30 ottobre 2022

L'album di famiglia della destra italiana

Mi chiedo, e se lo chiedeva anche Barbara Spinelli ieri, se il nuovo presidente (o la presidente) Giorgia Meloni, abbia mai fatto i conti con l'album di famiglia di fratelli d'Italia.

Quando si parla di album di famiglia si fa riferimento alle parole di Rossana Rossanda (ex PCI, tra le fondatrici de Il Manifesto) durante i giorni del sequestro di Aldo Moro nel 1978

“In verità, chiunque sia stato comunista negli anni 50 riconosce di colpo il nuovo linguaggio delle Br. Sembra di sfogliare l’album di famiglia”.

Pare proprio di no: nella narrazione storiografica del nostro (o della nostra) presidenti si passa direttamente dalla dittatura (cui lei non ha mai avuto simpatie, ma qualche suo esponente si) ai giorni nostri. Ai giorni del convegno di Fiuggi, con l'abiura del fascismo, delle leggi razziali.

Peccato che in mezzo ci sia stato tutto il resto: uno di quelli che le leggi razziali le conosceva bene, Giorgio Almirante, è uno dei padri fondatori del Movimento Sociale, partito da cui proviene Meloni e la cui fiamma è ancora nel simbolo (e che Meloni stessa considera come riferimento) .

C'è tutta una parte della nostra storia che questa destra, che fa fatica a riconoscersi nel 25 aprile, nell'antifascismo come valore fondante, tende a dimenticare: 

"È come se tra la fine della Repubblica di Salò e oggi ci fosse il nulla, e non: le congiure e i tentativi di colpo di Stato, Portella della Ginestra, assassinio di Mattei, Gladio, Piano di rinascita democratica della P2, assassinio di Moro, stragi di mafia, ecc. Quanto all’antifascismo, Meloni l’ha evocato solo per ricordare gli “anni più bui della criminalizzazione e della violenza politica, quando nel nome dell’antifascismo militante, ragazzi innocenti venivano uccisi a colpi di chiave inglese”. Già, questo fu l’antifascismo, non ci avevamo pensato: ammazzamenti con chiavi inglesi."

Passo dopo passo si sta svuotando questa democrazia dei suoi contenuti: il ruolo del Parlamento, il mischiare impresa privata e gestione della cosa pubblica (con le porte girevoli e i troppi conflitti di interesse), gli attacchi alla scuola pubblica e i tagli alla sanità, riducendoli questi diritti universali in una cosa di facciata.

A cosa servono servizi pubblici per tutti, quando c'è il libero mercato a cui bisogna lasciar mano libera?

E ora tocca all'antifascismo. A chi serve ormai l'antifascismo? A chi serve ricordare Piazza Fontana?  

Tutta roba da comunisti e da sinistra rancorosa. Tutta roba da dimenticare. 

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