Renzi governerà assieme a Alfano, Formigoni e Giovanardi. La stessa maggioranza che rinfacciava a Letta.
Non solo: potrebbe avere l'appoggio dei senatori cosentiniani di Forza Campania.
In ogni caso la legge elettorale e le riforme le dovrà discutere non solo con i tipi di cui sopra, ma anche assieme al condannato Berlusconi. Quello con cui mai larghe intese. E che oggi incontrerà per le consultazioni.
I ministri del governo della scossa, del cambio di passo sono probabilmente vicini alle indiscrezioni che leggiamo sui giornali: ex qualcosa (Fassino), manager di successo (come Moretti, quello della strage di Viareggio) o Bernabè.
Tutti stanno mettendo dei paletti a Matteo, casomai avesse strane idee: Draghi ha chiesto che Saccomanni rimanga al suo posto.
Alfano pretende un ministro della giustizia di garanzia per B. e niente patrimoniale.
Ieri in piazza c'erano i piccoli industriali e gli artigiani: chiedevano meno burocrazia e meno tasse.
Una stanza benevola oggi li presenta come la parte sana del paese, dimenticandosi degli studi di settore e dell'alta evasione e impunità di cui hanno potuto godere. Specie negli anni passati, quando governava lui.
La confindustria di Squinzi ha molto contribuito al cambio della guardia a palazzo Chigi.
Anche loro chiedono meno tasse, meno controlli, meno burocrazia. Ma si dimenticano dei soldi presi per la cassa integrazione, dei soldi chiesti per gli incentivi.
Questo il solito nuovo che avanza. E l'ultimo chiuda la porta.
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