27 novembre 2016

La paranza dei bambini, di Roberto Saviano

L'incipit
– Me staje guardanno?  
– Neh, ma chi te sta cacanno.  
– E che guard’a fà?  
– Guarda, frate’, che mi hai preso per un altro! Io nun te penzo proprio. 
Renatino stava tra gli altri ragazzi, era da tempo che lo avevano puntato in mezzo alla selva di corpi, ma quando se ne accorse lo avevano già circondato in quattro. Lo sguardo è territorio, è patria, guardare qualcuno è entrargli in casa senza permesso. Fissare qualcuno è invaderlo. Non voltare lo sguardo è manifestazione di potere.Occupavano il centro della piazza. Una piazzetta chiusa tra un golfo di palazzi, con un’unica strada d’accesso, un unico bar nell’angolo e una palma che da sola aveva il potere di imprimerle un marchio esotico. Quella pianta ficcata in pochi metri quadri di terriccio trasformava la percezione delle facciate, delle finestre e dei portoni, come se fosse arrivata da piazza Bellini con un colpo di vento.Nessuno di loro superava i sedici anni. Si avvicinarono respirandosi i fiati. Erano ormai alla sfida. Naso contro naso, pronta la testata sul setto nasale se non fosse intervenuto ’o Briato’. Aveva frapposto il suo corpo, un muro che delimitava un confine.  
– Ma ancora nun te staje zitto! Ancora vai parlanno! ’Azzo, e manco abbassi gli occhi.
Il titolo La paranza dei bambini deriva da un'inchiesta del procuratore Woodcock, sulle nuove leve della criminalità, ragazzini che imbracciano armi da guerra, in una guerra per contendersi le piazze. Ragazzini che a mala pena hanno l'età per guidare un motorino, che conoscono il mondo solo attraverso youtube, hanno ricevuto l'educazione sessuale su youporn, mandano cuoricini alle fidanzate che le aspettano dopo una “stesa”.
"Fare le stese" significa correre sui motorini e sparare a tutto e tutti, che si buttano a terra, stesi, perché terrorizzati, pietrificati. Poi se qualcuno lo stendi davvero, se lo ammazzi, è un danno collaterale che se possibile è da evitare, perché le stese riuscite meglio non dovrebbero provocare danni collaterali. Ma se accade, accade.
Dopo tante inchieste, Roberto Saviano esordisce con un romanzo che è duro alla stessa maniera: dopo una pagina introduttiva sulle paranze (le banche che escono la notte per pescare attirando i pesci in superficie con la luce artificiale), sbatte il lettore dentro il mondo di questi ragazzini napoletani, per lo più figli della borghesia, con dei soprannomi che fanno quasi ridere (Maraja, Dentino, Biscottino, Lollipop, ..).
Ma passa subito, la voglia di ridere, giusto alle prime pagine, con l'episodio di bullismo nell'incipit: la tremenda umiliazione cui è costretto un coetaneo, colpevole di aver messo dei like sulla pagina della ragazza del capo. Nicolas, detto 'o Maraja.
Roberto Saviano ci accompagna nelle strade dei quartieri di Napoli, da Forcella (dove questi ragazzi vivono) a Gianturco, il quartiere dei cinesi, da Ponticelli alla Sanità. Ci butta dentro questo mondo, senza risparmiarci niente, senza darci modo di prepararci alla caduta. Come i “paranzini”, anche al lettore non è dato tempo di imparare a conoscere il mondo.

“A Napoli non esistono percorsi di crescita: si nasce già nella realtà, dentro, non la scopri piano piano”.
E questo è un mondo dove agli adolescenti è stato tolto il tempo, il tempo passato e il tempo futuro: solo un eterno presente in cui attraversano i momenti della loro quotidianità, la scuola, la cena in famiglia, le uscite con le ragazze senza che questi lascino loro qualcosa addosso. Non c'è spazio per pensare ad un futuro: questi ragazzi hanno imparato subito che è inutile impegnarsi nello studio e nella vita, l'importante è fare i soldi, ora e adesso. Sanno che se pensi che alla fine dei giorni otterrai qualcosa, sbagli. La paranza è la metafora giusta, lo ha raccontato l'autore in una intervista
“i ragazzini che vanno a sparare, ad ammazzare, anche loro vengono ingannati, come i pesci pensano che quella luce che vedono in fondo sia per il cibo, quindi per arricchirsi, in realtà vanno a morire”.
E, ancora:
“Il loro pensiero è: 'non raccontiamocela, è impossibile che io possa realizzarmi con le mie forze. Ci sarà sempre un raccomandato, un protetto che ce la farà. E allora meglio sparare prima di essere sparati. E questo è quello che sta accadendo in queste ore, Napoli è una grande metafora del mio tempo”.
Non c'è futuro, non c'è un'idea di speranza.
Nel racconto la vediamo nascere questa paranza, composta da questi “muccasielli”, come vengono chiamati dagli adulti: la prima pistola comprata dai cinesi, un ferro per poter far paura
“Un evento importante è una corda che ti si lega intorno e stringe a ogni movimento di più, sfrega e lacera, e alla fine ti lascia sulla pelle segni che tutti possono vedere. E Nicolas si trascinava dietro, legato ai fianchi, una corda ancora annodata al garage dei cinesi a Gianturco. Alla sua prima pistola”.
Da una parte il desiderio di un motorino più grosso, le macchine, i vestiti più costosi, le donne, un posto nel privè del Maharaja, un locale famoso dove incontrare i vip e i boss della zona. E dove sentirsi un re:
- Stare nella reggia a fianco a chi comanda vale la pena sempre, io voglio stare vicino ai re, mi so' rotto di stare vicino a chi non conta 'nu cazzo.
Davanti, solo le parole di Machiavelli, imparate a scuola ma declinate presto nella legge della strada, quella che insegna che devi far paura agli altri se vuoi essere rispettato, se vuoi comandare:

- Mi piace Machiavelli- E perché? 
- Pecché te 'mpara a cummannà.
Perché il mondo si divide in fottuti e fottitori, quelli che si fanno comandare e quelli destinati a comandare, altro che legge uguale per tutti. 
Seguendo Nicolas e i suoi paranzini, assistiamo alla prima rapina, la prima estorsione (“era stato tutto così facile, tutto così veloce, come una botta di quelle buone”), gli scontri in famiglia (il padre, che non aveva saputo farsi rispettare) con quel fratellino cresciuto nell'adorazione del fratello più grande.
E poi l'occasione per conquistarsi un posto nel “Sistema”: usare la loro spregiudicatezza nel crearsi nuove alleanze per mettersi al servizio di un boss in declino, don Arcangelo, cui mettere a disposizione la loro ferocia in cambio delle armi. È la Camorra 2.0, quella che non tiene conto del sangue, dell'appartenenza, delle tappe per crescere e delle gerarchie, ma quella per cui il nemico del nemico è alleato: in una casa di un pentito, i paranzini giurano col loro sangue, ragazzini cresciuti nel nuovo millennio che giurano secondo il rito del film su Cutolo “Il camorrista”.
Antico e nuovo, la paura e il rispetto, il cero per ingraziarsi la Madonna a S Maria Egiziaca e la chat per comunicare. Le ali tatuate sulle spalle per simboleggiare il desiderio di volare, gli abiti firmati, i giochi “spara spara”, i video su Youtube per le lezioni di tiro ... 
Vecchio e nuovo. Figli contro genitori:

“Pensavano ai portafogli smunti dei genitori che faticavano tutto il giorno, che si dannavano coi lavori e lavoretti spezzandosi la schiena, e sentivano di aver capito come si sta al mondo più assai di loro. Di essere più saggi, più adulti. Si sentivano più uomini dei loro padri”.
E un arsenale che ora è nelle mano di un esercito di bambini. Che ora possono prendersi le piazze. 
Sparare sui neri, i “pocket coffee”, per farsi 'nu piezzo, perché bisogna far paura, se vuoi comandare. E sparare contro la pantera della polizia, per aiutare la fuga della paranza.
“Veloce si nasce in mare, veloce si è pescati, veloce si finisce nel rovente della pentola, veloce si sta tra i denti, veloce il piacere”.
Ancora la metafora della paranza, la frittura del pesce di paranza: questi ragazzi bruciano tutto in fretta. 
Vuoi comandare? E allora devi far paura. Come l'Isis, come quelli con le barbe lunghe ..
E' la stagione delle stese, le stagione del terrore nelle piazze e nelle strade. Le estorsioni nei negozi e nei confronti degli ambulanti. Altri soldi che come entravano nelle loro tasche, subito uscivano:
“L'idea di metterne da parte non li sfiorava: fare soldi subito era il loro pensiero, il domani non esisteva. Appagare ogni desiderio, al di là di qualsiasi bisogno”.
Per arrivare alla vendita della droga, il business che fa fare i veri soldi. Per vendere la droga devi controllare le piazze:
- La paranza non sta mai sotto a nisciuno, - disse Nicolas.- Ho capito, Nicò, ma mo' ci sta isso, e se ci sta isso e perché 'o micione ha deciso così.- E noi ci pigliamo le piazze. Ce le pigliamo tutte.Il meccanismo non aveva bisogno di essere imparato. Né tantomeno andava andava spiegato. Ci erano cresciuti. Quel sistema in “franchising” era vecchio come il mondo, aveva sempre funzionato e per sempre avrebbe funzionato. I titolari delle piazze erano volti che sapevano distinguere tra mille, amministratori unici della merce che avevano un solo obbligo: pagare, ogni fine settimana, la quota stabilita dal clan che controllava quella zona.
Anche qui, un'altra rottura col passato, vendere quasi in perdita la roba, per crearsi un mercato che poi non potrà fare a meno di te. Come Google:
- Secondo voi, don Vittò, perché tutti usano Google?- Che ne saccio, boh, perché è bbuono..?- Perché è buono e perché è gratis.
Fino alla sfida al nuovo boss di Forcella, Roipnol:
Muccusiè, ma come ti permetti? [..] E ti pare che io mi metto paura di un bambino come te? 
Io per diventare bambino c’ho messo dieci anni, per spararti in faccia ci metto un secondo.
Ci riusciranno i paranzini di Nicolas, 'o Maraja, a conquistarsi il nome, i titoli dei giornali, il rispetto.
- Guagliù, disse ai suoi che gli stavano vicino, - ci hanno battezzato: simmo la paranza dei bambini.
Ma è metafora della paranza, dove la luce della gloria brucia in fretta i pesci piccoli, bruciati in fretta da una vita che è solo l'oggi, solo il presente. Nessun futuro. 
C'è qualche speranza per questa Napoli, che non è solo Napoli ma tutte le città del sud del mondo?
Un mondo che sembra ai margini dell'apocalisse, dove sono solo i gruppi criminali quelli che investono nei giovani. 
Un mondo dove si lega tutto assieme: i riferimenti per questi ragazzi vanno dai rich kids di Instagram, ai mujaeddin dell'Isis che si fanno ammazzare per un loro ideale, da Walter White di Breaking Bad a Cutolo, fino ai giochi su Playstation. Una convivenza paradossale tra vecchio e antico, dove si sono persi certi valori come l'onestà, il merito, l'educazione.
Non è un caso che, in tutto questo romanzo, dove si alternano dialetto e lingua italiana, manca lo Stato, le istituzioni, i rappresentanti dei cittadini, la politica. 
Come ha spiegato l'autore a Che tempo che fa, c'è dentro anche quello che ha insegnato l'elezione di uno come Trump in America. Ovvero la vittoria del principio che si è più credibili nelle persone se si è maleducati, se si insulta l'avversario, se si è scorretti. Se invece sei educato, vieni percepito come ipocrita, come perbenista. 
Anche questi giovani che si bruciano presto, sono vittime colpevoli di un sistema che sembra non avere vie d'uscita. 

Forse ci salveranno le donne, che nel romanzo hanno un ruolo secondario: fidanzate che portano il broncio ma anche ragazze coraggiose. E madri determinate. Forse perché hanno un altra percezione del tempo, come la Madonna sulla copertina, che è una madre che protegge il bambino che ha in braccio.
Per come finisce la storia, dobbiamo aspettarci un seguito a questo racconto. 
La paranza dei bambini ha appena cominciato.

La scheda del libro sul sito di Feltrinelli
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