Prima
della battaglia: Un'indagine del commissario Malinconico
Incipit
del romanzo:
Alle cinque del mattino, dovevo ancora scrivere il maledetto rapporto. Oltre il vetro della finestra, nel vuoto tra i due palazzi di fronte, la linea dell’orizzonte cominciava a schiarirsi, svelando i profili dei container e delle gru addormentate sul porto,
Prima
della battaglia è un racconto di passaggio, da un prima e un dopo
del personaggio Alberto Malinconico. Lo avevamo lasciato a riflettere
amaramente sul cosa sono stati gli anni '70, nel bel libro “Il
passato davanti a noi”, e ora ce lo ritroviamo
commissario di polizia a Napoli, a metà anni '80. Attraverso gli
occhi dello studente e militante di Avanguardia Operaia, abbiamo
visto scorrere gli anni della rivoluzione mancata, dei tentativi di
golpe, della violenza in piazza che cresce, passando dalle spranghe
alle pistole. Gli anni di piombo e del partito armato, del
compromesso storico e della chiusura del PCI ai movimenti: ma non
solo questo: “però
quegli anni si ricordano come anni di sangue, punto e basta. Come se,
per vedere quanto è fresco il pesce, si guardasse la coda e non gli
occhi e le branchie. Come se fosse solo nostra la colpa di quei morti
nelle piazze ...”.
Nell'oggi
del romanzo, Alberto Malinconico è un commissario di polizia quasi
per caso:
“potrà sembrare poco credibile, ma io, da giovane, non avrei mai immaginato di diventare commissario di polizia. Avevo altri progetti, allora. Erano gli anni Settanta, gli anni dei movimenti, della politica”.
Un
lavoro come un altro “mi ero avvolto nella routine di
ogni giorno come in una coperta, badando soprattutto a non dare mai
troppo nell’occhio”.
Con qualche capello bianco in testa, deve fare i conti con una vita da cui sembra nascondersi, non prendere troppe responsabilità. Forse anche perché quelli della sua generazione, sono diventati adulti troppo in fretta.
Il
rapporto con Lidia, la compagna, va avanti come fosse routine, tra un
incontro e un altro: niente figli, niente matrimonio, solo il
desiderio di non rimanere soli troppo a lungo. Un rapporto da cui è
semplice uscire per trovare la propria solitudine.
«Con
te è una guerra continua: passi la vita a difenderti dalla vita, non
vuoi mai prenderti responsabilità...»
Il
destino, lo porta a fare i conti col suo primo morto: uno scrittore
che è rimasto ucciso in un incidente stradale, Rispoli. Un camion ha
investito la sua macchina, forse per un colpo di sonno dell'autista.
"Era una seccatura. Per questo, tra i funzionari di servizio, avevano mandato proprio me... Per terra, sotto un lenzuolo bianco che avevo appena fatto finta di sollevare, c'era il cadavere di un uomo. Il mio primo morto."
Ma ci sono delle
contraddizioni in questa facile ricostruzione: prima di tutto due
testimonianze che dicono come l'autista abbia invaso la corsia di
colpo, per colpire la macchina e proseguire come se nulla fosse
successo.
E
poi c'è lo scrittore: sposato con una bellissima donna peruviana,
Micaela, stava scrivendo un libro la cui trama suona come rivelatrice
del suo destino. Andrea Rispoli stava indagando sul mondo dello
spaccio e del traffico della droga, per trovare materiale per il suo
libro. Il cui protagonista veniva appunto ucciso in un incidente di
macchine dalle molte analogie.
Un
caso?
Alberto
non sa bene perché, ma sa che deve indagare.
Ma
prima che possa trovare dei riscontri alla pista della droga, arriva
l'ordine dall'alto di partire per il Messico. De Rosa, un boss della
Camorra è scappato, non senza qualche ovvia complicità interna, dal
carcere. Siamo nel 1986 e Napoli è scossa dalla guerra tra
cutoliani e nuova camorra organizzata:
Venivamo da un lungo e spietato conflitto tra la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo, «’o professore» di Ottaviano, e la Nuova Famiglia di Zaza, Gionta, Nuvoletta, Bardellino, Alfieri, Galasso e Ammaturo.
Alberto
deve seguire una pista dell'Interpol secondo cui De Rosa sarebbe
stato visto in una isoletta del Messico.
La
partenza segna anche la rottura del suo rapporto con Lidia, che gli
rinfaccia il suo voler pensare solo a se stesso.
Ma
sarà l'esperienza in Messico, tra funzionari dell'interpol
messicana, turiste francesi con la passione dei riti Maya, viaggiando
tra Ciudad del Messico e la capitale, che segnerà nel profondo il
commissario (e uomo) Malinconico.
È
la scoperta che il confine tra la camorra e lo stato per cui lui
lavoro è molto labile, un confine poroso dove camorra e istituzioni
possono farsi reciprocamente dei servizi o dei favori. A patto che la
facciata della cosa sia linda e che il torbido non esca mai fuori.
Risvegliandolo
dal suo torpore e dalle sue disillusioni, dandogli gli stimoli giusti
per ricominciare:
“Era una notte tranquilla. Come una pianura prima della battaglia”.
“Era una notte tranquilla. Come una pianura prima della battaglia”.
Prima
della battaglia è un romanzo con venature noir, dove
protagonista è un uomo in un passaggio importante della sua vita,
dal punto di vista personale e professionale. Ma sullo sfondo come
coprotagonista rimane Napoli, la città bella da cui tutti vogliono
scappare. Bella con le sue sporcizie che nemmeno la pioggia che batte
riesce a pulire. Anche perché ci sono macchie che non si possono
lavare perché dentro il tessuto della gente: la camorra e i suoi
rapporti con la politica, la droga coi suoi morti e con la ricchezza
che portava dentro le tasche di personaggi loschi. Una città
colorata e grigia allo stesso tempo, bella ma ingiusta.
Su
Milano
mentelocale trovate un estratto del libro:
Non parlammo per tutto il tragitto. Le luci della città apparivano come lunghe scie sul selciato delle strade e delle piazze. Uscendo dal supermercato, avvertii lo sguardo di Lidia fisso su di me. Non sapevo se fosse meglio ignorarlo o fingere di sorprendermi e domandarle una buona volta cos’era che non andava. Preferii infilarmi in macchina e far finta di nulla. Non si trattò di vigliaccheria: semplicemente, non mi sembrò il momento giusto per discutere, o forse quella sera non ero nello spirito adatto per affrontare un’altra piccola catastrofe quotidiana.
Qualche ora dopo, eravamo a casa sua, a letto, a luci spente. Dalla finestra entrava soltanto il vago chiarore di qualche lampione.«Non ti sei accorto di nulla, è vero?» aveva detto lei a un certo punto. «Potremmo stare insieme trent’anni e tu non capiresti ancora quello che mi succede.»
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