E' lunedì, piove e fa anche freddo.
Il mio treno regionale è arrivato a Milano con quasi 20 minuti di ritardo (i treni dell'eccellenza lombarda, per intenderci).
E sulla banchina della metropolitana, della città che dovrebbe ospitare l'Expo dei miracoli, ho dovuto attendere due convogli del metrò prima di salire.
Convogli strapieni, di gente rassegnata o già incazzata. Ma sempre con l'immancabile telefonino in mano.
Ma cosa avranno da messaggiarsi gli italiani?
Mica saranno tutti medici chirughi che se non rispondono subito perdono una vita umana?
Commenteranno le olimpiadi di Sochi?
I risultati di calcio?
Il nuovo corso lettiano del governo, cui tutti chiedono un cambio di marcia, per un patto di programma che porti alle riforme che aspettiamo da 20 anni?
O magari pensano al referendum in Svizzera.
Magari qualche leghista avrà pensato (una parola grossa) perché non lo facciamo anche qui?
Un bel referendum per bloccare gli immigrati a casa loro, perché mica possiamo opitarli tutti. Il lavoro agli italiani.
Poi avranno realizzato che le persone cui venivano sbarrate le porte del bengodi svizzero erano italiani del nord. Magari non solo i manovali dei cantieri, sottopagati perché italiani.
Ma anche laureati che oggi sempre di più devono andarsene in Svizzera per trovare un lavoro.
C'è sempre qualcuno più a nord di te, che ti dice di da dell'immigrato.
Voglio proprio vedere come se ne uscirà la confederazione, che ora dovrà rinegoziare tutti i trattati.
Senza quella manodopera rischia la fine del Veneto, come il regista Patierno aveva immaginato nel suo film "Cose dell'altro mondo".
Ma sì: che tutti se ne stiano a casa loro, questi che vengono a rubarci il pane e cioccolata.
Gli italiani in Italia.
Gli svizzeri in Svizzera.
Gli inglesi in Inghilterra.
I francesi in Francia.
Chissà se verranno rinegoziati anche gli accordi per le banche. Per il traffico di valuta in nero verso il paradiso del segreto bancario (oggi un po' meno paradiso, forse).
Perché rivoglio i soldi degli evasori. Le tasse della Fiat. I marchi italiani comprati dai francesi e i profitti che ci prendono.
Tutti a casa.
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