Un giorno potremmo sapere la verità
sulla scorta negata a Marco Biagi, il giuslavorista ucciso dalle Br.
Scorta tolta dall'ex ministro Scajola, che non ne sapeva niente delle
minacce.
Eppure Biagi sentiva di essere in
pericolo: prima di lui le Br avevano ucciso il collaboratore del
ministro Bassolino, Massimo D'Antona. E la ventilata riforma del
lavoro, dove l'articolo 18 veniva usato come prestesto da una parte e
dall'altra, stava accendendo troppo i toni dello scontro.
“La politica ha prevalso e non ci resta che accettare i risultati pur nella certezza di aver fatto tutto il possibile per evitare lo scontro. Cominciano tristi conseguenze per me in quanto alcuni colleghi con vari pretesti stanno prendendo le distanze. Eppure, con riserve sulle decisioni adottate, ho un senso di profonda lealtà nei confronti di Maroni e Sacconi, mi sentirei un vigliacco a stare dalla parte di Cofferati, dove si adagia la maggior parte dei giuslavoristi per conformismo e tranquillità personale.Ti ho scritto queste cose perché tu sai quanto, nella nostra materia costano certe scelte. Quanto costa stare dalla parte del progresso anche quando non è capiti”.Mail inviata ai collaboratori del sottosegretario al Lavoro Sacconi, il giorno prima di essere ucciso.
Biagi fu ucciso a Bologna il 19 marzo
2002 dalle nuove Brigate Storie. La sua solitudine è raccontata in
“Vi
aspettavo” di Antonella Mascali.
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