10 ottobre 2005

In memoria di Pasolini

Chissà se anche per questa puntata di Blu Notte, Lucarelli verrà attaccato dalla sinistra e dalla destra.
La puntata era dedicata all'oscura morte del poeta Pasolini, trent'anni fa all'idroscalo di Ostia.
Una persona che già aveva previsto l'appiattimento e l'omologazione di pensiero, che il mondo piccolo borghese (contro cui si era sempre battuto) avrebbe prodotto.

L'Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo. Pier Paolo Pasolini, 1972

Una persona scomoda per il partito comunista (che lo aveva espulso già nel 1949 per le accuse di omosessualità) e per i partiti di governo.

Filosofo, linguista, romanziere, scrittore di cinema e teatro, editorialista su giornali e riviste, è stato anche pittore e attore nonché uomo politico: una figura unica e, purtroppo, irripetibile, perchè, come disse Moravia ai suoi funerali, di poeti così ne escono pochi.

Voglio ricordarlo con la poesia su Valle Giulia: "Il Pci ai giovani!!", nella quale (con che lungimiranza) ebbe il coraggio di condannare i falsi rivoluzionari, figli di papà, che scendevano in piazza a protestare contro la polizia.

È triste. La polemica contro
il PCI
andava fatta nella prima metà
del decennio passato. Siete in ritardo, figli.
E non ha nessuna importanza se allora non eravate ancora nati...

Adesso i giornalisti di tutto il mondo (compresi quelli delle televisioni)
vi leccano (come credo ancora si dica nel linguaggio delle Università) il culo. Io no, amici.
Avete facce di figli di papà.
Buona razza non mente.
Avete lo stesso occhio cattivo.
Siete paurosi, incerti, disperati
(benissimo) ma sapete anche come essere
prepotenti, ricattatori e sicuri:
prerogative piccoloborghesi, amici.
Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti,
io simpatizzavo coi poliziotti!
Perché i poliziotti sono figli di poveri.
Vengono da periferie, contadine o urbane che siano.
Quanto a me, conosco assai bene
il loro modo di esser stati bambini e ragazzi,
le preziose mille lire, il padre rimasto ragazzo anche lui,
a causa della miseria, che non dà autorità.
La madre incallita come un facchino, o tenera,
per qualche malattia, come un uccellino;
i tanti fratelli, la casupola tra gli orti
con la salvia rossa (in terreni altrui, lottizzati);
i bassi
sulle cloache; o gli appartamenti nei grandi
caseggiati popolari, ecc. ecc.
E poi, guardateli come li vestono:
come pagliacci, con quella stoffa ruvida che puzza di rancio
fureria e popolo.
Peggio di tutto, naturalmente,
e lo stato psicologico cui sono ridotti
(per una quarantina di mille lire al mese):
senza più sorriso, senza più amicizia col mondo,
separati,
esclusi (in una esclusione che non ha uguali);
umiliati dalla perdita della qualità di uomini
per quella di poliziotti (l’essere odiati fa odiare).
Hanno vent’anni, la vostra età, cari e care.
Siamo ovviamente d’accordo contro
l’istituzione della polizia.
Ma prendetevela contro la Magistratura, e vedrete!
I ragazzi poliziotti
che voi per sacro teppismo (di eletta tradizione risorgimentale)
di figli di papà, avete bastonato,
appartengono all’altra classe sociale.
A Valle Giulia, ieri, si è cosi avuto un
frammento
di lotta di classe:
e voi, amici (benché dalla parte
della ragione) eravate i ricchi,
mentre i poliziotti (che erano dalla parte
del torto) erano i poveri.
Bella vittoria, dunque, la vostra! In questi casi,
ai poliziotti si danno i fiori, amici.

Pier Paolo Pasolini

Link: wikipedia, pasolini.net, carlolucarelli
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