perché? E la politica? Durante l’ultima campagna elettorale erano tutti contrari e adesso? E infine, quante vale in soldi e potere il mercato delle armi?

In STUDIO con Riccardo Iacona ci sarà Francesco Vignarca,  giornalista, scrittore e attivista della rete disarmo e  uno dei massimi esperti di spese militari.
“TERREMOTI” è un racconto di Riccardo Iacona, con Alessandro Macina ed Elena Stramentinoli.
Altro argomento tabù (perché fuori dalle discussioni politiche) è quello dei caccia F35: il loro programma d'acquisto impegna il nostro paese per una spesa di diversi miliardi, con poche garanzie sulle ricadute occupazionali.
Essendo un progetto molto ambizioso e innovativo, questi caccia hanno diversi difetti (di cui avevaparlato una scorsa puntata di Presa diretta).
Ma la nostra classe politica tira dritto. Nemmeno il parlamento se ne potrà occupare, perché è una prerogativa dell'esecutivo o del Consiglio della difesa.
Durante la campagna elettorale Bersani spiegava come i caccia F35 (e il TAV) non erano una priorità.
Ma, certo, in campagna elettorale si parlava anche di fare una legge contro il conflitto di interessi e la corruzione (60 miliardi di euro, metà della corruzione europea, ci ammonisce l'Europa stessa!!!!).
Ma poi, si sà, sono arrivate le larghe intese....

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