12 maggio 2014

Purché non sia una foglia di fico

In Italia facciamo le cose in fretta e in emergenza. La gara per Expo è stata vinta nel 2007 quando c'era ancora il governo Prodi, ma per terminare i lavori dobbiamo fare una corsa contro il tempo (e forse anche contro le leggi). E nemmeno si termineranno tutti i lavori previsti.

Specie quelli indispensabili, come le linee per la metro, indispensabili per far circolare i visitatori per la città senza saturare il traffico e per collegare gli aeroporti coi siti.
Expo è nata male: per anni si è consumata una lotta sulle competenze, sulle cariche e sulle nomine.

Poi si è scelto di comprare i terreni da un privato, come se non ci fossero aree pubbliche a disposizione (come l'Ortomercato, ricorda Boeri nell'intervista al Corriere di oggi).
Si sono prima spesi milioni in marketing e pubblicità, dimenticandosi dei cantieri, delle linee, della costruzione dei padiglioni.
Sembra che ci sia stata ancora una volta la volontà di perdere tempo per poi essere costretti a lavorare in deroga, in fretta.
Coi rischi che ora abbiamo visto. Appalti pilotati, tangenti, la criminalità organizzata.
Certo la presunzione di innocenza.
Ma le intercettazioni e le immagini parlano chiaro.
C'era un sistema di do ut des tra politica, intermediari come Greganti e Frigerio e imprese (CL e coop rosse). Promozioni, appalti, soldi pubblici da dividersi.

E ora, quando forse è troppo tardi, la nomina di Raffaele Cantone.
Bravissimo magistrato, ma col rischio di essere messo lì come foglia di fico.
Dove solo le leggi per contrastare la corruzione?
Dove è questa sbandierata trasparenza (Expo mafia free ..??) su nomine dei manager e su assegnazione delle gare di appalto?

Meglio un Expo in tono minore, senza fronzoli che distruggono il territorio come il famigerato progetto delle vie d'acqua, che un Expo a San Vittore.

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