24 ottobre 2022

La Passione per il delitto 2022 Katia Trinca Colonel presenta Alessandro Perissinotto e Piero d’Ettorre

Alessandro Perissinotto, Piero d'Ettorre e Katia Trinca


 

La Passione per il delitto 2022 Katia Trinca Colonel presenta Alessandro Perissinotto e Piero d’Ettorre, Cena di classe, Mondadori

I due autori hanno realizzato per il pubblico della Passione per il delitto una performance introduttiva alla storia: “per chi presenta un poliziesco è difficile mantenere l’equilibro tra il raccontare un poliziesco mantenendo il mistero. Abbiamo pensato di portarvi dentro le atmosfere di delitto di classe svelando quel tanto che basta, dandovi la prima caramella del pacchetto..”

Nella performance teatrale si introduce il protagonista Giacomo Meroni avvocato, ex capitano dei carabinieri, sposato con una donna più giovane di 11 anni. Viene chiamato a difendere una persona dall’accusa di violenza sessuale durante una cena tra compagni di classe avvenuta 11 anni prima.

“Non sono stato io ad uccidere Antonella Bettini, non c’ero nemmeno a quella festa..”

Meroni è carabiniere come il padre, ucciso da dei rapinatori in fuga.

Bin Laden è invece il nome che ha dato alla persona che ha investito la moglie, lasciandola in carrozzina, il giorno 11 settembre 2001. Quel “bastardo” non è mai stato catturato, “ma io prima io poi lo trovo”.

La moglie, diversamente da lui, se ne è fatta una ragione: è sempre allegra, campionessa di sci paraolimpico, ma il fantasma di Bin Laden ogni tanto irrompe nella sua vita, rovinandogli le cose belle: “un giorno lo prenderò.”

Il romanzo racconta le indagini dell’avvocato, coi suoi collaboratori, fino al processo, le udienze. Fino alla camera di consiglio dove il giudice si rinchiude per arrivare ad una sentenza: Il tempo della camera di consiglio scorre a due velocità, ma alla fine la campanella suona e in poche frasi tutto si conclude, “in nome del popolo italiano..”

Se volete sapere come va a finire l’inchiesta, il nome del colpevole occorre leggere il libro che racconta anche di come funziona il mondo del processo penale.

I due autori, Piero d’Ettorre avvocato con patrocinio in Cassazione e Alessandro Perissinotto, scrittore e insegnante (anche dentro il carcere), sono anche amici: giocavano a calcio ma poi, col covid, hanno iniziato a giocare a Bennington.

Abbiamo lavorato sfruttando la nostra amicizia e anche l’ispirazione alla coppia Fruttero e Lucentini: questi ultimi facevano lo stesso mestiere, mentre i due autori fanno lavori diversi, uno è un insegnante l’altro un avvocato.
Ma amiamo i polizieschi – raccontano: quelli italiani però arrivano fino ad un certo punto, la verità dell’investigatore non è quella che trova compimento nelle aule dei tribunali.
A noi sembrava che mancasse molto questo ultimo aspetto: la giustizia è qualcosa di ignoto alla maggior parte delle persone, per fortuna.

Di fronte agli errori giudiziari ci siamo chiesti, ma perché succede questo?

Rispettando i canoni del giallo, abbiamo voluto raccontare questo: le regole del processo, le regole che disciplinano i rapporti col pm, col giudice, coi praticanti dello studio.

Abbiamo creato un personaggio che ha la schiena dritta, rispetta le regole deontologiche, il giuramento di fedeltà col proprio assistito ma anche di lealtà nei confronti dello Stato.

A Meroni arriva un cold case: un crimine avvenuto 11 anni prima del presente.
In questo caso il tempo passato fa mancare la prova del dna: nel mondo reale non sempre la presenza del dna porta ad una condanna..
Nel legal thiller vogliamo raccontare del crimine ma anche del perché, volevamo raccontare anche del carcere, dell’ingresso del carcere, la chiave che chiude la porta alle spalle, più volte.
La prova del dna è importante ma vogliamo dimostrare che la realtà è più complessa: a Torino c’è una squadra di pm che lavora sui cold case, usando il dna riesumato da vecchi casi.
Ma si usa anche la biometria, con le immagini delle telecamere. Si usa la geolocalizzazione dei cellulari. I “vecchi” avvocati devono stare dietro a tutto, anche alle nuove prove scientifiche e Giacomo Meroni si avvale del lavoro di una collaboratrice.

E l’aspetto umano dell’indagine? Le deduzioni alla Maigret? “Who is Maigret?” Direbbero gli investigatori moderni abituati solo alla prova scientifica.

Gli avvocati hanno il rapporto umano con l’assistito, solo con quello si riesce ad avere gli indizi sulla verità, quella che conosce solo l’assassino o il morto (e non sempre i morti parlano).

Ma la verità che interessa è quella processuale, quello che conta è la sentenza: alla fine delle due storie, quella dell’accusa e quella della difesa, solo una convincerà il giudice. La verità non sempre la conosciamo noi avvocati, non sempre ci viene comunicata, ammette Massimo D'Attorre.

Maigret da un respiro psicologico anche ai peggiori criminali: nelle storie raccontate da Piero si comprendeva la profondità dell’animo umano, per gli omicidi “banali”, della normalità, della vita quotidiana.
Noi vogliamo dare nel nostro romanzo la cifra della normalità: la normalità dove avviene la maggior parte dei delitti, la normalità dell’avvocato Meroni. Ma non è facile né vivere la normalità e nemmeno raccontarla.

Il pm dell’indagine è un magistrato di quelli con la verità in tasca: è un personaggio inventato ma che si ispira a quella parte della magistratura che spesso manifesta una supponenza nel trattare i casi e i sospettati, gli indagati. I presunti colpevoli.

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