Dice Attilio Bolzoni che Pio La Torre è stato ucciso dalla mafia
perché sapeva parlare due lingue, il siciliano e l'italiano. Sapeva
spiegare nei palazzi della politica il linguaggio mafioso, i suoi
meccanismi, dove basava il suo potere.
E, soprattutto, cosa si doveva fare per colpire al cuore il potere
mafioso: colpire i patrimoni dei mafiosi e colpire i mafiosi in
quanto tali.
Principi che sono le basi del reato 416 bis del c.p.
Per questo è stato ucciso: perché spiegava che il mafioso non
era solo coppole e lupara, ma banchieri, politici, imprenditori col
titolo.
L'aveva capito 32 anni fa, anche se per arrivare all'approvazione
della legge La Torre Rognoni sulla confisca dei beni si dovette
aspettare il sacrificio di un altro uomo di stato, il prefetto Dalla
Chiesa.
Ma ancora oggi si fa fatica a far passare questi principi, nella
legislazione antimafia. L'agenzia per la confisca dei beni che non ha
personale per funzionare. Le banche sono ancora restie a chiudere i
canali dell'evasione, a denunciare i mafiosi. E la politica, come ha
dimostrato di recente il governo con l'approvazione dell'articolo 416 ter, ancora deve fare i conti con la sua coscienza. La politica che
pure La Torre denunciava, i maggiorenti DC in Sicilia ieri, i politici condannati per concorso esterno oggi, ha bisogno
ancora oggi dei voti della mafia. E la mafia ha ancora bisogno
dell'appoggio, degli appalti, dei favori della politica (magari a sua
insaputa, che così non si rischia nulla).
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