All'inizio, quando li vide entrare, non comprese. Era così perfettamente immersa nei chiaroscuri scomposti dei rumori e delle voci, avvolta dalle luci squillanti e dagli odori grevi, che non realizzò subito quello che sarebbe accaduto.
Benvenuti dentro il microcosmo della procura di Ardese: una
procura che esiste solo nella fantasia dell'autrice, ma che forse è
più reale di molte procure che vengono raccontate in altri romanzi
gialli.
Roberta Gallego, sostituto procuratore a Treviso, si è divertita
a scrivere questo libro che ha come prima qualità, quella
dell'onestà.
Onesto nel raccontare le difficoltà quotidiane che magistrati e
personale amministrativo devono affrontare ogni giorno nel loro
lavoro: mancanza di risorse e di mezzi, di personale, di tempo.
Onesto nel raccontare pregi (molti) e difetti (altrettanti) di
queste persone che, pur svolgendo un compito estremamente delicato,
rimangono pur sempre persone: c'è "il magistrato furbo che
scarica sui colleghi, l’autista tuttofare, il vecchio pazzo che si
costituisce almeno una volta alla settimana, gli amanti del bagno del
quinto piano, gli spacciatori di mozzarelle fresche nei garage… ".
Ma ci sono anche personaggi cui è facile affezionarsi: come
Alvise Guarnieri, sostituto procuratore ad Ardese dopo anni in
Sicilia dentro l'antimafia, l'emblema del procuratore con cui tutti
vorremmo avere a che fare semmai dovessimo imbatterci nella
giustizia.
E il suo assistente di polizia giudiziaria, il maresciallo Alfano.
Entrambi, il giudice e il carabiniere fanno parte della categoria
di uomini delle istituzioni che credono nel loro lavoro, capaci e
ostinati nel voler andare fino in fondo.
Personaggi di basso profilo, se vogliamo, lontani anni luce dal
modello di pm che ama circondarsi da microfoni in favore delle luci
delle telecamere.
Capita a lui il caso di omicidio della povera Oksana, perché di
turno in procura.
Oksana Leykova, giovane cameriera romena, con un passato da
spogliarellista in un locale di Torino gestito dai Minniti, una
famiglia con diversi precedenti di giustizia.
Da Torino era giunta qui in provincia, assieme al fidanzato,
Piccioni, rampollo di una famiglia benestante, e qui aveva trovato
lavoro in un bar.
Forse aveva messo la testa a posto e forse si era veramente
innamorata: questo fino al giorno in cui un commando armato fa
irruzione nel bar per una rapina e poi la prende come ostaggio.
«I peccati e gli errori si possono pagare troppo o troppo
poco; ma la tua bellezza non ha prezzo, perciò la sconterai sempre e
dovunque».
Il prezzo sarà alto per la povera Oksana: viene trovata morta,
uccisa, poco lontano dal bar: non solo le hanno spezzato il collo ma
hanno perfino infierito sui piedi.
Come se volessero dare un segnale a qualcuno.
La facile e comoda pista (per gli investigatori e per l'opinione
pubblica) , che porta verso il mondo delle bande dell'est non
convince Alfano e Guarnieri.
Accomunati non solo dal comune spirito di servizio, ma anche dal
dolore per i propri figli: Alfano ha perso Sara per una brutta storia
di droga. Lorenzo, il figlio di Guarnieri, è a Parigi per
disintossicarsi.
Li accomuna anche un buon fiuto investigativo: come mai il
commando si dirige proprio su Oksana? Perché viene così vicino al
posto della rapina?
Emerge un'altra pista, più difficile da seguire, perché
coinvolge il giovane figlio di un potente senatore della repubblica.
Una storia che intreccia politica e mafia, il perbenismo di certe
famiglie della borghesia italiana. Che non può essere scalfito
dall'ingenuo amore di una bellissima ragazza dell'est.
Guarnieri e Alfano non subiscono vere e proprie minacce: ma le
pressioni per arrivare ad una archiviazione del caso, in assenza di
prove certe, ci sono. A Roma, nel CSM, come nei vertici della
procura, qualcuno è molto interessato agli sviluppi dell'indagine.
Guarnieri imparerà a conoscere la suo Quota 33: è la metafora
che insegna lui il vecchio procuratore Speranza, con cui si confida
per capire come procedere.
Quota 33 era il cippo che segnava la linea di demarcazione delle
linee durante la battaglia di El
Alamein, del novembre 1942:
«Quota 33 è molto più di un cippo scavato nella roccia… Per migliaia di italiani che depositarono su quel piccolo altopiano sangue e ingenuità, Quota 33 si fece destino, eternità».
«Ai cippi altimetrici si sono sostituiti totem mediatici, volubili e superficiali, come iconografiche puttane di uno scadente immaginario maschili [..] e nel contempo il campo di battaglia non ha più contorni certi, perché non ha più regole rispettate e rispettabili. Resta la Quota 33 individuale , la polarità interiore, il punto fermo esistenziale, sopraelevato nella misura minima necessaria [..]Una quota che impone un tributo, non di sangue ma di coerenza personale, di capacità di negarsi, di defilarsi, di dissociarsi rispetto a un sistema disvalente e moralmente inquinato… » «Si ricordi Alvise, non è la decisione giuridicamente corretta che fa di lei un buon magistrato, ma la sola, tra quelle giuridicamente corrette che sia intellettualmente onesta…; lei dispone di un’ acqua preziosa, ma non infinita. La sparga con buon senso e senso della misura».
Attorno all'inchiesta sull'omicidio di Oksana, vengono raccontanti
i casi grandi e piccoli che accadono in procura: un'inchiesta su dei
casi di incendio e la caccia al piromane; un truffatore di anziani;
un ragazzo con la faccia da Kim Rossi Stuart che violenta
un'insegnante; il vecchio pazzo che ogni settimana si presenta in
procura per autodenunciarsi; una complessa indagine su un maxi
traffico di droga in cui Polizia e Finanza si pestano i piedi.
E poi i personaggi della procura, oltre ai due Alfano e Guarnieri
già presentati: il pm toscano sanguigno Teatini; la pm Agostina
Arcais, considerata una da evitare per il suo caratteraccio, ma forse
più per la sua intelligenza e la sua solerzia; l'indolente
Mascherini, che cerca di "sbolognare" agli altri i suoi
fascicoli.
E ancora, il mercato nero della mozzarella nei garage del
palazzo, gli incontri d'amore nei sotterranei, la lotta tra personale
amministrativo per le ferie e per accaparrarsi il materiale.
Come i magnetofoni "Geloso" per registrare gli
interrogatori: delle apparecchiature che risalgono ai tempi che
furono e che non funzionano mai.
Si ride in questo bel romanzo d'esordio, ma forse sono risate
amare, se si pensa che questo è il mondo che gestisce la nostra
giustizia.
Soffocata non solo dalle piccole meschinità degli umani, ma anche
dall'enorme mole di burocrazia cui i magistrati devono combattere.
Qui
potete leggere una breve intervista all'autrice:
La procura di Ardese, dove lavora il suo “collega” Alvise Guarnieri, è sostanzialmente la procura di Belluno?
«È una cosa che è stata scritta ma che non è vera. La procura di Ardese, che descrivo nel mio romanzo, ha in comune con Belluno soltanto la collocazione geografica. È una città di provincia, che si specchia su un lago e che ha come cornice l’arco alpino. Basta, le similitudini finiscono lì».
Molto spesso il successo dei libri nasce anche dal titolo. “Quota 33” ne è uno accattivante. Ci può spiegare cosa significa?
«Quota 33 è il cippo altimetrico che si trova a El Alamein ed era il punto di riferimento convenzionale per i soldati che parteciparono a quella famosa battaglia in Africa. È in sostanza il simbolo della necessità di avere un punto di riferimento. Il protagonista del giallo, Guarnieri, alla fine di un’indagine su un omicidio, su consiglio del suo procuratore capo in pensione, si determina sulla scorta del suo punto di riferimento etico. E fa una scelta etica. In questo caso il punto di riferimento è la coerenza».
Guarnieri, dunque, non è un eroe, come i protagonisti di gran parte dei gialli...
«No, non volevo un protagonista eroico e vincente. Lo volevo, però, coerente».Della stessa autrice è appena uscito un nuovo libro dentro la "procura imperfetta" di Ardese (la più vera delle procure inventate), "Doppia ombra".
Buona lettura!
La scheda del libro sul sito di TEA
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