18 maggio 2014

Sarti Antonio, rapiti si nasce di Loriano Macchiavelli

Ho scoperto, rileggendo il romanzo prima di passarlo al nuovo editore, che trent'anni fa le cose andavano male come oggi; il malaffare, la corruzione, la politica avevano, più o meno, le stesse caratteristiche e la gente non si incazzava. Come oggi. E c'era chi avrebbe dovuto fare pulizia. Come oggi.
Le cose sono andate come sono andate. Le conoscete meglio di me”
Le cose sono andate come sono andate. Le conoscete meglio di me”.
Quest'anno non si festeggiano solo i vent'anni di carrieraletteraria del commissario Montalbano: festeggiamo anche i quaranta anni di carriera del sergente (ai tempi i gradi erano quelli) di polizia Sarti Antonio. Il questurino di Bologna, squinternato ma testardo, nato dalla penna di Loriano Macchiavelli, che gira le strade di Bologna per risolvere i casi in cui si imbatte, sull'ormai mitica auto 28, guidata dal collega Felice Cantoni.
Sarti Antonio, sergente, ha due nemici: la sua colite di origine nervosa che ogni tanto lo costringe a lunghe sedute sul cesso (con rispetto parlando), che poi diventano momenti di riflessione.
E il suo capo, l'ispettore (capo) Raimondi Cesare, "èverocomesidice", capace solo di sbolognarli addosso tutti i casi più rognosi
Buoni 40 anni allora: li festeggiamo con questo libro “Sarti Antonio: rapiti si nasce” uscito per la prima volta nel 1985 in una collana omibus e ora ristampato da Einaudi, con un nuovo capitolo in testa al libro. Il capitolo 0, “un capitolo di conversazioni perimetrali”.
Una voce anonima lo telefona a casa alle 6.30 per intimargli di non uscire di casa, altrimenti, la voce anonima, lo minaccia di sparargli alle gambe.
Uno scherzo? Chi è che ha voglia di fare scherzi alle 6 di mattina? Forse tanto uno scherzo non è, l'anonimo telefonista: ad ogni numero risponde sempre la stessa voce, che lo minaccia di gambizzarlo.
Rimanere a casa e barricarsi? Si, forse. E per quale motivo qualcuno dovrebbe avercela con lui? Sarti Antonio, sergente, è uno che quando va in piazza le prende, non è uno che le da.
Che fare allora? È una scelta difficile, sono gli anni settanta, gli anni di piombo, in cui si spara veramente. Ma il nostro questurino ha la testa dura e decide di uscire lo stesso per bersi il suo caffè mattutino al “Torinese” a due passi da piazza Maggiore.
Dove viene drogato e rapito.
Il buio è sempre più buio e la situazione è talmente assurda che Sarti Antonio, sergente, rinuncia a comprenderla. Si chiede solo per quanto tempo durerà. Poi si arrende: non sta dormendo ed è effettivamente sdraiato sul pavimento di non sa dove, arrivandoci non sa come, a fare non sa come.A questa conclusione, il panico e le grida di aiuto gli tolgono il fiato e lo sforzo gli scoppia la testa. [..]Assurdo!Borbotta:- Mi hanno rapito. Non c'è altra soluzione.”
Per quale motivo qualcuno può aver rapito il nostro antieroe? Dentro la cella buia, Sarti Antonio inizia a riavvolgere il nastro della memoria per capirci qualcosa. Ultimamente stava indagando, senza successo, sui furti dei portamonete delle massarie nel mercatino di via Ugo Bassi.
È uno dei casi tirati fuori da Lucciola, il giornalista, sui casi insoluti in Questura, casi finiti in archivio e che stava seguendo proprio Sarti. Raimondi Cesare, “èverocomesidice” non ha potuto lasciar perdere e ha costretto il povero Sarti ad andare da “Archivio” a riprendere i faldoni. E le indagini.
Archivio, ovvero l'archivista della Questura:
“L'archivista è un tipo calmo che parla sottovoce e che, quando gli chiedono le pratiche, dice subito che non è possibile. Ma, insistendo, riesce a trovare ciò che serve. Nessuno in Questura, l'ha mai veduto arrivare al mattino e andarsene la sera: è possibile che viva in archivio”.

Lucciola, nel suo articolo aveva scritto che Sarti era arrivato a trovare un pista per scovare i colpevoli dei delitti. Sì, ma per quale dei delitti su cui aveva indagato è stato rapito e sbattuto in questo posto buio senza nemmeno un caffè?
Nel buio della cella, facciamo dei brevi flash back.


L'omicidio di Kim
Quando arriva in via degli Ortolani, il giovane Kim, di venticinque anni e hippy (ammesso che gli hippy esistano ancora), se n'è già andato. Ma non nel senso che è uscito a fare due passi: se n'é andato da questa valle di lacrime e nessuno, attorno al divano sul quale lo trovo disteso, versa una lacrima per la sua dipartita.
Kim, un hippy che vendeva droga per Bologna, è morto nelle braccia di Gesso e della biondina, che l'hanno trovato sull'uscio di casa? Un omicidio tra tossici?


L'omicidio del Napoletano.
La zona di San Vitale – San Leonardo, Broccaindosso, Unione, tanto per non fare nomi – è diventata zona calda per i bolognesi. Dopo le undici di sera si corrono pericoli seri a passeggiarvi. Non è un guaio dal momento che si è perduta l'abitudine di sostare sotto i portici, ma resta il fatto che bisogna stare attenti perfino ai bar”.
Dopo una rissa in in bar, Antonio e Felice scoprono il cadavere del Napoletano, appoggiato ad una colonna, con in una mano una pistola e nell'altra le chiavi.
Qui la droga non c'entra: c'entrano invece i traffici nel quartiere di S Vitale, in mano alle famiglie venute dal sud, che sfruttano loro compaesani:
Si sono organizzati per bene: quelli del sud aspettano, fuori dal portico, l'amico che passa a caricarli perché uno su otto possiede la macchina. L'amico è quello che ha trovato il lavoro per tutti e ritira la percentuale sullo stipendio a fine mese. Da tutti. Indossa la giacchetta di renna in primavera e il cappotto di pelo di inverno. Di domenica viaggia su una mercedes a gas liquido [..] Ne mette dentro sei o sette e via. Sono senza una lira, dormono in dieci in una stanza, mangiano quando possono, portano la giacca leggera anche con il freddo e scarpette con due millimetri di suola.”
Assassinio al mercato
«Attenzione auto ventotto: siete i più vicini a piazza VIII agosto. Recatevi sul posto e iniziate le indagini preliminari, i primi rilievi in attesa della scientifica che sarà da voi appena possibile. Si tratta probabilmente di omicidio».[..]Il morto c'è è lo trovo all'interno di un furgone parcheggiato dietro un tendone bianco vendite di piazza VIII agosto. Il poveretto è sdraiato su un letto di abiti nuovi e usati, camicie da uomo, indumenti femminili intimi e no. A prima vista direi che è stato strangolato. Ha un fazzoletto in «materiale acrilico al 100%» passato, ma non stretto, attorno al collo.”
L'ultimo omicidio insoluto di quelli su cui indagava Sarti: un venditore ambulante, a cui piacevano molto le donne degli altri, trovano morto nel suo furgone.


Ecco, al buio dentro la camera oscura, Sarti Antonio riesce perfino a trovare la concentrazione per risolvere tutti e tre i casi. Che poi alla fine saranno anche quattro. Ma è una vera disdetta, perché non può dirlo a nessuno, nemmeno al suo capo, per rinfacciargli quegli insuccessi.
A meno che qualcuno, come l'amico Rosas, il talpone studente universitario, non si metta lui a diventare detective per salvare il poliziotto. Tutto può essere in questa Bologna dove i cattivi non sono sempre quelli che dovrebbero essere e il marcio si trova anche dove non dovrebbe stare.
Buona lettura e buon compleanno!


La scheda del libro sul sito di Einaudi e il pdf col primo capitolo.

Il link per ordinare il libro su Ibs e Amazon.

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