10 ottobre 2022

Anteprima Presadiretta – La minaccia nucleare

 


Si parla di nucleare con troppa leggerezza, come se le armi nucleari fossero semplicemente un livello superiore a quello attualmente usato nella guerra in Ucraina.
Dopo il nucleare, dopo la prima bomba, non ci sarà più nulla: più nulla in Ucraina, nazione già devastata da questa guerra assurda, ma più nulla anche nella Russia di Putin.

Cosa sta succedendo sul campo di battaglia in Ucraina? Quanto è profonda la sconfitta dell’esercito della Federazione russa? Perché i russi sono arrivati perfino a minacciare l’uso di armi tattiche nucleari? È un bluff o un rischio concreto? In soli otto mesi siamo arrivati sull’orlo del baratro e dobbiamo fermare questo orrore prima che sia troppo tardi.

La giornalista di Presadiretta Francesca Nava è andata nella Federazione per sentire cosa raccontano le persone e cosa ha in mente Putin.

“L’era dell’ordine mondiale unipolare si è conclusa, è un errore pensare che dopo un periodo di cambiamenti turbolenti tutto possa tornare alla normalità e possa tornare come prima. Nulla sarà più come prima!” - sono queste le parole rivolte dal presidente Putin alla platea del forum economico di San Pietroburgo. Dove era presente anche la Cina che, almeno nelle dichiarazioni ufficiali, è pronta a lavorare con la Russia “per esplorare nuove iniziative di sviluppo”.

Basta col mondo a trazione occidentale, con l’America a decidere la politica economica e politica per tutti – questo il pensiero di Putin: “Asia e Cina sono i nuovi centri dello sviluppo globale.”

Ma saranno questi paesi, India, Cina, i paesi africani, i leader del nuovo ordine mondiale? A questa domanda, dalla cerchia di Putin rispondono che la Russia ha già dimostrato la sua autosufficienza e la sua indipendenza economica, frutto della nostra (dei paesi europei, Germania in primis) dipendenza dal gas russo. E aggiungono anche che la Russia ha dimostrato la sua protezione dalle pressioni esterne e da ogni forma di ricatto: le sanzioni ancora non hanno piegato (non del tutto) il paese. Al forum di Bratislava, il rappresentante dell’India spiegava come il suo paese rappresenti la quinta o sensta potenza economica più grande al mondo “abbiamo il diritto di esercitare il nostro ruolo, di valutare i nostri interessi di fare le nostre scelte!”.

“Siete voi che state trascinando il mondo in una nuova guerra fredda, non noi: perché questa guerra in Ucraina è così dura? Perché sono anche loro russi, quindi siamo russi contro russi. Il punto è che non sono loro a prendere delle decisioni o, alla fine, non sono soltanto loro (gli ucraini) che prendono le decisioni. Ed è esattamente questo il mondo che non ci piace, è questo il mondo che non sosterremo mai. Questo è quello che l’Occidente deve capire: è insito in ogni russo non arrendersi mai.” E’ questo un pezzo dell’intervista di un’analista russo a Presadiretta sull’invasione in Ucraina.

E ora che succederà?

“Succede che si andrà avanti a combattere”.

Non c’è solo la minaccia nucleare a preoccupare i cittadini italiani ed europei (oltre che le persone in Ucraina, già sotto il fuoco delle armi): ci sono anche gli effetti delle sanzioni sull’economia, la corsa al gas per trovare fonti alternative a Gazprom.

Ma non tutti i paesi europei (e nemmeno tutti i paesi Nato) hanno rispettato le sanzioni: la Serbia ad esempio continua a fare affari con la Russia. Presadiretta ha intervistato il CEO di EventBetGaming, Starostenkov, venuto proprio in Serbia per lavoro: “sono arrivato qui a marzo, ho aperto un conto in banca e una società, è stato facile, poi ci siamo mossi per capire come ottenere i permessi e visti per far arrivare lavoratori dalla Russia.”

La sua società sviluppa software per giochi online, è una compagnia che opera a livello internazionale, i clienti esteri sono europei ed americani: come mai la scelta di arrivare in Serbia?

“Qui possiamo portare avanti i nostri rapporti con la Russia e con l’Europa, le banche occidentali non ci bloccano i pagamenti e questo significa continuare ad avere clienti in tutto il mondo.”

Quindi è venuto qui per evitare le sanzioni: a marzo la sanzioni avevano messo a rischio la sua società, i 6 ml di fatturato e i suoi 120 dipendenti. Aprire la sua filiale in Serbia è stato il modo migliore per proteggere la sua attività e continuare a crescere: quella serba infatti diventerà la sede principale dell’azienda, hanno già trovato un ufficio più grande dove spostare i dipendenti ed allargarsi. E non sarà l’unica azienda russa che si trasferirà qui, altre aziende stanno arrivando in Serbia: imprenditori russi stanno comprando appartamenti in città per loro e per le famiglie, “dieci russi ogni giorno vengono da me a chiedere un appartamento” racconta un’agente immobiliare a Presadiretta. Il risultato è un aumento dei prezzi nel mercato immobiliare a Belgrado dove, in pochi mesi, è nata una comunità di russi espatriati con decine di gruppi su Telegram che organizzano ogni sera cene ed eventi.

Cene dove queste persone condividono le scelte su come gestire la burocrazia nel nuovo paese, come seguire le leggi serbe, “tanti di noi hanno dovuto spostarsi in fretta per non perdere il lavoro.”

Bojan Stanic, analista economico, racconta come dall’inizio della guerra in Ucraina ad oggi siano state aperte più di 350 aziende di capitale russo, stimano che siano oggi 20000 i russi arrivati in Serbia: “quando hanno iniziato ad avere problemi coi pagamenti e ad avere problemi coi clienti si sono spostati da noi.”

Oggi, inizio di ottobre, siamo a 1000 aziende e 50mila cittadini della federazione russa si sono trasferiti qui a cui si aggiungono altri imprenditori che hanno trasferito la società senza nemmeno spostarsi fisicamente in Serbia, come succede nei paradisi fiscali.

Nel quartiere commerciale della capitale, Nuova Belgrado, nel vecchio mercato regionale sono state registrate ben 62 società di capitale russe, ma i giornalisti di Presadiretta non ne hanno trovata nemmeno una.

La Serbia è diventata un’oasi per le aziende e i lavoratori russi che così riescono a sfuggire alle sanzioni del resto Belgrado ha sì condannato l’attacco all’Ucraina ma è l’unico stato in Europa che ha deciso di non imporre sanzioni.

Cosa sta succedendo in questo momento in Russia? I telegiornali ci mostrano le manifestazioni di protesta contro Putin, contro il suo regime, che affama il paese e ingrassa gli oligarchi amici. Non è facile in Russia esprimere liberamente le proprie idee, per usare un eufemismo: su Telegram Ivan Petunin ha lasciato il suo ultimo messaggio, dove spiegava la sua scelta di non rispondere alla chiamata alla leva, “non posso e non voglio avere sulla mia coscienza il peccato di omicidio e per me uccidere un uomo in guerra è esattamente questo.” Il rapper russo si è tolto la vita per protesta contro la guerra di Putin.

Altri video che Presadiretta mostrerà nel servizio, mostrano l’uccisione di un comandante dell’esercito da parte di un soldato di leva, l’esplosione a Volgograd di un centro di reclutamento, a cui un ragazzo ha dato fuoco.

I 300mila riservisti chiamati in servizio vengono solo da alcune regioni della Federazione Russa, sono gli uomini delle minoranze non slave, dalle regioni periferiche, le più povere, come Tagikistan, la Buriazia: “sono le vittime più sacrificabili” – racconta Agnese Rossi di Limes a Presadiretta – “agli occhi dei centri di potere che sono in mano ai russi etnici. Ma questa è un’arma a doppio taglio perché per gli stessi motivi molti di questi gruppi etnici si stanno rivoltando, non sentono questa guerra come la propria guerra. Dal 21 settembre si sono registrati oltre 100 proteste, solo in Daghestan sono state arrestate 101 persone che gridavano ‘questa non è la nostra guerra’”.

Ma questo dissenso interno potrebbe portare a delle spinte separatiste?
“Si, già ci sono, queste repubbliche hanno già iniziato a chiedere diversi gradi di autonomia. Queste faglie che si stanno creando nella federazione sono forse l’eredità più drammatica per i destini della Federazione. Qualcosa, cioè, che Putin o chi per lui, dovrà fare i conti a guerra finita.”

“E’ una vera e propria implosione del consenso ” racconta Anna Zafesova giornalista di origini russe che ha lavorato per le più importanti testate italiane: la mobilitazione parziale può essere veramente un punto di non ritorno per Putin, perché rompe il patto con la maggioranza silenziosa che finora ha appoggiato il regime in cambio di tranquillità e benessere.
“E’ probabile che la protesta crescerà perché cominceranno ad arrivare alle famiglie gli annunci che i loro cari sono caduti e poi nuove lettere di coscrizione. A questo aggiungiamo un disagio economico già presente e anche quello andrà a peggiorare. Quindi la gente avrà sempre meno da perdere, dalla prospettiva di rimanere in silenzio..”
Un golpe interno è verosimile?
“Io credo che un golpe interno sia estremamente verosimile e che in questo momento sia l’ipotesi più probabile. Putin è riuscito a mettersi in una situazione dove rende scontenti tutti: i falchi che sono estremamente scontenti della gestione fallimentare di questa guerra. Quelli che vorrebbero una Russia più democratica, più europea, più pacifica. E adesso è riuscito a scontentare anche la maggioranza silenziosa. Possiamo affermare con una ragionevole certezza che in tanti stiano pensando a come fare un colpo di palazzo.”

Presadiretta è andata anche in Polonia, il paese che più di altri ha accolto i profughi ucraini con uno sforzo enorme a cui partecipa tutto il paese. È stata ancora la Polonia ad inviare carri armati e armamenti di ogni tipo all’esercito ucraino, assieme all’Inghilterra di Johnson (e Truss adesso) è stato il paese più direttamente impegnato nel sostenere l’Ucraina contro l’esercito di Putin.

Questo atteggiamento risale dai cinquant’anni di occupazione sovietica quando la Polonia faceva parte del Patto di Varsavia: ma c’è un evento molto più recente nella storia polacca che ha creato con la Russia di Putin una frattura che i polacchi considerano insanabile. Il 10 aprile 2010 sul Tupolev presidenziale si trovano il presidente Kaczynski assieme a tutti i vertici militari e civili del governo polacco. Sono in viaggio verso Smolensk per commemorare l’eccidio di Katyn dove nel 1940 20mila ufficiali polacchi furono massacrati dall’esercito sovietico e gettati in fosse comuni, uno dei capitoli più neri della dominazione russa. L’aereo però si schianta poco prima dell’atterraggio uccidendo tutti i passeggeri. Si trattò della tragedia peggiore dopo la seconda guerra mondiale: il primo ministro polacco dell’epoca, Donald Tusk, da sempre sostenitore della collaborazione economica con la Russia e che sarebbe poi diventato presidente del Consiglio Europeo, è l’unico a salvarsi perché al momento del disastro si trova già a Smolensk con Putin.

Le prime indagini fatte dai russi stabilirono che si trattò di un incidente, Donald Tusk accettò la versione russa e anche le condoglianze di Putin, siglate da uno storico e controverso abbraccio. Ma il Parlamento polacco non volle credere a questa versione, anche perché i russi si rifiutarono di restituire i resti dell’aereo, così incaricarono un deputato di istruire una nuova commissione di inchiesta. Il rapporto finale, pubblicato di recente, accusa senza appello la Russia ma auggerisce anche che il piano russo non sarebbe stato possibile senza l’appoggio di Donald Tusk. Le analisi riportate nel rapporto proverebbero la presenza di esplosivo sui rottami dell’aereo avallando la tesi di un attentato organizzato da Mosca. La Russia ha rifiutato gli esiti del rapporto ma anche i polacchi sono divisi: il deputato Macierewicz e la commissione sono considerati troppo politicizzati e non imparziali.


Su La Stampa è uscita una anticipazione dell’intervista al generale Tricarico che andrà in onda stasera:

La Nato è stata tradita da alcuni Paesi membri perché non sono state rispettate le regole costitutive della Nato. Bisognerebbe vedere le riunioni del Comitato Atlantico. Se c'è stata una concertazione vera. Io sono sicuro che non ci sia stata". Così il generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell'Aeronautica, presidente della Fondazione Icsa, intervistato a Presa Diretta nella puntata che andrà in onda domani alle 21.25 su Rai3. Sulla responsabilità di alcuni Paesi membri della Nato che avrebbero tradito l'articolo quattro dell'Alleanza - che dice che le decisioni devono essere prese all'unanimità - Tricarico sottolinea che «Stoltenberg che ha avuto un ruolo negativo in tutta questa vicenda - perché vorrei ricordare che Stoltenberg è solamente autorizzato a guidare le consultazioni, quindi lui può parlare solamente quando è autorizzato a farlo da tutti i Paesi membri - ha sempre straparlato, ha sempre buttato benzina sul fuoco, è sempre stato il ventriloquo di qualcun altro».

La scheda del servizio:

Cosa sta succedendo sul campo di battaglia in Ucraina? Quanto è profonda la sconfitta militare dell’esercito della Federazione Russa? Perché Putin è arrivato a minacciare l’uso di armi nucleari? E' un bluff o un rischio concreto? Dopo 7 mesi di guerra siamo sull’orlo del baratro, cosa possiamo fare per fermare questa pericolosissima escalation? Per cercare le risposte a queste domande “PresaDiretta” – nella puntata “La minaccia nucleare”, in onda lunedì 10 ottobre alle 21.25 su Rai 3 - è andata in Russia. E poi ha attraversato l’Europa per capire dove passano le faglie geopolitiche che stanno ridisegnando i nuovi equilibri mondiali. In studio, Riccardo Iacona con Ezio Mauro, giornalista e saggista, per riflettere sugli scenari che ci aspettano.

“PresaDiretta” ha raccontato le due facce che convivono nella Russia di oggi con testimonianze esclusive e le voci della gente comune.  Il volto di una Russia protagonista di un nuovo ordine mondiale con interessi economici e politici sempre più distanti dall’Occidente; un Paese dove la Guerra Fredda passa attraverso la propaganda per la de-occidentalizzazione e l’educazione patriottica per formare le nuove generazioni di russi. E poi c’è la faccia della Russia di chi si ribella all’idea di prendere parte a una guerra di invasione crudele e al regime autocratico imposto da Putin, con le testimonianze dei dissidenti, degli analisti, di chi fugge dal paese, dei soldati e delle loro mamme.

L’inviata di PresaDiretta Francesca Nava, unica giornalista per la Tv italiana, è riuscita questa estate a entrare in Russia e ad andare a San Pietroburgo e a partecipare allo Spief, il Forum Economico Internazionale. Incontro al quale hanno partecipato i rappresentanti dei Paesi che non hanno aderito alle sanzioni: dall’Africa all’America latina, dalla Bielorussia all’Egitto, con Cina e India in prima fila. 130 Paesi, più della metà del mondo, con quasi 700 accordi economici siglati per miliardi di rubli, per capire cosa vuol dire Putin quando parla di “nuovo ordine mondiale”.
“PresaDiretta” è andata anche in Polonia, che dai primi giorni di guerra si è schierata in prima fila a fianco dell’Ucraina, che ha inviato armi e accolto milioni di profughi. Un paese dove la paura e la contrapposizione nei confronti della Russia, ha origini lontane.

E poi in Serbia, la nazione nel cuore dell’Europa che ha mantenuto e anzi rafforzato uno stretto legame politico ed economico con la Russia: in pochi mesi ha accolto decine di aziende e migliaia di lavoratori e di cittadini russi, diventando il punto debole nella strategia europea delle sanzioni.
“La minaccia nucleare” è un racconto di Riccardo Iacona con Antonella Bottini, Marcello Brecciaroli, Raffaele Marco Della Monica, Luigi Mastropaolo, Francesca Nava, Roberta Pallotta Irene Sicurella, Elena Stramentinoli, Cesarina Trillini, Andrea Vignali, Fabio Colazzo, Alessandro Marcelli. 

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.

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